Il pornoattore e produttore pornografico residente a Budapest Rocco Siffredi mi ha rivolto tramite una trasmissione radiofonica una frase violentemente ingiuriosa. Per non lasciarvi nella inutile curiosità faceva riferimento ad un secondo lui “evidente” desiderio che io avrei di essere posseduto carnalmente da lui, desiderio che lui si dice pronto a soddisfare perché le mie critiche alla sua attività lavorativa deriverebbero appunto da questa mia ambizione non realizzata, a cui pare che lui volentieri si dedicherebbe, credo dopo contrattato un adeguato compenso. Ho dovuto impiegare dieci righe per parafrasare un concetto che certamente nella sua estrema volgarità era anche più chiaro e persino comunicativamente efficace.
Mi è capitato due o tre volte di parlare di Siffredi, così come si utilizza la figura retorica della sineddoche: la parte per il tutto. Dico Siffredi per rendere in un volto noto il mondo della pornografia, del business più redditizio dei tempi del web. Ho letto alcuni titoli secondo cui avrei definito Siffredi “il male”. Per carità. Rocco Siffredi è un uomo di una spiccata intelligenza, di grande operosità, credo sinceramente dedito alla moglie Rosza e ai figli. Rocco Siffredi non è “il male”. Il business a cui da oltre trent’anni si dedica ha senza dubbio dei contorni demoniaci e fu lui stesso a affermarlo davanti a milioni di italiani anni fa, quando dichiarò di voler abbandonare il mondo del porno perché voleva “liberarsi dai suoi demoni” e perché altrimenti avrebbe rischiato di perdere la moglie. Siffredi stava partecipando allora all’Isola dei Famosi e dopo una settimana di riflessione in una condizione di pressoché totale isolamento sorprese la tv italiana con quella confessione che appariva molto sincera.
Poi, tornato in Italia dopo l’esperienza del reality, si rimangiò l’impegno e il resto è cosa nota. Il mondo del porno è stato definito più volte da Siffredi stesso “una schifezza”, con scene meccaniche, maschi robotici e femmine tutte uguali secondo canoni estetici prefissati, zero passione e zero gioia. Io non ho fatto altro che citarlo. Anche secondo me la pornografia è “una schifezza”, per niente eccitante, solo molto deprimente. Ma è certamente un pazzesco business. The Economist ha fissato nel 2015 il valore dell’industria del porno a livello mondiale in 50 miliardi di dollari, secondo gli studi più recenti il valore avrebbe sfondato nel 2018 il tetto dei 100 miliardi di dollari grazie ai portali gratuiti che sono di gran lunga i siti più visitati sul web. L’accesso è libero e dunque l’immaginario sessuale dei preadolescenti si forma ormai fin dagli 11 anni su YouPorn e su Xhamster, con conseguenze devastanti sulla crescita e maturazione sessuale successiva.
Siffredi è uno degli attori e produttori più forti del settore e il suo patrimonio è calcolato in decine di milioni di euro, da alcune fonti addirittura in centinaia. In più è italiano e l’Italia ha avuto sempre nei confronti della pornografia una sorta di licenziosa simpatia, forse per emanciparsi dall’immagine di paese bacchettone per via della presenza della Chiesa. Così siamo l’unica nazione al mondo ad aver eletto in Parlamento una pornostar nel pieno della sua attività così come siamo l’unico sistema culturale al mondo ad aver idealizzato una serie di pornoattori facendone una sorta di icone e persino di intellettuali, come appunto capita a Siffredi, ormai protagonista di interviste su settimanali patinati in cui l’intervistatore è addirittura un prete intimidito, oltre che di programmi radiofonici e televisivi di varia natura.
Io considero la pornografia un business che genera il male per i nostri figli e la loro corretta maturazione sessuale, oltre che un mercato di prostituzione d’alto bordo in cui l’immagine della donna è brutalmente mercificata e umiliata. La donna è a disposizione del maschio, che spesso nei video porno simula pure la violenza, addirittura con “categorie” apposite per l’incesto, lo stupro, il sesso con donne anziane o con particolari caratteristiche fisiche. Questo mercato di filmettini senza ovviamente alcun valore narrativo o artistico si nutre solo dell’infinita riproposizione dell’atto sessuale nudo e crudo, con un continuo close up sui genitali. Quanto di più terrificante e deflagrante si possa immaginare per la costruzione di una maturazione sessuale di un preadolescente, la cui educazione su queste materie è ormai appaltata ai siti porno.
Questo è un bene? No, è evidentemente un male. Questa è la verità e la verità ha questo di bello, non c’è bisogno di dimostrarla. Basta mostrarla. Io non ho mai definito Siffredi “il male”, non ho mai detto che non deve più tornare in Italia. Dico, per usare le sue parole, che la pornografia “è una schifezza”, che il mondo dell’hard è meccanico e cupo, che è un business multimiliardario in dollari che va fermato perché lede per il profitto di pochi i diritti dei minorenni a una maturazione sessuale libera e consapevole, perché mercifica e umilia la figura della donna, perché offre una immagina totalmente distorta e spesso violenta delle relazioni tra i sessi. Ho proposto da tempo come Popolo della Famiglia la black list dei siti porno, sul modello del gioco d’azzardo: ci si accede solamente inviando i propri documenti per dimostrare di essere maggiorenni e ottenere una password personale. Sono certo che se applicassimo questa semplice idea del PdF, il traffico sui siti porno crollerebbe del novanta per cento, insieme al valore del relativo business.
Per questo Siffredi mi attacca sul piano personale con tanta violenza e volgarità. Perché sono il primo in Italia ad aver avanzato una proposta concreta per limitare il suo giro d’affari, per intaccare l’unico motore che muove quel mondo: i soldi. In realtà cerco di dargli la possibilità di dimostrare che vale qualcosa al di là dei centimetri per cui è noto che lo spingevano, lo dichiarò alla stessa trasmissione dalla quale mi ha attaccato, a “andare a duecento all’ora in macchina sperando di schiantarmi”. Siffredi sa bene che quel che fa è male. Ma non vuole sentirselo dire. Tutto lo prendono dalla parte del pelo, lo coccolano, ammiccano, magari lo invidiano pure. Io lo prendo contropelo ma non gli dico nulla che lui già non sappia, su cui lui non abbia già dichiarato. Rimangiandosi sempre gli impegni assunti pubblicamente, a cui io però lo richiamo: abbandoni il mondo del porno e sostenga la proposta di black list dei siti hard del Popolo della Famiglia, sarebbe il perfetto testimonial. Si liberi davvero dai suoi demoni. Sarà più felice lui e renderà felice la moglie, mostrandosi come un esempio per i suoi figli. Ci può essere qualcosa di più bello? Dai, Rocco, sai bene che te la prendi con me perché in fondo vorresti dire sì alla mia proposta. Quanto alla tua, grazie, come se avessi accettato.
Mario Adinolfi
16 novembre 2018
http://www.lacrocequotidiano.it/articolo/2018/11/16/storie/la-questione-rocco-siffredi