Pensi sia giusto che i tuoi soldi vengano usati per finanziare un film sulla vita di un attivista omosessuale difensore della pedofilia e praticante della coprofagia?
Ebbene, è quello che accadrà se non ci mobilizziamo subito.
Il Ministero dei Beni e delle attività culturali, infatti, ha già deciso di stanziare ben 150mila euro per sovvenzionare Gli anni amari, film del regista Andrea Adriatico sulla vita di Mario Mieli, attivista omosessuale morto suicida nel 1983 a soli trent’anni.
Ma non finisce qui.
Il lungometraggio, prodotto dalla Rai, ha ottenuto anche 105mila euro dalla Regione Emilia-Romagna ed è sostenuto da Apulia film commission, che per l’occasione ha pensato di attingere il denaro dal Fondo europeo di sviluppo regionale.
Viste le perplessità mostrate dalla leghista Lucia Borgonzoni, sottosegretario alla Cultura, che si è detta pronta a revocare il contributo stanziato dal Ministero nel caso il film dovesse ospitare contenuti che promuovano o incitino alla pedofilia, dobbiamo cogliere al volo l’opportunità per scriverle chiedendole di ritirare assolutamente il finanziamento.
Senza se e senza ma.
Infatti non si può celebrare una figura come Mario Mieli. E soprattutto non si può fare con soldi pubblici.
Sono i nostri soldi. Che potrebbero essere utilizzati per ben altri scopi.
Ma chi era Mario Mieli?
Qual era il suo pensiero?
Ecco qualche esempio, tratto da Elementi di critica omosessuale, sua tesi di laurea in filosofia morale, edita per la prima volta da Einaudi nel 1977 e divenuta un testo- simbolo nel mondo LGBT.
“Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l’Edipo, o il futuro Edipo, bensì l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica. La società repressiva eterosessuale costringe il bambino al periodo di latenza; ma il periodo di latenza non è che l’introduzione mortifera all’ergastolo di una ‘vita’ latente. La pederastia, invece, ‘è una freccia di libidine scagliata verso il feto’”.
“Per pederastia – scrive in nota Mieli – intendo il desiderio erotico degli adulti per i bambini (di entrambi i sessi) e i rapporti sessuali tra adulti e bambini”.
Cos’è questo se non una difesa e giustificazione della pedofilia?
Ecco poi un’altra perla di Mieli:
“La scoperta e la progressiva liberazione della transessualità del soggetto porteranno alla negazione della polarità tra i sessi e al conseguimento utopico del nuovo uomo-donna o assai più probabilmente donna-uomo”.
In pratica si tratta dell’ideologia gender.
Negli ultimi anni della sua vita, peraltro, l’attivista omosessuale teorizzò e praticò la coprofagia, anche in eventi pubblici, come una delle strade per la liberazione dell’uomo e il raggiungimento di una presunta età dell’oro.
Ebbene, tutto ciò mi sembra più che sufficiente per chiedere che un film celebrativo di Mario Mieli per lo meno non venga finanziato mettendo le mani nei nostri portafogli.
Che Rai, Ministero e due Regioni usino denaro pubblico per omaggiare un tizio così con centinaia di migliaia di euro è davvero troppo.
I gruppi LGBT e pro-gender sono infiltrati ovunque e vogliono sfruttare le risorse dello Stato per imporre la loro ideologia.
Federico Catani
Direttore della Campagna SOS Ragazzi
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