Dopo l’annuncio dell’apertura degli archivi del pontificato di Papa PIO XII il prossimo anno vale la pena rileggere alcune paginedi storia di quel Papa. Lo facciamo grazie ad una conversazione di Włodzimierz Rędzioch con p. Peter Gumpel SI, storico e relatore nella causa di beatificazione di Pio XII. Negli anni dopo la seconda guerra mondiale tutto il mondo, compresi gli ambienti israelitici, elogiavano Pio XII per il suo operato, discreto ma efficace, durante il conflitto che ha sconvolto il mondo negli anni 1939-45.
Ma questo atteggiamento di riconoscenza verso il Papa cambiò radicalmente a causa di una pièce teatrale ignobile, “Il Vicario”, rappresentata per la prima volta nel 1963. Malgrado la evidente faziosità del drammaturgo tedesco Rolf Hochhuth che distorceva la storia, la sua “opera” ha dato l’inizio alla nascita alla campagna di diffamazione di Pio XII e alla nascita di una legenda nera che voleva Pio XII “amico di nazisti”, silenzioso e inerme osservatore degli orrori della guerra e dello sterminio degli ebrei.
Alle falsità veicolate nella pièce di Hochhuth già allora ha reagito il card. Friedrich Wetter, arcivescovo di Monaco che ha pubblicato una “Dichiarazione” nella quale scrive, tra l’altro: “La libertà dell’artista è strettamente legata alla verità: se infrange questo legame, perverte se stessa”. Dopo aggiunge: “Falsa la verità chi dimentica che dal 70 al 90 per cento dei circa 950 mila ebrei europei riusciti a sopravvivere alla persecuzione nazista lo devono a iniziative cattoliche, come ha ricordato lo stesso studioso ebreo Pinchas Lapide. Iniziative che Pio XII ha incoraggiato, sostenuto, spesso promosso”.
Purtroppo, la leggenda nera creata intorno alla figura di Papa Pacelli è stata amplificata dagli ambienti comunisti e alimentata continuamente dai libri di dubbio valore storico e tendenziosi ma mondialmente pubblicizzati, come “Il Papa di Hitler” di John Cornwell, scritto, non a caso, da un giornalista e non da uno storico.
Va ricordato che il processo diocesano per la causa di beatificazione di Papa Pacelli fu aperto da Paolo VI il 18 ottobre 1967, nel 1990 Giovanni Paolo II ha proclamato Pio XII Servo di Dio, il 19 dicembre 2009 Benedetto XVI, con un suo decreto, che ne attesta le virtù eroiche, l’ha proclamato venerabile. Tutti questi passi intrapresi da Papi che hanno sollevavano nuove critiche in alcuni ambienti.
Tra le voci critiche del panorama ebraico c’era anche un sito online “The Jewish Week”. Perciò con grande curiosità notai una recensione del libro di Mark Riebling “Church of Spies: The Pope’s Secret War against Hitler” con l’immagine positiva del Pontefice. Il sito ebraico scriveva: “Pio XII fu il più forte oppositore del nazismo. Papa Pacelli costruì e diresse una rete di comunicazione intricata e segreta. Poche o niente lettere scritte. Telegrammi cifrati e conversazioni personali in luoghi sicuri. Un movimento di resistenza vasto, diffuso e segreto, pronto a mobilitare sindacati e società civile appena il tiranno (Hitler) sarebbe caduto. Lavorò fino all’ultimo minuto del periodo bellico per far firmare una pace separata tra la Germania post Hitler e gli Alleati”. Sono le constatazioni che capovolgono completamente la leggenda nera del “Papa di Hitler”.
Per saperne di più ho parlato con p. Peter Gumpel, gesuita tedesco, professore emerito dell’Università Gregoriana, grande storico e relatore nella causa di beatificazione di Pio XII.
Gumpel, Riebling, preparando il suo libro, l’ha consultato, allora lei è una persona qualificata per parlare di quest’opera che finalmente può porre fine alla leggenda nera che circonda Pio XII. Cominciamo dal titolo: “La Chiesa della spie”…
E’ vero che il libro di Riebling parla delle spie provenienti da vari Paesi che durante la seconda guerra mondiale tentavano di operare all’interno del Vaticano. Ma il contenuto del libro è spiegato meglio dal sottotitolo: “La guerra segreta del Papa contro Hitler”.
In che cosa consisterebbe questa guerra “segreta” di Pio XII contro il Fȕhrer?
Pio XII, nei limiti che gli permetteva il suo ruolo di Capo della Chiesa cattolica, conduceva una guerra esplicita contro Hitler. Ma Riebling scrive di un’altra azione del Papa che doveva rimanere segreta: l’appoggio che egli dette a un gruppo di capi della Wehrmacht tedesca che volevano rovesciare il governo di Hitler per evitare, all’inizio, lo scoppio del secondo conflitto mondiale e dopo, per tentare di concludere rapidamente la guerra iniziata.
Chi erano quei capi militari tedeschi che volevano eliminare Hitler?
Per capirlo bene bisogna ricordare la giornata del 22 agosto del 1939. Quel giorno Hitler convocò nella sua residenza privata nelle Alpi sopra Berchtesgaden i più capi dell’esercito, dell’aeronautica e della marina militare e davanti a quell’auditorio pronunciò due lunghi discorsi, annunciando che fra pochi giorni avrebbe attaccato la Polonia. Disse anche che i Polacchi nella Polonia occupata dovevano essere trattati in modo durissimo per evitare resistenze o insurrezioni. Doveva essere eliminata l’intellighenzia e i sacerdoti polacchi come persone che guidavano la nazione. Questi discorsi di Hitler furono accolti dai presenti con una freddezza generale come segno di disapprovazione e d’indignazione. I capi dell’esercito non si aspettavano tale impostazione della guerra progettata dal Fȕhrer. Erano militari formati prima dell’avvento di Hitler, con un codice d’onore, rispettosi della popolazione civile, ecc.
Cosa doveva diventare la Polonia nei progetti di Hitler?
Hitler, eliminando l’élite della nazione, voleva fare della Polonia un Paese di schiavi.
Come si è saputo di questo incontro?
Durante questo incontro era vietato prendere note. Poteva farlo soltanto l’ammiraglio Wilhelm Canaris, capo dell’intelligence militare tedesca. Questo documento è finito negli atti del processo di Norimberga. In questo modo nasce negli ambiti dei capi militari l’idea di defenestrare Hitler e porre fine al suo governo e la sua politica.
Tutti furono d’accordo per agire contro Hitler?
Il problema è che una parte dei capi militari non voleva ribellarsi a Hitler perché avevano giurato la fedeltà a lui, come successore del defunto presidente della Repubblica, il maresciallo Paul von Hindenburg. Invece gli altri erano disposti a tutto per rovesciare il governo di Hitler e dei nazisti.
Si sa che c’erano le differenze tra i cattolici e i protestanti nel loro atteggiamento verso il nazismo e Hitler. Tali differenze si notavano anche tra i militari?
Gli ufficiali di fede protestante tendevano a disapprovare il tirannicidio: per loro ogni autorità viene da Dio. Invece per la dottrina morale cattolica, l’eliminazione del tiranno, in certe condizioni, è ritenuto legittimo e necessario. Anche se è ratio ultima. Ovviamente, con il passare del tempo il comportamento criminale di Hitler convinse sempre più persone che era necessario ucciderlo.
L’eliminazione di Hitler senza dubbio avrebbe causato in Germania una guerra civile. I nemici di Hitler si rendevano conto di questo grande problema?
Ovviamente sì. I militari si rendevano conto che la morte di Hitler avrebbe potuto portare ad una guerra fratricida dall’esito imprevedibile.
La guerra civile in Germania mentre il Paese era in guerra contro tanti altri Paesi. Gli altri stati potevano sfruttare questa circostanza per attaccare la Germania…
E’ vero e per questo motivo i capi militari si ponevano una domanda: come si sarebbero comportate la Francia e l’Inghilterra che erano in guerra contro la Germania? Volevano assicurarsi che, dopo il sollevamento contro il Fȕhrer, questi due Paesi interrompessero ogni attività bellica contro la Germania, mentre era in corso la rivolta, e favorissero un trattato di pace non punitivo con un nuovo governo tedesco che avrebbe sostituito quello nazista. Ma ci fu anche un altro problema tecnico: come trattare con i governi francese e britannico? Ovviamente non potevano inviare una missione ufficiale, allora cercavano un mediatore per informare quei governi.
Perché fu scelto il Capo della Chiesa cattolica per questa missione così delicata e rischiosa?
– Perché bisognava trovare un’autorità estera di un grande prestigio morale, come appunto Pio XII. Per di più l’ammiraglio Canaris aveva conosciuto e ammirato l’arcivescovo Eugenio Pacelli quando era ancora Nunzio Apostolico a Berlino.
– Ma Canaris poteva incontrare il Papa in Vaticano?
– Teoricamente sì ma sarebbe stata una cosa imprudente. Allora fu scelto un mediatore nella persona di Josef Müller, avvocato residente a Monaco di Baviera, cattolico praticante, ostile a Hitler.
– In che modo l’avvocato Müller svolgeva il suo ruolo di mediatore?
– E’ una storia incredibile che sa di romanzo d’avventura. L’avvocato possedeva un piccolo aereo e in più occasioni si recava a Roma, evitando in questo modo i controlli sulla frontiera. Prima di tutto Müller portava al Papa dall’arcivescovo di Monaco documenti riguardanti la persecuzione della Chiesa in Germania. All’inizio dell’ottobre 1939 egli incontrò mons. Ludwig Kaas, monsignore tedesco residente in Vaticano ma, prima di tutto, uomo di fiducia di Pio XII, e lo mise al corrente della cospirazione contro Hitler e lo pregò d’informare il Pontefice. Mons. Kaas incontrò il Papa a Castel Gandolfo il 16 ottobre e gli trasmise la richiesta dei generali tedeschi.
– Quando Pio XII comunicò la sua risposta?
– La risposta arrivò subito: già il giorno dopo, il 17 ottobre, il Pontefice incaricò mons. Kaas di informare Müller che era disposto a mediare tra i generali anti-hitleriani e il governo inglese.
– Ma era una cosa rischiosissima per la Chiesa e per il Papa personalmente…
– E’ vero. Ma il Papa ritenne che bisognava correre tale rischio per porre fine alla guerra e in questo modo salvare la vita di milioni soldati e civili. E l’unico modo per farlo era l’eliminazione di Hitler. Ovviamente Pio XII era consapevole che, se la notizia del suo coinvolgimento nel complotto contro il Fȕhrer fosse arrivata alle sue orecchie, le conseguenze per la Chiesa sarebbero nefaste.
– Che precauzioni prese Pio XII?
– Prima di tutto Pio XII fece assoluto silenzio su questa sua attività e neanche il Segretario di Stato venne informato. Per di più il Papa non riceveva mai personalmente l’avvocato Müller, affidando questo compito al mons. Kaas e ad un gesuita, p. Robert Leiber. Tramite loro, Pio XII comunicò ai generali tedeschi anche di accogliere la loro richiesta di evitare pubbliche proteste contro Hitler e il nazismo per non ostacolare l’attività sovversiva.
– Chi era l’interlocutore inglese in questa cospirazione?
– Possiamo saperlo grazie alla ricca documentazione conservata negli archivi britannici (British Archives) a Kew Garden vicino a Londra. Il primo dei documenti che parla della vicenda è datato il 1 dicembre 1939: l’ambasciatore britannico presso la Santa Sede informa il ministro degli Esteri, lord E. W. Halifax, di aver pranzato con mons. Kaas e di aver sentito da lui di avere ricevuto un rappresentante di un gruppo dei generali che volevano sapere se il Vaticano poteva essere un mediatore con gli inglesi per arrivare ad una pace “onesta” e “ragionevole”.
– Lei ha studiato i messaggi dell’ambasciatore Osborn al governo britannico, che vengono pubblicati nel libro di Riebling. Quali erano gli sviluppi della faccenda?
– Dopo il primo incontro con mons. Kaas, il 12 gennaio del 1940 l’ambasciatore scrisse al ministro Halifax d’essere stato ricevuto dallo stesso Pio XII. Il Pontefice lo informò di essere contattato dal rappresentante di un gruppo di generali tedeschi intenzionati a rovesciare il governo di Hitler. Ma quelle persone volevano sapere se l’Inghilterra sarebbe stata disposta a trattare con il nuovo governo tedesco. In quella occasione Osborn mostrò la sua perplessità, ritenendo tutta la faccenda troppo vaga. Certe cose sono state chiarite durante un nuovo incontro con il Papa che trasmise all’ambasciatore dei chiarimenti. I generali tedeschi assicuravano che il governo della Germania, formato dopo il crollo di quello hitleriano, sarebbe stato “democratico, conservatore e moderato” ed anche “decentrato e federale”. Tale governo, nel futuro trattato di pace, si sarebbe impegnato a restituire piena sovranità alla Polonia e alla Cecoslovacchia. Questo vuol dire che il futuro territorio della Germania sarebbe stato quello precedente all’accordo di Monaco del 30 settembre 1938.
– Qual era la reazione del governo britannico?
– La risposta di Halifax arrivò a Osborne a fine marzo. Il ministro informava che aveva parlato con il Primo Ministro Chamberlain. Gli inglesi erano disposti a trattare con il futuro governo tedesco, ma ne dovevano discutere anche con i francesi. Pio XII trasmise la risposta ai generali tedeschi, ovviamente tramite Kaas e Mȕller.
– Pio XII riuscì nella sua mediazione di mettere in contatto il governo britannico con gli ambienti militari anti-hitleriani. Nasce allora la domanda: perché il disegno di eliminare Hitler e far cessare la guerra non riuscì?
– Per vari motivi che vorrei elencare. Prima di tutto gli inglesi persero un po’ la fiducia nei generali tedeschi a causa delle informazioni che riguardavano l’attacco alla Francia. Tale attacco – che secondo la propaganda, ma anche secondo i servizi segreti tedeschi che trasmisero tale informazione ai britannici – doveva essere imminente, veniva ritardato più volte, anche per i motivi meteorologici.
Alla fine i tedeschi lanciarono l’attacco il 10 maggio 1940 e in un’offensiva lampo conquistarono una parte consistente della Francia. Il maresciallo Philippe Pétain fu costretto già il 17 giugno 1940 a chiedere l’armistizio. Le vittorie delle truppe tedesche in Francia aumentarono la popolarità di Hitler e resero, almeno in quel momento, poco probabile il sollevamento contro di lui della popolazione.
La terza causa riguarda il cambio del governo inglese: nel maggio del 1940 Winston Churchill era divenuto il primo ministro. Churchill non volle sentir parlare dei compromessi con i generali anti-hitleriani perché voleva una totale sconfitta della Germania. Anche gli americani appoggiarono la linea del governo britannico firmando una comune dichiarazione circa la resa incondizionata (unconditional surrender) della Germania.
– Ma c’è anche una altra causa: i generali rivoltosi non sono riusciti a ammazzare Hitler…
– E’ vero: malgrado venti tentativi di eliminare Hitler, il dittatore riesce sempre a uscire indenne da ogni attentato alla sua vita.
– Per questo certi dicono che era protetto dal diavolo…
– Certi lo dicono perché sopravvivere a venti attentati, certi molto pericolosi per Hitler, sa dell’incredibile. Purtroppo, dopo gli attentati falliti c’erano gli arresti, gli imprigionamenti e l’eliminazione di tanti valorosi militari anti-hitleriani coinvolti in essi.
– Allora Pio XII perse la sua guerra segreta contro Hitler?
– Come ho spiegato prima, le ragioni che questa “guerra segreta” di Pio XII contro Hitler non dipendevano dal Pontefice. Ma questo non cambia il fatto e non toglie nulla al merito che Egli, con lo scopo di salvare la vita di milioni di persone, corso un grosso rischio, intraprendendo delle azioni pericolose per la Chiesa e per la sua stessa persona. Da questi fatti, purtroppo poco conosciuti, si può constatare che Pio XII non era affatto uomo indeciso, timoroso o tantomeno succube di Hitler come certe persone ignoranti ed arroganti vogliono presentarlo ad un pubblico ignaro, facile ad essere ingannato.
Di Wlodzimierz Redzioch
https://www.acistampa.com/story/quando-pio-xii-complotto-contro-hitler-10850
L’intervista in polacco è stata pubblicata sul settimanale “Niedziela”