L’ultimo video di Greta Thunberg ha suscitato scalpore e attacchi e ha inquietato. Si sta ripetendo la storia di Severn Cullis-Suzuki?
“Ho paura di perdere il mio futuro, parlo a nome delle generazioni future. Ho paura di andare fuori al sole perché ci sono due buchi nell’ozono, ho paura di andare a pescare perché una volta io e mio padre abbiamo trovato un pesce pieno di tumori. Vi comportate come se avessimo a disposizione tutto il tempo, ma non sapete come riparare i buchi nell’ozono e non sapete far tornare le foreste dove adesso è deserto. Siete delegati di governo, uomini di affari, politici ma siete anche madri e padri, figli e fratelli e sorelle, siamo parte di una famiglia che conta 5 miliardi di persone. Sono solo una bambina, la mia rabbia non mi acceca e non mi impedisce di dire al mondo che dobbiamo cambiare. Noi siamo i vostri figli e voi state decidendo in quale mondo dobbiamo vivere ma non credo voi possiate più dirci queste cose. Ciò che state facendo mi fa piangere la notte, io vi sfido a cambiare”.
No, non sono parole di Greta Thunberg. Sono parole di Severn Cullis-Suzuki, la ragazzina canadese che è passata alla storia, come “la bambina che ha zittito il mondo per sei minuti”, tanto durò il suo discorso tenuto alle Nazioni Unite nel 1992. Aveva 12 anni. All’età di 9 anni aveva fondato l’Environmental Children’s Organization (ECO), un gruppo di bambini interessato a sensibilizzare i propri coetanei verso le problematiche ambientali.
Evidentemente la sua capacità di zittire il mondo non è durata molto di più di quei sei minuti, se nessuno la ricorda più. Eppure ai tempi fece scalpore. Esattamente come Greta Thunberg, e proprio come Greta Thunberg diceva le stesse cose. Ma c’è una differenza.
Il video della ragazzina svedese di un paio di giorni fa ha fatto uguale scalpore. Ma è stato un video disturbante anche per chi sostiene il suo attivismo. Ogni cosa va giudicata nel suo contesto, e con conoscenze approfondite. Greta è una persona malata, con un grave disturbo, è autistica. Il video, che in molti hanno definito simile al film “L’esorcista”, la rabbia non trattenuta di una ragazzina viziata e manipolata, mostra invece la fatica enorme di una persona autistica ad esprimersi (soffre di sindrome di Asperger). La rabbia invece è la stessa di Severn, giustificata, per chi si sente come loro, bambini traditi dagli adulti che stanno distruggendo il mondo.
Si potrà essere d’accordo o no, si potranno invocare gli studi scientifici che si vuole, che in quanto scientifici non possono mai avere la pretesa di dare una risposta definitiva su qualunque cosa. Essendo di natura scientifica, sono per definizione stessa destinati a cambiare, evolversi, contraddirsi pure. La scienza non fornisce risposte definitive, solo affermazioni temporanee del raggiungimento di un livello di studi, peraltro facilmente manipolabili, destinate a evolversi con nuove, successive scoperte o anche a essere corrette. Proprio come chi dice che a essere manipolata è Greta. E la insulta, la prende in giro, come non ha perso occasione di fare ancora una volta Donald Trump, come già fece con il giornalista spastico che imitò in diretta televisiva.
Ma viene da chiedersi, dopo aver visto quel video, è se è giusto o no che una persona con un grave disturbo debba finire in televisione o nelle platee del mondo. Dal punto di vista medico, il suo sembra un sacrificio eccessivo, una sorte di esecuzione pubblica di una persona malata. Una modalità comunicativa stizzosa, rigida, caricaturale, poi, può solo aumentare il numero di chi già non la sopporta. Ma lo spettro autistico non è costruito. Funziona proprio in questo modo. Ma non siamo dentro a un film come The Good Doctor.
A noi invece piace pensare che Greta Thunberg sia consapevole non solo di quello che dice ma anche del suo disturbo. E che proprio per questo si senta responsabilizzata a fare quello che fa.
La domanda però è se fra sei minuti venga dimenticata anche lei, come Severn, che oggi vive con il marito e due figli in alcune splendide isolette della Columbia Britannica. Lontana dal mondo. Se la scienza e l’impegno umano non bastano a salvarci, chi o cosa può farlo?
24 settembre 2019
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