La riflessione sul gender si è arricchita in questa settimana con un Documento del Dicastero Vaticano per l’Educazione Cattolica dal titolo: “Maschio e femmina li creò. Per una via di dialogo nella questione del gender nell’educazione”. Al tema, abbiamo dedicato ampio spazio in questo blog negli ultimi mesi e offerto anche un testo per approfondire l’argomento, essendoci una diffusa confusione sul tema che abbiamo affermato intende estinguere la plurimillenaria “concezione personalista di uomo” reputata demodé e la “famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna”, giudicata obsoleta con probabili “tragiche ricadute”, come ricordato insistentemente da papa Francesco, sulla società, sulle famiglie e sui ragazzi, adolescenti e giovani.
Ora possediamo uno strumento in più che ci può supportare (a condizione che gli interlocutori lo vogliono) in un dialogo non solo con i fautori ma anche con chi professa questa ideologia. L’invito è di leggere il testo per usare al meglio le indicazioni. E per comprenderne le finalità riportiamo l’introduzione del cardinale Giuseppe Versaldi, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica.
“Nell’ultima decade i vescovi hanno mostrato sempre più attenzione alla cosiddetta questione del gender, ponendo quesiti alla Congregazione per l’educazione cattolica per quanto concerne le scuole e le università cattoliche. Durante i lavori dell’assemblea plenaria della Congregazione, svoltasi nel febbraio 2017, è affiorata l’emergenza dell’ideologia del gender in ambito educativo ed è stata presa la decisione comune di intervenire con uno scritto su tale delicato tema per aiutare quanti hanno a cuore l’educazione cattolica.
Al riguardo, l’Ufficio scuole ha predisposto un’agenda di lavoro e ha chiesto la collaborazione di esperti nelle diverse discipline (pedagogia, scienze dell’educazione, filosofia, diritto, didattica,…) al fine di redigere una bozza del testo in cui si potessero condividere alcune riflessioni e orientamenti che, pur richiamando la sostanza del dibattito circa la sessualità umana, indicassero principalmente il metodo di intervento di quanti sono impegnati nell’educazione delle nuove generazioni. In tale modo si intendeva superare ogni inconcludente contrapposizione polemica.
Il documento «Maschio e femmina li creò». Per una via di dialogo sulla questione del gender nell’educazione, ora pubblicato dopo la consultazione dei competenti dicasteri della Santa Sede, invita ad affrontare la questione del gender con un approccio dialogico. In questa materia in cui è alto il rischio di fraintendimenti e conflitti ideologici, risultano opportuni tre atteggiamenti: ascoltare, ragionare e proporre.
In primo luogo, quindi, è necessario fare una distinzione tra ideologia e studi sul gender. Mentre l’ideologia pretende, come riscontra Papa Francesco, «di rispondere a certe aspirazioni a volte comprensibili», ma cerca «di imporsi come un pensiero unico che determini anche l’educazione dei bambini» e quindi preclude l’incontro, non mancano delle ricerche sul gender che cercano di approfondire adeguatamente il modo in cui si vive nelle diverse culture la differenza sessuale tra uomo e donna. In relazione a questi studi è possibile aprirsi all’ascolto, al ragionamento e alle proposte. Pertanto il documento ripercorre la storia, focalizza i punti di incontro ragionevoli e propone la visione antropologica cristiana.
Nel breve itinerario storico appaiono chiaramente alcune criticità alla base di un disorientamento antropologico con la tendenza a cancellare le differenze tra uomo e donna, considerate come semplici effetti di un condizionamento storico-culturale. L’ideologia del gender «nega la differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna. Essa prospetta una società senza differenze di sesso, e svuota la base antropologica della famiglia. Questa ideologia induce progetti educativi e orientamenti legislativi che promuovono un’identità personale e un’intimità affettiva radicalmente svincolate dalla diversità biologica fra maschio e femmina. L’identità umana viene consegnata ad un’opzione individualistica, anche mutevole nel tempo» (Papa Francesco, Amoris laetitia, 2016, n. 56).
Ci sono, tuttavia, alcuni elementi di ragionevole condivisione, come il rispetto di ogni persona nella sua peculiare e differente condizione, affinché nessuno, a causa delle proprie condizioni personali (disabilità, razza, religione, tendenze affettive, ecc.), possa diventare oggetto di bullismo, violenze, insulti e discriminazioni ingiuste. Un altro aspetto di convergenza sono i valori della femminilità. Nella donna, infatti, la «capacità dell’altro» favorisce una lettura più realistica e matura delle situazioni contingenti, sviluppando «il senso e il rispetto del concreto, che si oppone ad astrazioni spesso letali per l’esistenza degli individui e della società» (Congregazione per la dottrina della fede, Lettera ai vescovi, 2004, n.13).
Si tratta di un apporto che arricchisce le relazioni umane e i valori dello spirito «a partire dai rapporti quotidiani tra le persone». Per questo, la società è in larga parte debitrice alle donne che sono «impegnate nei più diversi settori dell’attività educativa, ben oltre la famiglia: asili, scuole, università, istituti di assistenza, parrocchie, associazioni e movimenti» (Giovanni Paolo II, Lettera alle donne, 1995, n. 9).
Ispirandosi principalmente al documento Orientamenti educativi sull’amore umano. Lineamenti di educazione sessuale – pubblicato dalla Congregazione per l’educazione cattolica il 1° novembre 1983 – il nuovo testo ripropone la visione antropologica cristiana che vede nella sessualità una componente sostanziale della personalità, un suo modo di essere, di manifestarsi, di comunicare con gli altri, di sentire, di esprimere e di vivere l’amore umano. Pertanto, essa è parte integrante dello sviluppo della personalità e del suo processo educativo: «Dal sesso, infatti, la persona umana deriva le caratteristiche che, sul piano biologico, psicologico e spirituale, la fanno uomo o donna, condizionando così grandemente l’iter del suo sviluppo verso la maturità e il suo inserimento nella società» (Congregazione per la dottrina della fede, Persona humana, 1975, n. 1).
Il testo viene ora affidato ai presidenti delle Conferenze episcopali con la volontà di farlo giungere a quanti hanno a cuore l’educazione, in particolare alle comunità educative delle scuole cattoliche e a quanti, animati dalla visione cristiana della vita, operano nelle altre scuole, ai genitori, agli alunni, ai dirigenti e al personale, nonché ai vescovi, agli istituti religiosi, ai movimenti, alle associazioni di fedeli e ad altri organismi del settore”.