Rompere il mistero che spinge alla morte. Londra incarico di governo contro il suicidio

By 28 Ottobre 2018Attualità

Theresa May ha istituito un incarico contro il suicidio, perché il Regno Unito ha il problema dei troppi suicidi. Qualcuno collega il fenomeno alla Brexit, ma non ne sono convinto, non so se la perdita dell’Europa può scatenare un lutto così potente da portare alla ricerca della morte. Certo lutto e suicidio sono sulla stessa strada, da quello a questo c’è un rettilineo.

Ma il suicidio è un fenomeno complesso, in gran parte inspiegabile, se colui stesso che si suicida tornasse fra noi a rispondere alle nostre domande non ci potrebbe dare molte spiegazioni, il suicidio è un atto misterioso per colui stesso che lo compie. L’Europa è una grande civiltà e una grande storia, ma la Brexit non è un’uscita da questa civiltà e da questa storia, e non ha in sé una forza mortifera. Louis Malle ha fatto un film sul suicidio, e l’ha intitolato Feu follet, Fuoco fatuo. Qualche lettore sa che questo film è un chiodo fisso nella mia memoria.

Un film terribile, perché dall’inizio alla fine sosta sul protagonista che vuol uccidersi, mentre gli amici si dan da fare per distoglierlo. Vincerà lui, naturalmente. Se uno al 100 per 100 vuol morire, un modo e un tempo lo troverà sempre. Gli amici possono ritardarlo, ma non impedirlo. Il film di Malle termina quando termina la vita del protagonista, e in coda al film Malle ci fa sentire le angoscianti parole che spiegano ‘perché’ il protagonista voleva a tutti i costi morire. Le parole sono queste, dalla prima volta che è uscito non ho più rivisto il film ma quelle parole non le ho più dimenticate: ‘Mi uccido perché non mi avete amato, / perché non vi ho amato. / Mi uccido perché i nostri rapporti non avevano un senso, / perché abbiano un senso. / Lascerò su di voi una macchia indelebile’. Esaminiamole.

‘Mi uccido perché non mi avete amato’ vuol dire che se il mondo lo avesse amato lui non si ucciderebbe. Ma non è così semplice, vuol dire anche che se il mondo non lo ama lui non si ama. Non-amare vuol dire uccidere, non-amarsi vuol dire uccidersi. Se uccidere è una colpa, non-amare è la stessa colpa. Il suicidio è una punizione per questa colpa. ‘Mi uccido perché non vi ho amato’: se vi amassi riempirei la mia vita, se non vi amo la mia vita è vuota, tanto vale buttarla via. Non è soltanto un vuoto sentimentale, è anche un vuoto razionale: il rapporto tra voi e me, privo di amore, è senza senso, cioè insensato. Se non essere amato mi fa male al cuore, non avere un senso mi fa male al cervello. Il suicidio è il rimedio a questi due mali. Ma se io mi uccido, voi non siete innocenti della mia morte, la mia morte è per voi una macchia, una macchia incancellabile. Nel suicidio c’è anche l’idea di punire quelli che restano.

Far getto della vita è un atto pieno quando la vita è nell’età della pienezza, cioè fra i quindici e i trent’anni, ed è questa l’età (il dato è purtroppo noto e spesso sottolineato) in cui le principali cause di morte sono due, gli incidenti stradali e il suicidio. L’incarico istituito da Theresa May è dunque un incarico per l’aiuto ai giovani.

Aiuto a cosa? A parlare. A rompere il mistero. A dirsi. Chi si uccide non parla con nessuno, neanche con Dio: non vuol più vivere perché non può più parlare, e non può parlare perché non ha, non trova, non vede nessuno che voglia o possa ascoltarlo. L’analisi ha inventato un modo per dire l’indicibile, e il modo consiste nel non vedere chi t’ascolta. Tu parli a un nessuno, che non essendo uno può essere tutti, l’umanità. Se lui ti capisce, l’umanità ti capisce, e questo è liberatorio. Credo che la May potrebbe andare per questa strada, creando dei centri telefonici d’ascolto: al telefono parla anche chi in faccia non riesce a parlare. Ad ascoltare possono essere psicanalisti, artisti, insegnanti, preti. Nel ruolo di salvatori.

Ferdinando Camon

14 ottobre 2018

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