Lunedì scorso è ripreso il programma “Le Iene” con un commosso ricordo di Nadia Toffa. Una scelta doverosa per la “iena” defunta perché Nadia, in una televisione molte volte “spazzatura”, ha offerto un nobile esempio di vita a tutti noi. Quale messaggio ha voluto offrire al suo pubblico con la sua breve ma intensa esistenza? Lo ha riassunto in una frase del video registrato lo scorso dicembre: “L’ importante non è il quanto vivi, ma come vivi”. E poi ha proseguito: “Io mi alzo la mattina e sorrido alla vita perché io amo la vita, l’ho sempre amata e l’amo anche adesso, ancora di più forse”.
Guardando la trasmissione mi sono chiesto: oggi siamo ancora capaci di amare la vita come lei, di comprendere la grandezza, la bellezza, la profondità di ogni giornata che il Signore ci dona?
Incontrando tante persone, ma soprattutto nelle confessioni, mi accorgo delle stanchezze, delle fatiche e delle scocciature presenti in molti; quindi l’esistenza è vissuta come un peso, un gravame, una monotonia, una ripetitività priva di senso. Perché? Perché non sapendo più godere dei molteplici doni che il Signore ci offre quotidianamente, la nostra attenzione è totalmente assorbita dal negativo, dai problemi, dalle preoccupazioni che la vita riserva a tutti. Il positivo non è valorizzato, il negativo, a volte cercato, a volte ci soffoca, ci opprime, ci deprime.
Cosa ci insegna Nadia per essere sereni e trasformare il terribile quotidiano da “bianco e nero” in “colore”?
Io Nadia non l’ho conosciuta, l’ho seguita sui social, ho visto i suoi video, ho letto quello che ha scritto e mi sono fatto questa idea.
Nadia, senza mai citarlo, si è fidata di Dio: “sono convinta che ci sia da qualche parte qualcuno che è più saggio di noi, e che ha nascosto una perla dentro ogni grande difficoltà. La mia è stata poter diventare uno spirito libero”*. E riferendosi alla preghiera, ha affermato: “la preghiera è come un abbraccio” (fonte: don Patriciello).
Nadia si è sempre schierata dalla parte della giustizia e della verità rendendo il suo lavoro una missione. Si è sempre schierata nelle varie parti d’Italia dalla parte degli umili, dei poveri, di coloro che nessuno ascolta. Si è schierata, inoltre, dalla parte dei malati. E’ stata veritiera nell’annunciare senza vergogne o pudori che aveva un cancro e questo ha fatto un grande bene a tanti sofferenti, perché “più terribile della malattia c’è solo la vergogna di essere malati: non deve esistere”*.
Nadia ha accettato e convissuto con la sua fragilità che invece spesso noi rispingiamo ritenendola una debolezza. Invece “non è una debolezza, ma è la condizione dell’essere umano ed è proprio lei che ci protegge, perché ci fa ascoltare quello che proviamo, quello che siamo, nel corpo e nel cuore”*.
Con queste armi, da guerriera, ha potuto affermare pur sapendo che la morte di avvicinava: “Sorrido alla vita, perché amo la vita”.
Queste pillole di saggezza possono aiutarci a rendere serena anche la nostra vita. Felici di risvegliarci al mattino in salute. Di poter andare al lavoro o a scuola, mentre tanti in quel medesimo momento, stanno recandosi in ospedale a sottoporsi a un ciclo di chemioterapia, alla dialisi o a complessi esami diagnostici. Di ammirare le meraviglie della natura e non essere immobili in un letto. Di gustare la presenza di persone che ci amano e ci stimano, mentre tanti sono soli al mondo e trascorrono la loro vita su un marciapiede perché nessuno li accoglie.
Nei tempi passati, in molti appena svegli, facevano il segno della croce e recitavano questa bellissima preghiera che faceva cominciare bene la giornata: “Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questa notte. Ti offro le azioni della giornata, fa’ che siano tutte secondo la tua santa volontà per la maggior tua gloria. Preservami dal peccato e da ogni male. La tua grazia sia sempre con me e con tutti i miei cari. Amen”.
Don Gian Maria Comolli
*Brani tratti dal libro di Nadia Toffa, Fiorire d’inverno