Una sentenza, quella della Corte di Cassazione, che non lascia dubbi sul concetto di essere umano nel grembo materno.
La sentenza rilasciata dalla Corte di Cassazione pochi giorni fa è, non sappiamo quanto coscientemente, rivoluzionaria. Per la prima volta si dice che “il feto inizia a essere considerato persona dall’inizio del travaglio, e non già dal successivo momento del distacco dall’utero materno”. Il che ovviamente, non sappiamo se anche per i giudici, spalanca un modo tutto diverso di considerare il feto, definito dagli attivisti pro aborto solo “un grumo di cellule” di cui ci si può sbarazzare perché non è vita umana. Una sentenza che ha chiuso il caso relativo al ricorso di un’ostetrica di Salerno, che aveva fatto ricorso contro la condanna in primo e in secondo grado per aver colposamente provocato la morte di un feto durante il travaglio. Si era difesa dicendo che si trattava di aborto, quindi non punibile. Invece no: era un essere umano. “La morte colposa del bimbo nelle fasi immediatamente precedenti la nascita integra il reato di omicidio, e non quello d’interruzione della gravidanza” si legge ancora nella sentenza. Paola Bonzi, fondatrice del Centro di Aiuto alla Vita della Clinica Mangiagalli, ci dice in questa intervista come questa sentenza sia fondamentale “perché riconosce in quel bambino un appartenente alla specie umana con cui si può intrecciare una relazione: la donna gravida con il bambino stabilisce una relazione anche di tipo educativo. Se puoi avere una relazione con un altro, allora quell’altro è una persona”.
NON ESISTONO FETI, MA SOLO ESSERI UMANI
Bonzi ci parla di un caso avvenuto nel centro di aiuto di cui si occupa di una donna “al cui bimbo era stata diagnosticata una diagnosi molto infausta, ma era già in grado di sopravvivere se fosse stato partorito. Purtroppo la signora è andata via, sappiamo che si è recata in Francia, dove, pensiamo, hanno, come poteva succedere qui da noi, provocato la morte del bambino nel momento in cui stava venendo al mondo”. Chiediamo a Paola Bonzi se questa sentenza introduce una concezione diversa del feto, visto che viene definito persona umana quando è ancora nel ventre attaccato alla madre: “Speriamo di sì, perché studi medici sempre più avanzati ci confermano ogni giorno che il feto è un essere umano. Medici e docenti non obiettori affermano che già la morula, la prima cellula che si forma dall’incontro dei due gameti, è indiscutibilmente appartenente al genere umano: La cellula ha caratteristiche che sono solo dell’essere umano. Questa cosa non dovrebbe lasciare adito a nessun dubbio, il dubbio sorge nelle discussioni ideologiche, nell’affermazione se quell’essere umano è da considerarsi una persona. Ma più gli studi medici proseguono, più noi vediamo come il bimbo risenta fortemente delle emozioni e dello stato psicologico della madre. Tanto che se la madre sta vivendo un momento felice il liquido amniotico diventa dolce e il bambino ha reazioni di felicità, se invece la mamma ha un momento di tristezza o di stress, si produce acido lattico che al bambino non fa bene”.
Paola Bonzi
23.06.2019 –
https://www.ilsussidiario.net/news/aborto-durante-il-travaglio-il-feto-e-una-persona-schiaffo-agli-abortisti/1897373/