Un embrione concepito in vitro con gli ovociti di una, che fa da incubatrice per pochi giorni, poi il trasferimento nell’utero dell’altra che conclude la gravidanza. La storia di due donne texane.
In Texas è nato il primo bambino che, a tutti gli effetti, potrà dire di essere stato portato in grembo da due donne. Ashleigh e Bliss Coulter, coppia di giovani donne di Mountain Springs, l’hanno messo al mondo con una tecnica di fecondazione assistita chiamata effortless reciprocal studiata per dare a ciascuna la possibilità di vivere l’esperienza della maternità.
Il metodo adottato dalla clinica Care Fertility di Bedford, a pochi chilometri da Dallas, consiste nel fecondare con lo sperma di un “donatore” (in realtà, pagato) gli ovociti di Bliss impiantando nel suo utero gli embrioni formati, poi estratti dopo cinque giorni di incubazione per essere congelati, salvo uno, impiantato nel grembo di Ashleigh, che ha condotto la gravidanza sino alla nascita del piccolo Stetson. Una successione complessa di manovre ciascuna delle quali ormai routinaria nell’ambito delle tecniche di fecondazione assistita, un nuovo fronte che innalza il limite oltre cui la scienza spinge il concetto di creazione e manipolazione dell’essere umano.
Alla dottoressa Kathy Doody, la “madre” di questa tecnica, le donne riconoscono non solo di averle rese entrambe in qualche modo madri biologiche del loro bambino ma anche di aver fatto risparmiare loro un bel po’ di denaro considerato che questa tecnica, che nei fatti prevede pochi interventi di laboratorio, costa “solo” 8.500 dollari, ovvero la metà del prezzo offerto in media dalle cliniche statunitensi per un normale ciclo di procreazione medicalmente assistita. Dal punto di vista di una coppia dello stesso sesso, quella proposta da Kathy Doody è una soluzione “facile” (da effortless, come specifica il nome stesso della procedura) che ha anche il vantaggio di aggirare le pratiche burocratiche che, in genere, impongono al partner non biologico di adottare il figlio naturale del convivente.
Gli addetti al baby design business, e soprattutto il mondo lgbt, hanno accolto la notizia della nascita del piccolo Stetson come «rivoluzionaria». La verità, nei fatti, è che a 40 anni dalla nascita di Louise Brown, la prima bimba nata in provetta, il futuro della procreazione medicalmente assistita (Pma) è aperto a scenari che nessuno, oggi, può neppure prevedere.
Una lunga lista di coppie dello stesso sesso ha già contattato la Care Fertility chiedendo di potersi sottoporre alla effortless reciprocal Ivf, ma cosa dovremo aspettarci nei prossimi anni? Arriverà presto un modo per dare anche agli uomini la possibilità di provare l’esperienza della maternità? Nulla pare escluso, purtroppo. Del resto, come dichiarato dalla stessa dottoressa Doody all’indomani della nascita di Stetson, «è compito dei medici proporre ai pazienti sempre nuove soluzioni per soddisfare le loro esigenze».
Angela Napoletano
3 novembre 2018
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