La caratura di una classe politica la si vede dai fatti e, a volte, anche dalle parole che dice.
Oggi, secondo quanto promosso dal Comitato Internazionale per la Giornata contro l’Omofobia e la Transfobia, cade la ricorrenza della Giornata internazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia (o IDAHOBIT, acronimo di International Day Against Homophobia, Biphobia and Transphobia), una ricorrenza riconosciuta dall’Unione europea e dalle Nazioni Unite.
Il nostro presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha voluto dire la sua sulla ricorrenza con un tweet che qui vedete:
Conte oggi avrebbe potuto dire parole di circostanza legate alla ricorrenza, e lo avremmo anche compreso visto che è un presidente del Consiglio, ma, come al solito, ha voluto dire la sua dando un preciso indirizzo. Una sollecitazione inquietante.
E’ inquietante quell’”invito a tutte le forze politiche perché possano convergere su una legge contro l’omofobia che punti anche ad una robusta azione di formazione culturale: la violenza è un problema culturale ed una responsabilità sociale”.
Sarebbe facile dire che non ne azzeccano una questi governanti.
A gennaio in Cina scoppia la diffusione del virus, con il caso eclatante di una città di 11 milioni di cittadini come Wuhan che viene messa in quarantena, ed il nostro governo il 31 gennaio scorso cosa fa? Dichiara in Italia per ben 6 mesi lo stato di emergenza sanitaria senza però indicare nessun mezzo di protezione degno di questo nome e appostando una ridicola somma di bilancio, solo 5 milioni di euro. Il tutto passa sotto silenzio, e solo dopo un mese alcuni fanno notare la delibera pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale.
A febbraio comincia a diffondersi visibilmente il virus in Italia ed i nostri governanti cosa fanno? Spingono i cittadini a continuare la vita di sempre, affollando locali serali e notturni, a continuare la movida come nulla fosse. Emblematico il brindisi a base di spritz di Zingaretti. Poi il virus lo ha preso proprio lui.
I giornalisti del New York Times, giornale liberal, cioè della sinistra americana, rimasero così scandalizzati da queste cose da scrivere un articolo in cui si prendevano ad esempio i governanti italiani per indicare che si sarebbe dovuto fare esattamente il contrario. Un articolo tutto da leggere.
Nel corso delle prime fasi della crisi l’opposizione gridava che si prendessero immediati e corposi provvedimenti di sostegno economico, da subito circa 80 miliardi di euro, ed il governo cosa faceva? Propone misure da 2,5 miliardi di euro.
Oggi, 17 maggio, siamo di fronte ad una catastrofe economica i cui contorni verranno alla luce nelle loro corrette dimensioni solo nelle prossime settimane, una catastrofe dove molta gente non può letteralmente mangiare, dove molti esercizi commerciali rimasti chiusi in queste settimane non si sa se riapriranno i battenti, una crisi che necessita di mezzi finanziari e provvedimenti economico-finanziari adeguati alla situazione ed il nostro presidente del Consiglio cosa fa? Invita “tutte le tutte le forze politiche perché possano convergere su una legge contro l’omofobia”. Come se in Italia, oggi, l’emergenza fosse l’omofobia, come se i nostri rappresentanti in Parlamente avessero il tempo di lasciare da parte i grattacapi derivanti dagli esiti di una pandemia per dedicarsi ad un’altra fantomatica ed immaginaria emergenza derivante dalla omofobia. Una emergenza che in italia non è mai esistita se non nelle teste di alcuni rappresentanti in Parlamente e sicuramente nei circoli e nelle lobby LGBT.
Come al solito, questi governanti sono sempre stati un passo indietro rispetto alla traiettoria della curva, come direbbero i summenzionati giornalisti del New York Times. Un passo indietro la traiettoria della curva della sensatezza, aggiungiamo noi.
Repetita iuvant: in Italia non è mai esistita, e non esiste oggi alcuna emergenza omofobia, non perché lo diciamo noi, ma perché lo dicono i numeri.
Nella prima decade di marzo, causa l’emergenza da coronavirus fa slittare il calendario dei lavori parlamentari dove era prevista la discussione della proposta di legge del deputato Alessandro Zan contro contro l’omo-bi-transfobia. Una proposta che propone “Modifiche agli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale, in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere”. Un provvedimento che prevede il carcere fino ad un anno e sei mesi per chi commette atti di discriminazione e la reclusione da 6 mesi a 4 anni, per chi commette atti di violenza, per motivi “omofobici”. Un provvedimento pericoloso visto che indicare un atto omofobico diventa alquanto problematico. Infatti, potrebbe essere considerata violenza omofobica anche il solo dichiarare che i bambini hanno bisogno di una papà e di una mamma, e per questo rischiare il carcere.
Ora che l’emergenza sanitaria percorre la coda della curva il nostro presidente del Consiglio Conte invita i parlamentari a riprendere il percorso della proposta di legge Zan.
Ma quello che fa più paura è quel riferimento di Conte a quella “robusta azione di formazione culturale”. Che significa questo? Che ci ritroveremo l’educazione LGBT negli asili e nelle scuole di ogni ordine e grado? Che i nostri bimbi ritorneranno dall’asilo con il rossetto sulle labbra? Che ai nostri bimbi all’asilo saranno distribuite le controverse sex box contenenti apparati genitali in gomma e peluche, come avvenuto in altre nazioni del Nord Europa?
Caro presidente le famiglie con figli sono in forte difficoltà. Questa è l’emergenza!
Caro presidente del Consiglio Conte, l’emergenza non è l’omofobia ma l’economia!
di Sabino Paciolla
17 maggio 2020
Caro presidente del Consiglio Conte, l’emergenza non è l’omofobia ma l’economia!