Dopo la batosta in Umbria in casa Pd esplode l’ormai consueto tutti contro tutti. Il segretario nazionale Nicola Zingaretti ha infatti parlato di “scissioni e disimpegni” riferendosi a Matteo Renzi e a Carlo Calenda, accuse ovviamente rispedite al mittente dallo stesso Calenda che ha affermato come la “situazione sia grave”. Goffredo Bettini dal canto suo ha detto che “o si cambia registro o saranno inevitabili le elezioni”. Del resto a sinistra vi è la consapevolezza di essere dilaniati dalle divisioni, ma questo non impedisce di continuare sulla stessa strada.
“Il centro destra è sostanzialmente unito, agguerrito, motivato, concorde sulle strade da intraprendere – ha detto Bettini -. Il nostro campo è invece bombardato dalla conflittualità, dalla competizione interna, dalla irresponsabilità di molti. A una destra unita serve contrapporre un centro sinistra unito. È difficile pensare che i primi risultati del governo nazionale ottenuti, possano essere compresi e valorizzati dai cittadini quando su tutto prevalgono le polemiche politiche”.
Già, il Governo, perché il punto politico è rappresentato proprio dalla tenuta dell’esecutivo di Conte. Da questo punto di vista ad attaccare l’alleato Pd ci pensa il Movimento 5 Stelle che, per bocca di Luigi Di Maio stesso, parla di esperienza fallimentare da non ripetere.
Per Di Maio in vista delle regionali in Emilia Romagna il M5s deve “azzerare un attimo le aspettative. Fare in modo di ritornare nello spirito originario per cui ci si presenta alle regionali non per vincere, ma per portare i cittadini nelle istituzioni”. A Skytg24 Di Maio conferma così che il M5s andrà probabilmente da solo in Emilia Romagna: “Domani ho un incontro con gli eletti dell’Emilia Romagna e con gli eletti della Calabria per definire il percorso. Ma la terza via il M5s la può creare fuori dai due poli, non entrando in uno dei due poli. Il patto civico in Umbria è servito come esperimento. Non funziona. Il M5s va meglio quando va da solo”.
Ufficialmente, a partire dal premier Giuseppe Conte, tutti nella maggioranza affermano che la disfatta in Umbria non inciderà sulla tenuta del Governo, ma al momento questo mantra appare più un modo per rassicurare se stessi piuttosto che una effettiva certezza.
di Giuseppe Leonelli.
Fonte: l’Occidentale