L’Irlanda legalizza l’aborto e calpesta la libertà di coscienza dei medici

Il presidente ha firmato la legge. Sarà possibile interrompere la gravidanza «per qualunque motivo» fino alla 12esima settimana. Se i medici vorranno sottrarsi, dovranno indirizzare le donne verso un altro dottore abortista.

L’aborto è ormai legale in Irlanda. Dopo l’approvazione del Parlamento, il presidente Michael Higgins ha firmato il 20 dicembre la legge, che entrerà in vigore l’1 gennaio 2019, riporta la Bbc. L’approvazione del testo è stata possibile dopo che a maggio il 66,4 per cento degli irlandesi ha abrogato via referendum l’ottavo emendamento della Costituzione, che garantiva protezione ai bambini non nati, impedendo l’aborto salvo nei casi in cui la vita della madre fosse «realmente e sostanzialmente» in pericolo.

«ABORTO PER QUALUNQUE MOTIVO»

La legge sulla “Regolamentazione dell’interruzione di gravidanza” prevede la possibilità di abortire «per qualunque motivo» fino alla 12esima settimana e, in presenza di rischi per la salute della madre o di disabilità del bambino, fino alla 24esima settimana. Fino alla nona settimana, saranno i medici di base a effettuare l’interruzione di gravidanza, dalla nona in poi le donne dovranno riferirsi agli ospedali o alle cliniche.

L’aborto sarà finanziato dai contribuenti, nonostante il 60 per cento degli irlandesi si fosse dichiarato contrario a questa soluzione. Anche gli ospedali cattolici saranno obbligati a garantire il servizio e a sponsorizzarlo. Ma il tema più spinoso riguarda la libertà di coscienza, che non sarà pienamente protetta dalla legge: un medico potrà infatti rifiutarsi di effettuare l’aborto, ma sarà costretto a indirizzare la donna da un altro medico non obiettore.

LA RIVOLTA DEI MEDICI

Proprio per questo centinaia di medici sono sul piede di guerra in Irlanda: «Il ministro della Salute, Simon Harris, aveva assicurato che ci avrebbe convocati per discutere della legge, invece ci ha tenuti all’oscuro di tutto», ha dichiarato ai giornalisti Fiona McHugh, responsabile dell’associazione “Infermiere e ostetriche per la vita”, uscendo infuriata da un’assemblea dell’Ordine dei medici insieme ad altri 50 professionisti, dove il tema dell’obiezione di coscienza non è stato volontariamente trattato. «Hanno ignorato le nostre preoccupazioni».

Orla Halpenny, medico di base di Dublino, aveva spiegato a tempi.it le ragioni e i timori dei medici di base: «Noi non vogliamo prendere parte in alcun modo al processo abortivo. Non intendiamo cooperare né facilitarlo. La legge deve riconoscere la nostra libertà di coscienza». Ora che la norma è stata approvata senza la piena libertà di coscienza, che cosa succederà? «Ci saranno innanzitutto ricadute professionali. Già oggi molti dottori emigrano. Domani molti giovani si iscriveranno a specialità che non comprendano la possibilità di dover praticare aborti. Altri cambieranno lavoro».

«PIUTTOSTO MI FACCIO DENUNCIARE»

E Halpenny che cosa farà? «L’idea di cooperare a un omicidio è insopportabile per me, come per tanti altri dottori», afferma. «Se sarò costretta, io mi prenderò il rischio di essere denunciata. Ma ho paura per la mia Irlanda: quando si comincia a sostenere, legiferando di conseguenza, che il valore della persona è condizionato dalla sua salute o da qualche altro fattore, tutti gli esseri umani sono in pericolo. Se la disabilità viene considerata un ostacolo da rimuovere e una motivazione sufficiente per uccidere un bambino non nato, che cosa succederà domani agli anziani? La vita dei vecchi, magari quelli con demenza, sarà la prossima ad essere messa in discussione. L’aborto aprirà la strada all’eutanasia. Non ho dubbi».

Leone Grotti

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