Alcuni politici e opinion leader, trattando i temi della difesa della vita dal concepimento alla morte naturale, della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, della identità fra sfera sessuale e genere, oppure il nobile ruolo che Dio affidò alla donna di essere madre, definiscono chi difende questi valori che corrispondono all’evidenza, alla ragione e alla natura, dei medioevalisti.
L’ultimo caso riguarda il vice presidente del Consiglio L. Di Maio, che ha apostrofato i partecipanti al XIII° Congresso Mondiale delle Famiglie di Verona “dei sfigati” che festeggeranno il Medioevo, non essendo questo evento in linea con la politica del Movimento 5 Stelle che si reputa “moderno” poiché appoggia i gay pride, sta lavorando in Parlamento per una legge a favore dell’Eutanasia o abborrisce ogni iniziativa che si pone accanto alle donne che decidono di abortire, aiutandole a non compiere questo delitto che le segnerà indelebilmente per tutta l’esistenza.
Di Maio e i Cinque Stelle possono pensarla come vogliono, ma la storia dimostra la loro preoccupante ignoranza, poiché “i fatti” ci mostrano che il medioevo fu un periodo ricchissimo da molteplici angolature. E, allora, rinfreschiamo la memoria al vice-presidente e a coloro che come pecoroni indicano il Medioevo come un periodo oscurantista da dimenticare. Lo facciamo citando alcuni nomi ed eventi.
Come possiamo dimenticare i pittori da Cimabue a Giotto; gli scrittori da Dante a Petrarca, a Boccaccio; i condottieri dall’immortale imperatore Federico II al grande Carlo Magno; i medici e gli scienziati da R. Grosseteste frate francescano, il primo ideatore degli occhiali a sant’Alberto Magno che “dominava tutte le branche del sapere e fu uno dei più famosi precursori della scienza durante il Basso Medioevo”(1) Da A. Benivieni il precursore dell’anatomia patologica a L. Da Vinci che con le sue osservazioni incentrate sulla comparazione tra il corpo umano e la macchina rivoluzionò la scienza medica tradizionale. Da A.Vesalio il fondatore dell’ “anatomia descrittiva”, caposaldo teorico-pratico della moderna anatomia a A. Paracelso medico, filosofo e edificatore della iatrochimica.
Come possiamo dimenticare i grandi santi autentici benefattori dell’umanità: da Benedetto da Norcia che rivalorizzò il lavoro umano come nobile arte, a san Francesco d’Assisi, a Tommaso d’Aquino la cui filosofia e teologia è ancora oggi un faro per milioni di persone.
Come possiamo dimenticare la “storia della carità” concretizzata da Ordini Religiosi, Confraternite e Ordini Cavallereschi.
Come possiamo dimenticare che nel Medioevo iniziò la storia degli ospedali, nacquero le università, ci si aprì a nuovi mondi con Marco Polo, si svilupparono le prime compagnie bancarie, s’inventò la stampa con Gutenberg.
Come possiamo dimenticare le donne famose, da Giovanna D’Arco a Caterina da Siena, da Ildegarda di Bingen a Herrada di Hohenburg, da Rosvita di Gandersheim a Marina del Goleto, a Eufrosinija di Polozk.
E qui, dobbiamo sfatare una menzogna: che il medioevo fu un periodo oscurantista per la donna. La falsità di questa teoria la troviamo espressa in più studi. Io vi indico il libro di oltre 300 pagine scritto da cinque studiose coordinate da Marirì Martinengo dal titolo: “Libere di esistere: costruzione femminile di civiltà nel Medioevo europeo” (SEI 1996) dove si riportano esperienze delle donne medioevali aperte all’impegno civile, religioso, educativo e artistico oltre l’invenzione del monastero come luogo per una ricerca autonoma della Verità. Donne, pienamente inserite nel loro contesto sociale, che ancora ricordiamo per la loro creatività, inventiva e originalità, altro che donne “impegnate in cucina o a far la maglia!”.
Da questi brevi cenni possiamo affermare che il Medioevo fu un periodo di grande luce e non un periodo di buio. Di conseguenza, di fronte a questa luminosità, l’essere definiti da alcuni insipienti o schiavi del “pensiero unico” dei “medioevali” non è certamente un’offesa ma un vanto.
Don Gian Maria Comolli
(1) AA.VV., Dictionary of Scienific Biography, Charles Scribner’s Sons, New York 1973, vol. III, pg. 292.