L’inizio di un nuovo anno ci avverte che il tempo trascorre velocemente. Dobbiamo quindi ripensare al significato della nostra vita, cioè del tempo che passa, per scoprire qual è la meta del nostro cammino e il senso delle nostre azioni in questo viaggio. Dalle risposte dipende la gioia o la tristezza del nostro vivere e di ogni nostra giornata.
Per rispondere a questi interrogativi bisogna però oltrepassare l’ambito delle conoscenze umane, non essendo nessuna filosofia né alcuna dottrina in grado di replicare compiutamente.
Questa realtà è stata intuita da tutti i grandi pensatori della storia; già Platone affermava che «se gli uomini dovessero abbandonarsi ad attraversare il mare della vita con i loro semplici ragionamenti, sarebbero come gente che si trova su una zattera senza consistenza, sbattuta dalle onde». Infatti, i miti e i proclami che negli ultimi decenni hanno tentato di assicurare la felicità sono naufragati, creando un clima di generale smarrimento e di insicurezza collettiva.
Un’incertezza che si esprime nella paura per il futuro biologico dell’umanità: ci accorgiamo di possedere i mezzi che potrebbero ridurre al limite la sopravvivenza sulla terra in caso di una guerra o di un’esplosione atomica.
La scienza che aveva promesso di dominare tutte le malattie, di alleggerire molto la sofferenza e di allontanare la morte, ha mantenuto le promesse solo in parte.
I valori morali sono stati relativizzati per cui ci meravigliamo ad esempio del fenomeno della droga ancora in crescita ma sosteniamo un ampio permissivismo.
Ci preoccupiamo di tutelare gli animali e, contemporaneamente, permettiamo la morte di centinaia di bambini al giorno con l’aborto, e con l’anno che si è chiuso abbiamo raggiunto la cifra di 6 milioni in quarant’anni.
Vogliamo combattere l’Aids non parlando di castità.
È per questo che molti auspicano una barca più solida di una zattera per attraversare il mare della vita.
Noi cristiani questa barca la possediamo: è Gesù Cristo che ci rivela il significato e il valore dell’esistenza.
Gesù, il figlio di Dio, ci mostra chi è Dio; infatti, «Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, Lui lo ha rivelato» (Gv 1, 18), e ci indica il destino che ci attende. E Lui continuamente ci cerca per comunicarci il Suo messaggio e per ridare significato alla nostra vita spesso delusa, sbigottita e stanca.
La relazione con Dio è l’istanza fondamentale, e assolutamente irrinunciabile, per ogni essere umano.
«Ci hai creati per Te, o Signore, e inquieto è il nostro cuore finché non riposa in Te», amava ripetere sant’Agostino. E Dostoevskij gli fece eco affermando che «il senso più profondo dell’esistenza umana consiste nell’inchinarsi di fronte all’infinitamente grande».
Con questa certezza tutto acquista senso: i giorni, i mesi, gli anni che passano e, di conseguenza, nasce il desiderio di impegnarsi a non sciupare nessun momento della vita.
Ognuno sa che il suo cammino si interromperà, anche se ignora quando e come; questo ci deve spronare a “vivere bene il presente” lasciando perdere le cose futili e le distrazioni dell’esteriorità, superando sia la nostalgia per un passato ormai alle spalle che genera, spesso, lamento ed inerzia, sia l’essere troppo protesi verso quel futuro che, per ora, è solo un sogno troppo avanti a noi.
Ammonisce san Paolo: «Vigilate dunque attentamente sulla vostra condotta, comportandovi non da stolti, ma da uomini saggi, profittando del tempo presente» (Ef 5, 15-16). E ancora l’apostolo: «Non stancandoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo, mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti» (Gal 6, 9-10).
Oggi, 1 gennaio 2019, il Signore ci offre l’opportunità di riesaminare l’anno concluso chiedendoci se abbiamo utilizzato fruttuosamente il tempo in famiglia, nella professione, nel sociale.
Pentiamoci per il bene che avremmo potuto compiere ma che non abbiamo fatto e ringraziamo Dio dei Suoi innumerevoli doni.
Ma soprattutto programmiamo seri e concreti propositi per il nuovo anno, ricordandoci che:
«Ogni mattina è una giornata intera che riceviamo dalle mani di Dio. Dio ci dà una giornata da Lui stesso preparata per noi. Non vi è nulla di troppo e nulla di “non abbastanza”, nulla di indifferente e nulla di inutile. E’ un capolavoro di giornata che viene a chiederci di essere vissuto. Noi la guardiamo come una pagina d’agenda, segnata d’una cifra e d’un mese. La trattiamo alla leggera come un foglio di carta. Se potessimo frugare il mondo e vedere questo giorno elaborarsi e nascere dal fondo dei secoli, comprenderemmo il valore di un solo giorno umano» (Autore anonimo).
Anche Dio ci augura un buon anno accompagnato dalla Sua benedizione.