Presentata oggi a Roma da Caritas italiana e Fondazione Migrantes la XXVII edizione del Rapporto Immigrazione, con cifre e considerazioni sulla narrazione del fenomeno migratorio in Italia, “sempre più correlata agli eventi di natura politica che coinvolgono il Paese”.
In Italia spicca la necessità di “un nuovo linguaggio per le migrazioni”, a causa di meccanismi di disinformazione che non offrono una narrazione corretta del fenomeno. Per fronteggiare quella che chiamano una “emergenza culturale”, Caritas italiana e Fondazione Migrantes diffondono oggi la XXVII edizione del Rapporto Immigrazione, con cifre e considerazioni.
Se ne parla di più ma male. Il monitoraggio delle notizie riguardanti l’immigrazione apparse nei telegiornali di prima serata delle reti Rai, Mediaset e La7 rivela che in dodici anni i riferimenti all’immigrazione sono aumentati di oltre dieci volte, passando dalle 380 notizie del 2005 alle 4.268 del 2017. C’è una correlazione fra l’aumento di interesse mediatico verso i flussi migratori diretti verso l’Italia e gli eventi di natura politica che coinvolgono il Paese. “Colpisce constatare che la sensazione di minaccia alla sicurezza e all’ordine pubblico ricondotta all’immigrazione sperimenta dal 2013 una crescita costante”: nel corso del 2017 i telegiornali di prima serata si soffermano per lo più sui flussi migratori (40%), riservando quasi la metà delle notizie ai numeri e alla gestione degli sbarchi sulle coste italiane. Il 34% dei servizi telegiornalistici è dedicato a questioni che mettono in relazione immigrazione, criminalità e sicurezza. Al terzo posto c’è il racconto dell’accoglienza, al quale nel 2017 è riservato l’11% delle notizie.
In Italia -80% sbarchi nel 2018. L’Italia, con 5.144.440 immigrati regolarmente residenti sul proprio territorio (8,5% della popolazione totale residente in Italia) si colloca al 5° posto in Europa e all’11° nel mondo. Secondo l’Unchr tra il 1° gennaio e il 31 agosto 2018 è sbarcato in Italia l’80% di migranti in meno rispetto allo stesso periodo del 2017. Le comunità straniere più consistenti sono quella romena (1.190.091 persone, pari al 23,1% degli immigrati totali), quella albanese (440.465, 8,6%) e quella marocchina (416.531, 8,1%). Il maggior numero di cittadini stranieri è in Lombardia (1.153.835, pari all’11,5% della popolazione totale), il Lazio (679.474, 11,5%), l’Emilia-Romagna (535.974, 12%), il Veneto (487.893, 10%) e il Piemonte (423.506, 9,7%). Le province con più stranieri sono Roma (556.794, 12,8%), Milano (459.109, 14,2%), Torino (220.403, 9,7%), Brescia (156.068, 12,4%) e Napoli (131.757, 4,3%).
Lavoro, scuola, famiglia. In Italia gli occupati stranieri sono 2.430.000, di cui il 67,3% extra-Ue. Gli stranieri in cerca di occupazione sono 415.229, gli inattivi stranieri 1.255.187.
Nell’anno scolastico 2016-2017 gli alunni stranieri nelle scuole italiane sono 826.091 (di cui 502.963 nati in Italia, pari al 60,9%), in aumento rispetto all’anno scolastico 2015-2016 di 11.240 unità (+1,4%).
Nell’anno scolastico 2016-2017, la scuola primaria accoglie la maggiore quota di alunni stranieri: 302.122, il 36,6% del totale. La maggiore incidenza è nelle regioni del nord. Quelli che vivono in Italia da più tempo mettono su famiglia: nel corso del 2016 sono stati celebrati 25.611 matrimoni con almeno uno dei coniugi straniero (12,6% del totale dei matrimoni), in leggero aumento rispetto al 2015 (+0,2%). Nel 56,4% dei casi si tratta dell’unione fra uno sposo italiano e una sposa straniera. A fine 2017 i bambini nati da genitori entrambi stranieri risultano 67.933 (14,8% del totale delle nascite).
I dati Istat relativi al bilancio demografico nazionale confermano l’aumento dei nuovi cittadini italiani già rilevato negli anni precedenti e che ha condotto l’Italia nel 2015 e nel 2016 ad essere al primo posto tra i Paesi UE per numero di acquisizioni di cittadinanza. Al 31 dicembre 2017, su un totale di 146.605 acquisizioni di cittadinanza di stranieri residenti, il 50,9% riguarda donne. Tali acquisizioni, rispetto alla stessa data del 2016, sono diminuite (-27,3%).
Povertà e salute. L’incremento della povertà rispetto alla base di riferimento (il 2010) ha riguardato i cittadini stranieri appartenenti a Paesi dell’Unione europa: dal 35,4% al 48,5% (+13,1% in 7 anni). Seguono i cittadini originari di Paesi non-Ue, presso i quali l’incidenza del rischio di povertà è passata dal 43,5% al 54% (+10,5%). Tra gli italiani l’aumento del rischio di povertà è stato meno rilevante, passando dal 20,8% del 2010 al 26,1% del 2016 (+5,3%). Nel corso del 2016 le persone accolte ed accompagnate presso i Centri di ascolto della Caritas sono state 205.090, compresi i quasi 16 mila profughi ascoltati dalla sola diocesi di Ventimiglia-Sanremo. Tra gli stranieri prevalgono marocchini (19,2%) e romeni (13,6%). Dal punto di vista sanitario, la salute dei migranti si va sempre più caratterizzando “per condizioni di sofferenza dovute ad accoglienza inadeguata, fragilità sociale e scarsa accessibilità ai servizi”.
I dati al 2016, anno record di sbarchi, non modificano il trend degli ultimi anni, e cioè una diminuzione dei casi di malattie infettive, come Tbc e Aids.
Devianza. Al 31 dicembre 2017 la popolazione carceraria conta 19.745 detenuti stranieri tra imputati, condannati e internati. Rispetto allo stesso periodo del 2016, quando gli immigrati erano 18.621, si registra un incremento del +6%. Rimane inalterata, tuttavia, l’incidenza della componente estera sul dato complessivo della popolazione carceraria, ancora ferma al 34%. Prevale la componente africana, che da sola rappresenta la metà dei detenuti stranieri, con 9.979 persone (il 50,5%). Preoccupa l’aumento di bambini al seguito delle detenute: 56 accanto a 51 donne, di cui 30 bambini stranieri. Dei 20.313 minori e giovani adulti presi in carico nel 2017 dagli Uffici di servizio sociale per i minorenni, gli stranieri sono 5.302 (26%). Nella tipologia dei delitti commessi dagli stranieri prevalgono i reati contro il patrimonio (9.222), seguiti dai reati in materia di stupefacenti (7.430), contro la persona (7.151), contro la pubblica amministrazione (3.061). I dati mostrano come, “a parità di reato, gli italiani entrano meno facilmente in carcere rispetto agli stranieri, i quali beneficiano in maniera difforme delle misure alternative per l’espiazione della pena”.
Religione. Secondo la Fondazione Ismu su un totale di 5.144.440 stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2018, i musulmani sono poco meno di 1 milione e mezzo, pari al 28,2% del totale degli stranieri. I cristiani complessivamente sono il doppio, quasi 3 milioni, in aumento di circa 50 mila unità negli ultimi due anni. Ne consegue che, nel complesso, il 57,7% dei cittadini stranieri residente in Italia è cristiano.
Nell’Ue 38,6 milioni di cittadini stranieri, 12 milioni in Germania. Nel 2017 sono 38,6 milioni i cittadini stranieri residenti nell’Unione europea (30,2% del totale dei migranti a livello globale). Il Paese europeo che nel 2017 ospita il maggior numero di migranti è la Germania (oltre 12 milioni), seguita da Regno Unito, Francia e Spagna. Secondo i dati Eurostat nel 2016 gli stranieri residenti che hanno acquisito la cittadinanza nell’area dei Paesi Ue-28 sono 994.800, con un aumento, rispetto al 2015, del 18,3%.
Nel mondo 257,7 milioni di persone non vivono nel Paese di origine. Dal 2000 al 2017 il numero delle persone che hanno lasciato il proprio Paese di origine è aumentato del 49%. Nel 2017 i migranti rappresentano il 3,4% dell’intera popolazione mondiale, rispetto al 2,9% del 1990. Nel 2017 l’Asia ospita il 30,9% dei migranti mondiali, seguita da Europa (30,2%), America del Nord (22,4%), Africa (9,6%), America Latina (3,7%) e Oceania (3,3%). Secondo le stime dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni nel 2015 la quota dei migranti irregolari sul totale dei flussi internazionali ammonta al 10-15%.
Patrizia Caiffa
28 settembre 2018
Dossier immigrazione. Caritas/Migrantes: “Serve un nuovo linguaggio per parlare dei migranti”