Come abbiamo ribadito precedentemente l’Enciclica di San Paolo VI pone al centro il rapporto inscindibile tra “amore” e “fecondità” mediante il concetto di paternità e di maternità responsabili. Una metodologia proposta dal Papa per salvaguardare questi valori accanto alla padronanza di se (cfr. n. 21) e alla riscoperta della castità coniugale (cfr. n. 22) è il rispetto della “natura umana” presente nell’atto coniugale. Però, afferma Paolo VI: “Non da ogni incontro coniugale deve seguire una nuova vita. Dio ha sapientemente disposto leggi e ritmi naturali di fecondità che già di per sé distanziano il susseguirsi delle nascite” (n. 11).
Concretamente cosa fare affinchè ogni atto matrimoniale rimanga aperto alla trasmissione della vita pur senza procreare?. La risposta il Pontefice la trova in quelli che denominiamo: i metodi naturali della procreazione. Afferma l’Enciclica: “La Chiesa è la prima a elogiare e a raccomandare l’intervento dell’intelligenza in un’opera che così da vicino associa la creatura ragionevole al suo creatore, ma afferma che ciò si deve fare nel rispetto dell’ordine da Dio stabilito. Se dunque per distanziare le nascite esistono seri motivi, derivanti dalle condizioni fisiche o psicologiche dei coniugi, o da circostanze esteriori, la Chiesa insegna essere allora lecito tener conto dei ritmi naturali immanenti alle funzioni generative per l’uso del matrimonio nei soli periodi infecondi e così regolare la natalità senza offendere minimamente i principi morali ricordati. La Chiesa è coerente con se stessa, sia quando ritiene lecito il ricorso ai periodi infecondi, sia quando condanna come sempre illecito l’uso dei mezzi direttamente contrari alla fecondazione, anche se ispirato da ragioni che possano apparire oneste e gravi. Infatti, i due casi differiscono completamente tra di loro: nel primo caso i coniugi usufruiscono legittimamente di una disposizione naturale; nell’altro caso essi impediscono lo svolgimento dei processi naturali. È vero che, nell’uno e nell’altro caso, i coniugi concordano con mutuo e certo consenso di evitare la prole per ragioni plausibili, cercando la sicurezza che essa non verrà; ma è altresì vero che soltanto nel primo caso essi sanno rinunciare all’uso del matrimonio nei periodi fecondi quando, per giusti motivi, la procreazione non è desiderabile, usandone, poi, nei periodi agenesiaci a manifestazione di affetto e a salvaguardia della mutua fedeltà. Così facendo essi danno prova di amore veramente e integralmente onesto” (n. 16).
Conosciamoli obiettivamente per valorizzarli al meglio
I “Metodi Naturali della Procreazione” o della fertilità, anche se poco conosciuti, sono valutati con pregiudizi e ritenuti da molti, anche medici, “inaffidabili”, ma soprattutto, limitativi della “libertà” in una società fortemente erotizzata, dove la sessualità, frequentemente, non è più il “linguaggio dell’amore” ma semplicemente una fonte di gratificazione fine a se stessa.
Così li definisce l’Organizzazione Mondiale della Sanita (OMS). I “Metodi Naturali della Procreazione si basano sulla conoscenza dei processi biologici per cui una gravidanza può essere ricercata o evitata grazie all’osservazione dei segni e dei sintomi della fase fertile del ciclo mestruale. Quando si vuole evitare la gravidanza ci si deve astenere dai rapporti sessuali durante la fase fertile del ciclo, quando la si ricerca si possono utilizzare con precisione i giorni fecondi”(1).
Dunque, questi metodi:
-Consentono alla donna di scoprire e di conoscere il proprio corpo e le sue leggi tramite l’osservazione e, quindi, di consumare l’atto sessuale con consapevolezza.
-Permettono alla coppia una corretta pianificazione famigliare assumendosi “in prima persona” la responsabilità di ogni scelta pur richiedendo un’astinenza periodica.
-Costituiscono lo strumento privilegiato per acquisire la consapevolezza del valore della fertilità e maturare, di conseguenza, scelte basate sul dialogo, sulla disponibilità al confronto, sulla condivisione, sul rispetto reciproco e sull’amore per la vita dovendo interrogarsi di volta in volta sulle motivazioni che inducono ad aprirsi alla generazione della vita o a rinviare questa eventualità.
Anche “la rinuncia al rapporto coniugale, motivata dall’esigenza di rinviare il concepimento, può essere vissuta come occasione importante per sviluppare una molteplicità di altre espressioni di amore, gesti di tenerezza, attenzioni reciproche, che hanno la potenzialità di arricchire di creatività e di novità la relazione di coppia, e di far crescere l’amore nella dimensione del dono di sé e dell’accoglienza totale reciproca” (2).
Diversamente da “tutti i contraccettivi”, non provocano effetti collaterali o negativi sulla salute della donna, consentendo di salvaguardare intatto il ciclo ovulatorio. Alcune donne testimoniano di piacevoli sorprese avendo previsto la propria fertilità e osservato gli eventi del proprio corpo, evitando il supporto di medici o di strumenti tecnologici. Di conseguenza, il desiderio di conoscenza dei “Metodi Naturali della Procreazione” che potremmo definire anche “ecologici”, dovrebbero oltrepassare gli orientamenti etici-religiosi o ideologici abbracciando quelli psico-pedagogici e sanitari.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima nel 98% l’efficacia (3). I dati furono pubblicati in autorevoli studi statistici (4), ma ebbero scarsa risonanza mediatica essendo esente questa metodologia da interessi di business e di mercato.
Anche la Chiesa Cattolica che non fu l’inventrice ma solo uno strumento per farli conoscere oltre che nell’Humanae Vitae, li apprezza nelle finalità e nell’efficacia (5).
Tra i vari Metodi, puntiamo l’attenzione sul “Metodo dell’ Ovulazione Billing” e il “Metodo Sintotermico”, che si basano su segni e sintomi di fertilità strettamente correlati all’andamento ormonale di ciascun ciclo mestruale della donna.
Il Metodo dell’Ovulazione Billing indica in base alle caratteristiche del muco prodotto dal collo dell’utero per effetto della stimolazione degli ormoni ovarici e che si modifica prima, durante e dopo l’ovulazione, il tempo fertile o infertile in ogni ciclo mestruale. Inoltre, questo Metodo, contribuisce all’identificazione precoce di eventuali anomalie del ciclo della donna dovute a patologie disendocrine o cervico-vaginali che possono comportare l’infertilità e, di conseguenza, la messa in atto di interventi terapeutici adeguati.
Il Metodo Sintotermico segnala, ponendo attenzione alla combinazione di vari elementi derivanti dall’ovulazione (temperatura, tempo, muco…), il periodo fertile del ciclo mestruale. E il metodo che presenta maggiori elementi per identificare le due fasi.
Essendo fondamentale la conoscenza di sé, l’uso dei “Metodi Naturali della Procreazione” si apprende unicamente rivolgendosi a “Centri di Consulenza”(6).
Riassumendo
Come si differenziano i Metodi Naturali della Fertilità dalla contraccezione?
“Fra i Metodi Naturali e la contraccezione esiste una differenza di natura etica. Nella contraccezione l’uomo si fa padrone della propria natura, nei metodi naturali l’uomo si limita a far uso con intelligenza della propria natura, accogliendo il nesso fra unione e procreazione così come esso è stato posto dal Creatore, senza distruggerlo artificialmente e senza stringerlo ancora di più di quanto esso di fatto non lo sia. La norma, cui l’uomo in tal modo ubbidisce, non è di natura biologica ma di natura personalistica” (7)
Don Gian Maria Comolli
(6 fine)
NOTE
(1) World Health Organisation, Guide to provision of services, Geneve 1988, pg. 88.
(2) Elena Giacchi, Comporre l’amore e la trasmissione della vita, https://famiglia.chiesacattolica.it/comporre-lamore-e-la-trasmissione-della-vita/
(3) Cfr.: Adv. Contracept. 10, 1994, pg. 195; Contraception 53, 1996, pp. 69-74; Advances in contraception, 15, 1999, pp. 69-83.
(4) Cfr.: Studies in Family Planning, 1987; Family Planning Perspectives, 1990; Obstetrics and Gynecology, 1990; Am.J.Obstet.Gynecol, 1991; Statistics in Medicine, 1991.
(5) Alcuni interventi del Magistero. Discorso di papa Pio XII al “Congresso dell’Unione Cattolica Italiane Ostetriche (29 ottobre 1951); Concilio Vaticano Secondo, Costituzione Pastorale Gaudium et spes, nn. 16 e 50; Paolo VI, Enciclica Humanae Vitae, nn. 10-14 e 16; Giovanni Paolo II, Esortazione Apostolica Familiaris Consortio, nn. 14 e 28-35; Giovanni Paolo II, Enciclica Evangelium vitae, nn. 87-88; Papa Francesco, Esortazione Apostolica Amoris Laetitia, n. 222; Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2370, Pontificio Consiglio per la Famiglia, Vademecum per i confessori su alcuni temi di morale attinenti alla vita coniugale, Parte seconda, paragrafo 6.
(6) Cfr. www.confederazionemetodinaturali.it
(7) R. Buttiglione, Introduzione al 4° ciclo di catechesi, in Uomo e donna lo creò, Città Nuova 1987, III)