Airlines for America, la più antica e grande associazione di compagnie aeree, ha deciso che nella procedura per prenotare il volo i clienti potranno selezionare la cosiddetta identità di genere in cui maggiormente s’identificano. Le opzioni disponibili saranno tre: «maschio», «femmina» e «non specificato». Contro il buonsenso.
Arrivata nelle scuole, radicata nelle università, presentissima in televisione, la teoria gender poteva forse risparmiare il mondo delle compagnie aree? Certo che no. Meraviglia quindi fino a un certo punto, anche se comunque amareggia, la notizia che l’ideologia genderista – quella secondo cui l’esistenza di maschi e femmine è solo una credenza eteronormativa con venature patriarcali – sta per prendere il volo. Il giorno del decollo è fissato per l’1 giugno 2019 e avverrà grazie ad Airlines for America che, per chi non lo sapesse, è la più antica associazione di compagnie aeree e anche la più grande, dato che – allo stato attuale – ne comprende ben nove.
Che cosa succederà esattamente? Succederà che nel corso della procedura di prenotazione del volo i clienti potranno selezionare la cosiddetta identità di genere in cui maggiormente s’identificano. Da quanto è dato capire, le opzioni disponibili saranno tre: «maschio», «femmina» e «non specificato». Ciascuna compagnia del gruppo potrà decidere le modalità di introduzione di questa novità, ma pare che United Airlines procederà al più presto, seguita da Alaska Airlines, American Airlines e Southwest Airlines. Tanto per cambiare, tutto ciò è stato presentato come una svolta epocale e naturalmente inclusiva. «Le compagnie aeree statunitensi», recita una nota di Airlines for America ripresa dal New York Times, «sono per una cultura della diversità e dell’inclusione, sia sul posto di lavoro sia per i nostri passeggeri, ragion per cui lavoriamo sodo ogni giorno per soddisfare le esigenze di tutti i viaggiatori, offrendo un’esperienza di volo sicura, sicura e piacevole».
Come c’era da aspettarsi, la novità è stata accolta con grande entusiasmo dal mondo Lgbt, che l’ha salutata come un doveroso passo in avanti poiché, ad oggi, «le persone “non binarie” devono affrontare controlli inutili, invasivi e discriminatori da parte delle compagnie aeree, degli aeroporti e dei servizi di sicurezza». Quali esattamente siano questi «controlli inutili, invasivi e discriminatori» non è dato saperlo.
Quello che invece è evidente è come l’inserimento di un “terzo” sesso nella modulistica per prenotare un volo aereo abbia profonde implicazioni di carattere sia etico sia, a ben vedere, sociologico. Infatti, come sottolineato dal filosofo Daniel Moody, l’introduzione di una X o di un «non specificato» in ambito burocratico tutto è fuorché innocente e neutro. Per un motivo semplice: determina la svalutazione di «maschio» e «femmina» che, da espressioni alternative e complementari dell’identità sessuale – rispetto a cui esistono solo eccezioni di ordine patologico -, divengono delle mere varianti, dei modi di essere rispetto ai quali il genere X o, appunto, «non specificato», assume la stessa identica dignità.
Sarebbe dunque tremendamente ingenuo credere che svolte come quelle dell’Airlines for America vadano ad ampliare i diritti di alcuni lasciando inalterati quelli di tutti gli altri. Non è affatto così. Per la ragione che si diceva poc’anzi: si tratta di decisioni a prima vista soft, apparentemente innocenti, ma che contribuiscono a deformare gli orizzonti valoriali di una società e determinano lo scardinamento di fondamenti antropologici decisivi.
Se difatti affermiamo che si può essere «maschio», «femmina» o «non specificato», stiamo dicendo pure che si può essere uomini, donne o «non specificato», padri, madri o «non specificato», senza che poi cambi nulla. Con il risultato che a prendere il volo – per finire chissà dove – è, purtroppo, il buonsenso.
Giuliano Guzzo
23 febbraio 2019
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