Scienza & Vita: pericolosa deriva . Una prospettiva che secondo Alberto Gambino, prorettore dell’Università Europea di Roma e presidente di Scienza & Vita, presta il fianco a pericolose derive, prima tra tutte quella del collasso di un sistema giuridico – il nostro – che al centro mette la persona, e non la sua mera volontà.
“L’articolo 580 – afferma il docente di diritto privato esperto di tematiche bioetiche – era stato pensato per evitare che davanti a momenti di debolezza e fragilità umana autodistruttivi si trovassero complicità, rompendo appunto quel legame di solidarietà che dovrebbe spingerci a farci carico del problema e non a rimuoverlo, assecondando l’intento suicidiario”.
Diversamente da quanto affermato in aula dai legali di Cappato, Gambino resta fermamente convinto che “non è un articolo del codice penale a isolare i malati, ma piuttosto la riduzione di quest’ultimo a peso, a scarto”. E, poi, non si può certo dimenticare che l’Italia, con la recente legge sul fine vita, “aveva già indicato il bilanciamento tra il rispetto della vita e quello per le scelte individuali”. Una disciplina che la Corte, a pochi mesi dalla sua definizione legislativa, ha voluto stravolgere, e che per il docente “rischia di aprire una strada nuova e dirompente”.
Centro Livatino: l’aiuto al suicidio è ancora sanzionato
Secondo il Centro studi Livatino, comunque, “la norma che sanziona l’aiuto al suicidio resta in vigore e non viene ritenuta illegittima: la sua eliminazione avrebbe gravemente compromesso il diritto alla vita”. Un altro dato è che “la valutazione su sue eventuali modifiche compete al Parlamento, chiamato ad assumere piena responsabilità su questioni cruciali come la vita e la morte, e se mai differenziando fra le specifiche situazioni che emergono dalla drammaticità del quotidiano”.
Movimento per la vita: sentenza pilatesca
Di “sentenza pilatesca” parla Marina Bandini Casini, presidente del Movimento per la vita. “La Consulta, decidendo di non decidere se n’è lavata le mani mandando la palla al Parlamento dove già fremono istanze a favore dell’eutanasia e del suicidio assistito. Un colpo basso che non fa altro che legittimare la cultura radicale a legiferare in maniera mortifera. Non è vero che manca la tutela di certe situazioni e che non c’è un bilanciamento. Nella pur discutibile legge sulle Dat il bilanciamento è già trovato. Tra l’altro nel programma di governo non sono a tema suicidio assistito e eutanasia. Con il caso Cappato si vuole introdurre qualcosa di diverso e cioè il principio della liceità giuridica di cagionare la morte su richiesta da parte di malati e disabili. Alla base c’è il criterio dell’efficienza produttiva, secondo cui una vita irrimediabilmente inabile non ha più alcun valore. Bisogna che le forze parlamentari che hanno a cuore le persone malate o disabili e le loro famiglie contrastino questa mentalità eutanasica che in nome di un’autodeterminazione assolutizzata (caricatura dell’autentica libertà) pretende di recidere il più elementare vincolo di solidarietà umana: quello che riconosce sempre e comunque l’uguale dignità dell’altro e promuove autentiche relazioni di cura”.
Il Popolo della Famiglia della Lombardia: difendere la cultura della vita
Il Popolo della Famiglia della Lombardia protesta contro il rinvio della decisione della Corte Costituzionale al settembre 2019. “Siamo pronti alla mobilitazione di piazza per difendere la cultura della vita sul nostro territorio, perché il business del suicidio assistito non deve trovare spazio nel tessuto giuridico italiano”, dice la coordinatrice regionale Emanuela Pongiluppi Eleuteri.
Il cardinale Bassetti: il desiderio è di vivere, non di morire
“Nessuna legge umana è perfetta, solo la legge divina lo è. Quello che si può perfezionare, si perfezioni”. Lo ha affermato il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, commentando la decisione della Consulta – sul caso del dj Fabo – che ha invitato il Parlamento a legiferare per colmare il vuoto normativo sul fine vita. “La legge sul fine vita non è chiara fino in fondo, ci vogliono alcune esplicitazioni logiche”, ha sottolineato il cardinale Bassetti a margine del briefing sull’andamento dei lavori del Sinodo. “Bisogna rispettare il malato, ma bisogna anche che il medico abbia una gran parte”, ha aggiunto il presidente della Cei che ha fatto notare come “quando i malati affrontano il fine-vita, non pensano più quello che pensavano dieci anni prima”. Citando l’esempio concreto di un malato terminale che chiedeva ai medici di aiutarlo “a vivere un po’ di più, per poter vedere l’esame del suo nipotino”, Bassetti ha quindi evidenziato che “il desiderio è quello di vivere, non di morire” e “sono veramente eccezionali i casi contrari”. “E se anche qualcuno, preso dalla disperazione, ha desiderio di morire, la Chiesa – ha concluso – ha il dovere di accompagnarlo. Dobbiamo essere dei ‘buoni samaritani’ fino in fondo, perché è la solitudine che porta a tali decisioni”.
(Da Avvenire: https://www.avvenire.it/famiglia-e-vita/pagine/dj-fabo-sentenza-cappato)