Le persone che decidono di cambiare sesso stanno aumentando nel Regno Unito: 450% in più in dieci anni. Ecco il ruolo svolto dalla “propaganda Lgbt”
Perché i minori brittanici che vengono sottoposti a farmaci in grado di bloccare la pubertà stanno aumentando di numero? C’entra per caso la cosiddetta “propaganda Lgbt”? L’inchiesta del Times, quella che ha raccontato come alcuni medici del Servizio sanitario nazionale del Regno Unito, tra cinque e diciotto, si siano dimessi, denunciando delle vere e proprie sperimentazioni mediche a carattere “gender” su bambini che avevano manifestato la volontà di cambiare sesso o che magari erano stato indotti a farlo, continua a far parlare di sè.
A stupire, come ben sottolineato dal quotidiano La Verità, è l’ingrandimento del fenomeno. Le statistiche complessive non possono lasciare indifferenti. Sono le nazioni anglofone ad essere interessate dai picchi in percentuale. Bisogna però tenere presente un dettaglio. Quando ci si riferisce a questa tipologia di pratiche, entra in ballo pure la triptorelina, che nel Belpaese è da poco stata inserita tra le sostanze soggette a rimborso statale. Il dato di partenza sembra essere culturale ed è la politica, in fin dei conti, a decidere se assecondare o no certe istanze. C’è chi, leggendo i dati, si dice sicuro che sia la diffusione della cosiddetta “teoria gender” a svolgere un ruolo prioritario. C’è pure chi parla apertamente di “propaganda Lgbt“. E per questo le organizzazioni pro life, da tempo, sono impegnate in una battaglia per evitare che la negazione dell’esistenza della differenza dei generi passi dagli istituti scolastici.
Fatto sta che i numeri, che si possono apprendere sempre sul quotidiano diretto da Belpietro, sono questi: “Secondo i dati riportati dal Telegraph, tra il 2009 e il 2010 nel Regno Unito ci furono solo 40 ragazzine intenzionate a cambiare sesso”. Poi qualcosa deve essere cambiato. Nell’arco di un decennio, è stato registrato un 450% in più di casi. Un discorso simile può essere fatto pure per gli Stati Uniti e per il Canada.
A fornire la soluzione corretta al rebus, quello riguardante questi incrementi statistici, sono stati, con ogni probabilità, quegli operatori del settore che hanno ammonito sull’esistenza di “gruppi di pressione”. Come se la cosiddetta “propaganda Lgbt” passasse da certe cliniche e da certe opere di convincimento. Il che, nel caso venisse provato, darebbe adito a chi parla di sistematicità e proselitismo.
Giuseppe Alosi
10 aprile 2019
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/se-propaganda-lgbt-alimenta-i-cambiamenti-sesso-1677392.html