Mi scrive Bruno: “Ancora una volta, la testardaggine della Chiesa scontrandosi con il mondo scientifico per la ripresa delle Messe domenicali ha evidenziato la stoltezza di questa Istituzione nei confronti di chi tutela il bene comune. Non è una novità, perché la Chiesa ha sempre mostrato nel corso dei secoli una scarsa sensibilità alla rilevanza del progresso scientifico, e ancora oggi ostacola la scienza assumendo posizioni ostili nei suoi confronti”.
Questo breve testo di Bruno che racchiude due affermazioni polemiche, richiederebbe una lunga e complessa trattazione. Non mi fermerò sulla prima obiezione poiché l’ argomento è superato dalla Convenzione firmata giovedì tra CEI e Governo Italiano, per la quale mi complimento per lo sforzo di entrambe le parti per giungere ad un accordo che tuteli sia il diritto costituzionale alla libertà di culto, sia la salute pubblica osservando alcune norme da adottare per la celebrazione della Messa.
Concentrerò dunque l’attenzione sulla seconda obiezione con la quale non concordo. Perché? Coloro che conoscono la storia avendola studiata e approfondita e la interpretano “obiettivamente”, ben sanno che nel corso dei secoli numerosi religiosi o scienziati cristiani fornirono notevoli contributi alla scienza, alla medicina e alla cura.
La Chiesa costituì, fin dai primi secoli, ospedali e ospizi. Nella Chiesa, nell’alto medioevo, sorsero i monasteri dove era presente l’attività di monaci medici, infermieri ed erboristi che oltre produrre medicamenti, facendo tesoro anche della medicina antica, stesero codici sanitari conservati anche oggi in varie biblioteche. La Chiesa fondò nel XI° secolo le prime Università di Medicina a Bologna, a Ferrara e a Roma, città dello Stato. Per questo, lo storico T. Woods, può affermare: “Nessun’altra istituzione fece più della Chiesa cattolica per promuovere la diffusione del sapere”.
Per quanto riguarda le persone ne citerò solo cinque, trovandomi di fronte ad un elenco lunghissimo ma a uno spazio scarso. R. Grossatesta, frate francescano, vescovo di Lincoln, teologo e scienziato, è ricordato come uno degli inventori degli occhiali. L. Spallanzani, gesuita e biologo, è ritenuto il padre scientifico della fecondazione artificiale, oltre che celebre studioso della fisiologia gastroenterologica. L. Pasteur, che non disdegnò l’appellativo di cristiano, fu il padre della microbiologia e uno degli scienziati che con le sue scoperte ha giovato maggiormente al benessere dell’umanità. Tra l’altro, scoprì il primo trattamento preventivo, contro la rabbia. Il monaco ceco G. Mendel formulò le leggi della trasmissione dei caratteri ereditari, che costituiscono il fondamento dell’attuale genetica. Il sacerdote belga G. E. Lemaître presentò per primo nel 1927 la teoria del “Big Bang” parlando di “ipotesi dell’atomo primigenio”.
Di fronte a questi nomi, è strumentale smentire l’essenziale e sostanziale collaborazione della Chiesa al progresso scientifico, non perdendo mai di vista, però, la tutela della dignità della persona, come richiamato dal Catechismo della Chiesa Cattolica. “E’ illusorio rivendicare la neutralità morale della ricerca scientifica e delle sue applicazioni (…). La scienza e la tecnologia richiedono, per il loro stesso significato intrinseco, l’incondizionato rispetto dei fondamenti della moralità; devono essere al servizio della persona umana, dei suoi inalienabili diritti, del suo bene vero ed integrale, in conformità al progetto e alla volontà di Dio” (2294).
Ma, anche negli ultimi decenni, soprattutto a seguito del Concilio Vaticano II, la Chiesa si è aperta al dialogo col mondo contemporaneo, quindi anche con la scienza, consapevole di offrire un contributo essenziale alla salute e alla salvezza dell’uomo”, arricchendosi a sua volta in questo confronto. San Paolo VI, san Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco, in varie occasioni, dichiararono importante il contributo di “tutti indistintamente”, laici e cristiani, credenti o non, società civile e confessionale per integrare e moltiplicare le risorse umane, le sole adattabili e rinnovabili anche nelle circostanze più drammatiche e imprevedibili. Affermò san Giovanni Paolo II, del quale il 16 maggio ricorderemo il centenario della nascita: “Dobbiamo promuovere un confronto serio ed approfondito con tutti, anche con i non credenti, sui problemi fondamentali della vita umana, nei luoghi di elaborazione del pensiero, come nei diversi ambiti professionali e scientifici, là dove si snoda quotidianamente l’esistenza di ciascuno”(Evangelium vitae n. 95).
Don Gian Maria Comolli
Per approfondire.
-G. Cosmacini, La religiosità della medicina, Laterza.
-T. E. Woods, Come la Chiesa Cattolica ha costruito la civiltà occidentale, Cantagalli
-G.M. Comolli, Compendio di Pastorale della Salute. Tutto esordisce con il Vangelo, Editoriale Romani, pp.49-69.
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