Il mese di ottobre e i primi giorni di novembre sono stati tragici per il nostro Paese a livello meteorologico e climatico avendo dovuto stilare un originale “bollettino di guerra”. Decine di morti, danni per miliardi di euro, 14mila alberi abbattuti da venti impietosi, strade cancellate da piogge torrenziali, frane, crolli… Tutto ciò ci ha mostrato la natura furiosamente scatenata sul nostro Paese e non solo.
Di fronte a questi allarmanti mutamenti climatici abbiamo investigato maggiormente sulle “responsabilità” immediate che sulle “cause” che hanno una storia lunga decenni. E’ vero che in “minima parte” alcuni eventi sono dovuti alla fragilità idrogeologica del nostro Paese, oppure frutti di errori, omissioni e pessima gestione del territorio, o causati dalla scarsa manutenzione, o da una discriminata urbanizzazione… Tutte colpevolezze di una politica nazionale e locale incapace di gestire e di difendere la nostra Italia. Ma io ritengo che “la radice” di questi spaventosi episodi fu bene evidenziata da papa Francesco nell’Enciclica “Laudato siì!. La protesta della nostra “casa comune”, cioè la terra, “per il male che le provochiamo a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei, essendo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla” (n.2). Dunque, non solo fattori politici o economici ma anche morali, stanno alla base della pesante crisi della nostra “casa comune”.
Come rimediare se sarà possibile a ciò che potrebbe causare nel corso dei decenni l’autodistruzione del nostro pianeta? Papa Francesco nel suo Documento propone la “riconquista antropologica” di una “ecologia umana” oltre una nuova azione politica che non può essere sottomessa alla tecnica o alla finanza. Questo è il “nodo principale” che nessun analista ha evidenziato!
Alcuni interventi riguarderanno le istituzioni: dalla prevenzione che comporta significativi investimenti per “mettere in sicurezza” il nostro territorio… alla minore emissione di gas nell’atmosfera… Ma alcuni comportamenti ci chiamano in causa in prima persona e dovranno seguire due direttive: quella del controllo e quella del risparmio.
Se noi cittadini non controlleremo l’azione del potere politico nazionale, regionale e municipale è impossibile contrastare i danni ambientali. E’ urgente, dunque, la pressione che scaturisca “dal basso” che obblighi i governanti ad ampliare le normative e ad accrescere i controlli, poiché escludendo le nostre costanti sollecitazioni gli interventi saranno sempre parziali e alla prossima ondata di maltempo eccezionale ci ritroveremo a ricontare vittime e danni come in Italia facciamo da anni.
E poi ci sono le “piccole azioni quotidiane” che non possiamo più rimandare se amiamo la nostra “sorella terra” così chiamata da san Francesco d’Assisi. Papa Francesco al numero 211 della sua Enciclica che vi invito a leggere ce li ricorda. Afferma il Pontefice: “È molto nobile assumere il compito di avere cura del creato con piccole azioni quotidiane, ed è meraviglioso che l’educazione sia capace di motivarle fino a dar forma ad uno stile di vita. L’educazione alla responsabilità ambientale può incoraggiare vari comportamenti che hanno un’incidenza diretta e importante nella cura per l’ambiente, come evitare l’uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico o condividere un medesimo veicolo tra varie persone, piantare alberi, spegnere le luci inutili, e così via. Tutto ciò fa parte di una creatività generosa e dignitosa, che mostra il meglio dell’essere umano. Riutilizzare qualcosa invece di disfarsene rapidamente, partendo da motivazioni profonde, può essere un atto di amore che esprime la nostra dignità”.
Tutto ciò, ci ricorda sempre papa Francesco, deve essere accompagnato dalla fiducia possedendo ancora tanti motivi per sperare. “L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune” (n. 13); “l’essere umano è ancora capace di intervenire positivamente” (n. 58); “non tutto è perduto, perché gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi” (n. 205). Di conseguenza: “Ciò che sta accadendo ci pone di fronte all’urgenza di procedere in una coraggiosa rivoluzione culturale. La scienza e la tecnologia non sono neutrali, ma possono implicare (…) diverse intenzioni e possibilità, e possono configurarsi in vari modi. Nessuno vuole tornare all’epoca delle caverne, però è indispensabile rallentare la marcia per guardare la realtà in un altro modo, raccogliere gli sviluppi positivi e sostenibili, e al tempo stesso recuperare i valori e i grandi fini distrutti da una sfrenatezza megalomane” (n. 114).
Don Gian Maria Comolli