A fine mese sarà trascorso un anno da quando il Presidente delle Repubblica firmò la Legge 219 “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”, cioè la normativa riguardante le DAT o Testamento biologico.
La legge che abbiamo immediatamente definito un “grande pasticcio” (cfr. testo mio “Biotestamento: grande errore da emendare”, Youcanprint, febbraio 2018), approvata dal Senato in fretta e furia a fine legislatura buttando a mare altre normative più importanti e urgenti per il nostro Paese dai caregiver alla “ius soli” attesa da oltre 800mila giovani extra-comunitari, fu definita dai partiti che la votarono, dal PD al M5S, “essenziale” e “basilare” per il popolo italiano. Ma i numeri non hanno confermato questa colossale bugia. A un anno dalla sua approvazione a Milano i biotestamenti depositati sono stati 3.307, a Roma 1365, a Torino 1291, a Bologna 800, a Bari 185, a Napoli 90. Inoltre, da un’indagine condotta da Vidas e Focus Management in Lombardia, risulta che unicamente il 3% dei lombardi lo ha redatto, mentre la maggioranza (53,8%) ne ha sentito parlare superficialmente e appena il 28,3% sa bene di cosa si tratti.
Ripensando all’iter parlamentare e all’approvazione della legge, l’antico proverbio: “La gatta frettolosa fece i gattini ciechi” si addice perfettamente al lavoro svolto dalla “XII° Commissione Permanente Igiene e Sanità del Senato” presieduta dalla PD Emilia Grazia De Biasi che tenne 42 “audizioni” di medici, esperti, oncologi, bioeticisti, giuristi, associazioni di cittadini…, e ben 37 avevano argomentato che il Disegno di legge andava modificato, ognuno portando con competenza motivazioni serie e puntuali. Ma nessuna delle obiezioni fu presa in considerazione. Di conseguenza, giunse in aula al Senato, un testo aperto a forzature di ogni genere che tentò di stravolgere “l’essenza della professione medica” in particolare eliminando il principio di beneficialità, trasformando il sanitario da servitore della vita a collaboratore della morte poiché non fu concessa neppure l’obiezione di coscienza, ed apriva la strada a “derive di abbandono terapeutico” provocate dall’assolutizzazione dell’autodeterminazione. E, con un colpo di spugna (il cosiddetto “Canguro”) furono cancellati infine decine di emendamenti per evitare il rischio che qualche senatore potesse seriamente riflettere su quello che stava per votare.
Trascorsi dodici mesi si chiede la senatrice Paola Binetti, ce n’era bisogno? La sua risposta è: “Sembrava che il mondo venisse giù se la legge non si faceva, che tutto il Paese non stesse aspettando altro. Invece non era un’urgenza degli italiani ma una presa di posizione fortemente ideologica per giungere a ottenere una legge sull’eutanasia” (Avvenire.it 21.dicembre 2018). E’ ha perfettamente ragione, poiché non possiamo scordare che i Radicali e l’Associazione Luca Coscioni sono già pronti a seguito della sentenza della Corte Costituzionale dello scorso ottobre di sospendere il giudizio su Marco Cappato accusato del reato di aiuto al suicidio di Fabiano Antioniani, rinviando al Parlamento la trattazione della legittimità costituzionale dell’art. 580 c.p., a proporre un Disegno di Legge che legittimi l’eutanasia anche nel nostro Paese. In Parlamento è già stato depositato un Disegno di Legge di Matteo Mantero M5S che falsamente in un post su Instagram ha scritto: “Ancora tanti malati sono senza una risposta, costretti a lunghi e faticosi viaggi, quelli che possono permetterselo, per vedere riconosciuto il loro diritto a morire con dignità e senza soffrire”. Inoltre, in Parlamento, giace una proposta di legge di iniziativa popolare: “Eutanasia legale” promossa da Associazione Luca Coscioni e altri parlamentari stanno arricchendo il dossier.
Non intendiamo fermarci a riflettere sui danni umani che l’eutanasia comporta poiché nel corso dell’anno avremo molte occasioni. Voglio unicamente ricordare ai cristiani e a chi difende la vita e la ragione che è tempo di svegliarsi affinché non si ripeta nuovamente che “i figli di questo mondo siano più scaltri dei figli della luce” (Lc. 16,8). I “figli della luce”: discutono; i “figli di questo mondo”: agiscono. Forse, dovremmo imparare da loro!
Don Gian Maria Comolli