Giuni Russo convertita. La celebre cantante italiana incontrò l’esperienza cristiana e chiese di essere sepolta nel monastero delle Carmelitane Scalze. Poi il cancro, l’accettazione della malattia e l’offerta a Dio della sua vita.
Un anno fa è uscito Armstrong, il suo album postumo con brani inediti, tredici anni dopo la sua morte. La storia di Giuni Russo è poco nota, sopratutto la sua conversione al cattolicesimo e la richiesta di essere sepolta nel monastero delle Carmelitane Scalze.
«Meditava sugli “Esercizi spirituali di Sant’Ignazio di Loyola” e ne rimase colpita», ha raccontato Maria Antonietta Sisina, sua amica e collaboratrice storica. «Ho ancora con me il libro che leggeva copiosamente, con sue annotazioni e sottolineature. Si chiedeva chi potesse guidarla in questo esercizio, dove trovare il sacerdote o la comunità per vivere un’esperienza simile». Più recentemente, Sisina ha raccontato che «negli anni Novanta era rimasta folgorata dalla figura di Teresa d’Ávila. La notte a volte mi svegliava e mi diceva: “Dobbiamo musicare questa donna, è meravigliosa”, e io: “Figurati, è del 1500, io non riesco”. Andò avanti così fino a quando, un giorno, in macchina, la sento cantare una poesia della stessa d’Ávila. Ecco come nascevano le canzoni di Giuni, l’ispirazione arrivava d’un tratto. In quel momento non avevamo matite né registratori, per cui, per paura di scordarsi la melodia che le era venuta in mente, continuò a cantare fino a casa, dove potemmo registrarla».
Si parlò della sua omosessualità, aspetto che non esibì mai. Manifestò invece la sua attenzione per Edith Stein e Giovanni della Croce. Autrice di canzoni più popolari come Un’estate al Mare o Alghero, assieme alle carmelitane di Milano interpretò la canzone La sposa. «Giuni», racconta Sisini, «era di casa in quel monastero a tal punto che scelse, in punto di morte, d’essere lì seppelita. Durante l’agonia, vidi lei fissare un angolo della stanza. Il suo viso si illuminò, cambiò d’aspetto. Sorrise meravigliata come se in quella stanza ci fosse una presenza celestiale. In fondo, Giuni era una persona innamorata di Cristo».
In un’intervista al Movimento Ecclesiale Carmelitano (intitolata Muoio d’Amore per te, non più rintracciabile online), la stessa cantante rivelò: «Non so che cosa voglia Teresa da me, però so che quella donna dice la verità. Ho trovato in Teresa la chiave per aprire le porte. Credo di aver capito che Teresa, come lei dice, ci aiuta a conoscere Gesù». Poi la malattia, il cancro, che la colpì nel 1999. Nonostante questo, nel 2003 partecipò a Sanremo con Morirò d’amore per te. Cristiana Dobner, carmelitana scalza, le fu molto vicino e ha raccontato: «Le braccia tese in preghiera sul palcoscenico di Sanremo non furono un espediente pubblicitario, Giuni ormai viveva in una dimensione pura e purificata, il suo sguardo, così accattivante e ridente, godeva di una trasparenza nuova, in tutta la sua umanità che sapeva peccatrice. Quando esplodeva in “Morirò d’amore per te”, quel te si sarebbe dovuto scrivere con la T maiuscola, proprio per Te: lo cantava da una terapia all’altra, mentre il suo corpo, pezzo per pezzo, veniva divorato dall’inarrestabile verme».
In una delle ultime interviste, nel 2004 (anno della sua morte), Giuni Russo raccontò: «Ho fatto pace col mio male. Ma nonostante la fede ho avuto paura. Ho urlato, pianto e litigato col Crocifisso. Alla fine, però, ho accettato la malattia. In ginocchio».
15 novembre 2018
La conversione di Giuni Russo, folgorata da Santa Teresa d’Avila