Questa volta la Francia, Paese tradizionalmente legato ai paradigmi di una laicità-laicista (la famosa laïcité de combat, laicità di lotta), dà all’Italia una lezione di laicità positiva. Vale a dire una laicità che riafferma con vigore la spettanza a Cesare di quel che è di Cesare, ma che al contempo non solo riconosce la incompetenza dello Stato in ciò che appartiene a Dio, ma ammette che le istituzioni pubbliche, nel rispetto della reciproca autonomia, debbano creare le condizioni – innanzitutto giuridiche – perché le istituzioni religiose facciano la parte che a esse compete.