Nasce il gruppo Maria Piccola per mamme che portano avanti la scommessa della vita in condizioni difficili e si accompagnano a trovare un lavoro e a sostenersi reciprocamente.
Avevo già accennato alla formazione di un nuovo gruppo, che intendo dedicare a Maria Piccola, e che vuole favorire l’autonomia e l’integrazione sociale delle mamme che hanno finito il percorso dei diciotto mesi con noi.
Questa nuova iniziativa, cominciata un anno fa, conta già 28 membri che, con entusiasmo, condividono i nostri scopi: aiutare a trovare un lavoro adeguato, reperire piccoli appartamenti per chi fosse rimasta da sola e poter elargire microcrediti alle più intraprendenti con il desiderio di lavorare in proprio.
In questi mesi ho conosciuto tante persone nuove e regolarmente ci siamo ritrovati per avviare le nostre iniziative.
Ed ecco qua: sabato 22 settembre, abbiamo vissuto, con le nostre mamme, la prima giornata di formazione per il reperimento del lavoro.
Si sono alternati due gruppi, il primo di 7 alla mattina e l’altro di 8 al pomeriggio per conoscere meglio se stesse, le loro aspirazioni e competenze, vivendo in modo interattivo tre ore di ascolto di delicati momenti accoglienti, stimolate da spezzoni di film e impegnate in piccole descrizioni di sè e della propria vita.
Il condutture, Jose, si è dimostrato da subito un grande amico, svelando anche parti essenziali della sua esistenza, in cui le giovani donne potessero riconoscersi.
Non sono mai state timide o riluttanti, partecipando con entusiasmo a ciò che veniva proposto, e fino qui tutto quasi normale.
Io ero con loro, quasi a garantire che stavamo continuando un percorso iniziato 18 mesi prima, e quale mio stupore nel sentirle così brillanti e spigliate, con un alto grado di scolarizzazione.
Queste sono le persone a cui normalmente si offrono lavori di pulizia, di badante, tutt’al più di babysitter, ma quale la loro ricchezza intellettuale!
Ne ho conosciute come insegnanti, designer, esperte di fotografia, organizzatrici di tour interessanti fin nei più piccoli particolari, valide estetiste, assistenti sociali, esperte di oggettistica, che vorranno mettere in pratica anche la tecnica giapponese Kintsugi, che consiste nell’utilizzo di oro liquido o lacca con polvere d’oro per la riparazione degli oggetti in porcellana preziosa.
Tante le loro abilità che riescono a descrivere con passione coinvolgente.
Poi mi hanno spiegato che, essendo in molte di origini lontane, quando si recano a cercare lavoro, nelle agenzie hanno già liste precompilate da proporre e per ogni etnia si offre la pulizia della casa, l’assistenza alle persone, il riordino dei palazzi con relativo obbligo di preparare i bidoni per la raccolta dell’immondizia.
Una di loro ha detto una frase significativa: “Non mi hanno voluto perché sono nera, ma io non posso cambiare il colore della mia pelle”.
L’incontro era propedeutico a una formazione strutturata che si compone di sei lezioni specifiche per arrivare alla fine da un’ultima amica del gruppo, Odile, che rimetterà tutto in fila, consegnando poi addirittura l’abito per il primo colloquio.
Mi è sembrata una cosa straordinaria e mi ha colpito il fatto di non conoscere queste loro propensioni dopo 18 mesi di incontri, nei quali si parla molto di genitorialità e di bimbi, ma ci dimentichiamo di conoscere le loro aspirazioni per una vita migliore.
Ben venga dunque il Gruppo Maria Piccola e, se il buongiorno si vede dal mattino, credo che questa iniziativa raggiungerà le mete che si è prefissate.
Paola Bonzi
Aleteia, 24 settembre 2018