Drastico taglio ai fondi. Casellati: gravi conseguenze per la democrazia.
L’attacco all’editoria non profit, più volte annunciato, è scattato. Con un emendamento alla legge di Bilancio alla Camera, il M5s ha messo nero su bianco la sua volontà di decurtare i finanziamenti diretti alla stampa. In particolare quelli per i giornali di dimensione regionale e nazionale, tra i quali ‘Avvenire’. Voci che, anche grazie al supporto pubblico, finora hanno potuto esercitare in libertà una funzione critica e per qualcuno scomoda nel panorama informativo del Paese.
L’emendamento, che ha superato la prima scrematura con l’ok del governo, riduce drasticamente gli stanziamenti del Fondo per il pluralismo istituito solo due anni fa con l’ultima riforma. In quell’occasione i contributi diretti alla stampa erano già stati tagliati a poco più 50 milioni complessivi e limitati alle sole testate senza fini di lucro. La misura peraltro va ad aggiungersi a quanto già previsto dal ddl bilancio che taglia di 30 milioni dal 2020 i contributi indiretti, le agevolazioni postali e telefoniche all’editoria. Un doppio colpo a un settore che da diversi anni vive una crisi profonda.
Il testo presentato stabilisce l’abrogazione a partire dal 2020 di tutti gli articoli chiave del decreto legislativo 70 del 2017, quello che disciplina i contributi. Ma il colpo di mannaia sulle risorse è immediato, scatta già dal 2019 con una decimazione dei rimborsi destinati tanto ai giornali cartacei che alle edizioni digitali. Il taglio è del 90% ma può andare anche oltre, perché viene posto un tetto massimo di 500mila euro al sostegno pubblico per ogni singola testata. Una cifra quasi insignificante per i bilanci dei quotidiani a diffusione nazionale (oltre ad Avvenire, Il Manifesto, Italia Oggi, il Foglio e Libero) che devono affrontare i pesanti costi della distribuzione diffusa su tutto il territorio scontando la penalizzazione che il mercato pubblicitario riserva alle testate di opinione. Ma la nuova soglia (che in base ai dati 2017 era superata da quasi la metà dei 51 giornali coinvolti) non risparmia numerose testate a tiratura regionale.
Pochi giorni dopo il monito del presidente della Repubblica Sergio Mattarella a sostenere la libertà di stampa, ieri sul tema è intervenuta anche la presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati con un preoccupato appello: «La necessaria razionalizzazione della spesa pubblica non può prevedere misure restrittive dei contributi all’editoria che finirebbero per pregiudicare l’esercizio della professione giornalistica. Gravi sarebbero le conseguenze – ha osservato – non solo sull’occupazione e in particolare tra le testate dell’informazione locale e di nicchia ma soprattutto su quel pluralismo dell’editoria che è principio cardine della nostra democrazia». In allarme la Federazione della Stampa. L’emendamento «di fatto porta all’azzeramento del Fondo come i Cinquestelle hanno sempre dichiarato e comporterebbe soltanto nel settore giornalistico la scomparsa di mille posti di lavoro più l’indotto», ha sottolineato il segretario del sindacato Raffaele Lorusso, che denuncia un «disegno di sostanziale indebolimento dell’informazione nel nostro Paese». Mentre il deputato Pd Michele Anzaldi, segretario della commissione di Vigilanza, parla di «una prova di ‘machismo’ dei Cinquestelle che, per tener fede a uno spot elettorale, fanno un danno gravissimo all’informazione e alla formazione proprio mentre sarebbe importante arginare l’emergenza delle fake-news».
Nicola Pini
22 novembre 2018
https://www.avvenire.it/attualita/pagine/editoria-colpo-di-scure-sul-pluralismo