Il “regolamento” della famiglia

By 29 Marzo 2019Attualità

Con questa breve riflessione vorrei evidenziare “lo stile” che dovrebbe caratterizzare ogni famiglia affinché questo nucleo sia appagante per tutti i suoi membri.

Un ottimo punto di riferimento per identificare i comportamenti da assumere nella famiglia  sono le indicazioni che San Paolo offre alle famiglie della comunità di Colossi (Col. 3,12-21).

Fratelli”, scriveva san Paolo, “rivestitevi di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza; sopportatevi a vicenda e perdonatevi scambievolmente…”(cfr. vv.12-15).

Questo è il clima che deve regnare nella famiglia affinché sia un’autentica comunità di amore. Nessuna altro luogo è più profondo, unifica le persone, rende l’uomo felice come la famiglia. Ma, nessuna altra comunità, è esigente come la famiglia! La famiglia offre a ogni suo componente “il massimo” ma richiede contemporaneamente un ingente impegno sia dei genitori che dei figli. E perché la famiglia possa offrire “il massimo” occorre favorire un clima fondato sulla bontà, sull’umiltà, sulla pazienza, sulla mansuetudine, sulla dolcezza…

Inoltre, non può essere assente il perdono, che significa sopportazione vicendevole, capacità di chiarirsi e di spiegarsi. San Paolo, in altro contesto. affermava: “Non tramonti il sole sopra la vostra ira”(Cor. 12.2). Cioè, la sera, prima di addormentarsi è indispensabile chiarirsi e riconciliarsi, affinché il tempo non renda problematiche questioni banali.

E, infine, la riconoscenza: “siate riconoscenti” (15). L’assenza di gratitudine è la causa di varie freddezze e di innumerevoli incomprensioni.

 

La Parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente” (16). Ciò significa che Dio vuole essere “l’ospite fisso” nella famiglia. Un “ospite” che si ascolta, al quale ci si rivolge e che si prega. “La memoria di Cristo rigenera continuamente il rapporto affettivo e coniugale. Il rapporto può proseguire nel tempo, proprio perché è rigenerato nel rapporto personale con Cristo (…). Siccome è questa stessa memoria che genera l’affettività, il rapporto nasce e continua se si riconosce l’altro come parte del mistero di Cristo” (L. Negri, Il Matrimonio, Piemme, pp. 31-32). Importante, è inoltre, la partecipazione insieme genitori e figli all’Eucarestia domenicale: “fonte stessa del matrimonio cristiano”. Infatti è “in questo sacrificio della nuova ed eterna alleanza che i coniugi cristiani trovano la radice dalla quale scaturisce, è interiormente plasmata e continuamente vivificata la loro alleanza coniugale” (Giovanni Paolo II,   Lettera Familiaris  consortio, n. 57).

Un clima orante ha come conseguenza “l’educazione alla carità”. La famiglia è il primo luogo in cui I’annuncio del Vangelo della carità può essere vissuto e verificato in maniera semplice e spontanea ad esempio nel rapporto tra genitori e figli, giovani ed anziani.

 

San Paolo conclude affermando: “voi figli obbedite ai genitori in tutto (…). E voi padri non esasperate i vostri figli perché non si scoraggino”(vv. 20-21).

Parole sagge e di immenso equilibrio perché la famiglia, come affermato in precedenza, offre “il massimo” unicamente se funziona, cioè se ciascuno, dai più grandi ai più piccoli, faccia sempre e bene la propria parte, ricordando che lo sposo è diverso dalla sposa ed essere genitori è differente dall’essere figli; ma sposo e sposa, genitori e figli sono “un’unica cosa” nell’unità della casa. Quando parliamo di “complementarietà” tra uomo e donna non dobbiamo confondere questo termine con l’idea semplicistica che tutti i ruoli sono rinchiusi in un modello unico e statico. La complementarietà assume molte forme, poiché ogni uomo e ogni donna apporta il proprio contributo personale al matrimonio e all’educazione dei figli. La propria ricchezza personale, il proprio carisma personale, e la complementarietà diviene così di una grande ricchezza. E non solo è un bene, ma anche è bellezza.

Don Gian Maria Comolli