In Emilia Romagna emendamento Pd alla legge regionale anti-omofobia viene bocciato perché critico sulla maternità a pagamento.
Niente emendamento, niente voto. La delibera anti-discriminazione delle persone Lgbt in discussione alla Regione Emilia Romagna si è arenata con gran fracasso su un tema che poteva essere considerato marginale ma che ha pesato come un macigno: l’utero in affitto.
I fatti. Nella Regione guidata da Stefano Bonaccini (Centrosinistra) si prepara un testo contro l’omofobia. Nove consiglieri regionali Pd di area cattolica propongono un emendamento in cui si cita la maternità surrogata come «forma di sfruttamento della donna». Niente di strano, visto che in Italia la Gpa è vietata e persino la Corte costituzionale nel 2017 ha scritto che «offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane». E invece no: l’emendamento Boschini-Paruolo (i nome dei primi firmatari), che nel frattempo ha ottenuto il supporto dell’opposizione di centro-destra, ha creato una spaccatura profonda sia nello stesso Pd, sia tra le associazioni che si occupano di diritti civili. Risultato: il testo della legge anti-discriminazione non è stato votato in Commissione e quindi non arriverà nemmeno in Assemblea.
Al di là delle scaramucce locali, quello che non si capisce è perché in quasi tutti i Paesi europei, Spagna e Francia in testa, la battaglia contro l’utero in affitto è portata avanti dalle sinistre, mentre in Italia è persino tabù parlarne. La senatrice Monica Cirinnà, che appare come la front-woman delegata dai vertici Pd (prudentemente in silenzio) a esporsi sul tema dei diritti civili, su Facebook parla di un «emendamento devastante», subodora uno «scambio elettorale» in vista delle prossime elezioni europee e regionali e poi declama: «Il Pd si deve presentare come l’unico grande partito di sinistra, che non tratta sui diritti delle persone e non le lascia in balia di squallide trattative politiche. Il nuovo Pd di Zingaretti si qualifica sui diritti, e il Pd dei diritti sta con le associazioni». Con quali associazioni, chiediamo a Cirinnà? Con alcune sigle Lgbt e femministe, con Potere al popolo e Articolo Uno. Ma non, ad esempio, con Arcilesbica, che da tempo combatte una battaglia contro l’utero in affitto che le è costata anche la sede storica del Cassero e che ora chiede ai dem dell’Emilia Romagna di andare avanti. È arrivato il momento per il Pd, dice la presidente nazionale Cristina Gramolini, di uscire dall’ambiguità: «Noi chiediamo da anni una legge contro l’omofobia ma qualcuno vorrebbe utilizzarla per far passare l’autorizzazione a comprare figli all’estero, nonostante in Italia sia vietato dalla legge. Fare mercato degli esseri umani e presentarla come libertà». Gramolini aggiunge: «Sono contenta se il Pd esce da questa ambiguità. Lottare contro l’utero in affitto è di sinistra».
Del tutto d’accordo Francesca Izzo, ex parlamentare Pd e fondatrice del movimento femminista Se non ora quando-libere: «Considero di sinistra tutte le battaglie a salvaguardia dei diritti e del valore delle persone», dice, spiegando che difendere la pratica della surrogazione della maternità è «sposare per intero le leggi di mercato che trasformano in merce il corpo delle donne e i bambini». Il fatto che il centrodestra sia contro l’utero in affitto non dovrebbe essere una pregiudiziale negativa, «perché tante leggi sono state elaborate in modo trasversale, guardando al merito e non agli schieramenti», conclude Izzo. «È una battaglia di coscienza, non di destra o di sinistra, né femminile o maschile», interviene Maria Grazia Colombo, vicepresidente nazionale del Forum delle associazioni familiari. «Il dibattito sulla Gpa farà saltare schemi partitici e politici, si creeranno alleanze e spaccature. Ma se ne dovrà parlare». A Bologna se ne è avuto un assaggio.
Antonella Mariani
11 aprile 2019
https://www.avvenire.it/famiglia-e-vita/pagine/utero-in-affitto-in-italia-si-litiga-battaglia-di-destra-o-di-sinistra