Fermato in extremis alla Camera dei Comuni il progetto per estendere a 28 settimane il limite di legge. In sospeso la scelta sull’apertura alla pillola abortiva consegnata a casa.
Centinaia di email inviate ai parlamentari britannici perché mettessero pressione sullo speaker Lindsay Hoyle, il presidente della Camera dei Comuni. Con questa mobilitazione la Chiesa cattolica e il Movimento per la vita britannico hanno contribuito forse in modo decisivo a bloccare in extremis l’emendamento che avrebbe dato alla Gran Bretagna la legge in materia di aborto più liberale in Europa, consentendo l’interruzione di gravidanza fino a 28 settimane anche senza il parere di un medico e con qualsiasi mezzo disponibile. Una scelta che avrebbe creato un vero e proprio ‘diritto assoluto’.
Con la clausola 29 inserita nella legge sulle violenze domestiche sarebbero tornati i backstreet abortions, gli aborti clandestini, praticati di nascosto. La legge sull’aborto del 1967 aveva tentato di eliminarli, introducendo l’assistenza dello Stato, la lobby abortista sta cercando di reintrodurli. L’emendamento bocciato da Hoyle era stato proposto da un gruppo di parlamentari vicino al «British Pregnancy Advisory Service», la catena di cliniche abortiste più importante del Regno Unito. Se fosse stato ammesso e poi approvato in aula, avrebbe tolto alle donne in attesa anche quel colloquio nel quale parlare dei loro problemi, insieme alla consulenza dei due dottori senza l’autorizzazione dei quali, da cinquant’anni, non si può procedere con l’interruzione della gravidanza. Eliminati sarebbero stati i due articoli che, dal 1861, definiscono «reati contro la persona» la «somministrazione di farmaci e l’uso di strumenti per procurare l’aborto».
Uno scenario per ora scongiurato, anche se un altro, altrettanto inquietante, si profila all’orizzonte. Lo stesso Lindsay Hoyle ha infatti ammesso al dibattito e alla votazione della Camera dei Comuni un secondo emendamento, sempre proposto dai parlamentari vicini alla lobby abortista, guidati dalla deputata Diana Johnson. Ancora in corso di discussione e voto a tarda sera, la clausola 28 – se approvata – darebbe il via libera all’aborto farmacologico domiciliare – ovvero con l’invio della pillola abortiva e del farmaco espulsivo – senza limiti di tempo, con le donne lasciate in balia di un partner violento.
209.519 gli aborti in Inghilterra e Galles nel 2019, record dal varo della legge nel 1967
862.320 gli aborti negli Stati Uniti nel 2017. Erano un milione nel 2011
56 milioni la stima sul numero di aborti praticati ogni anno nel mondo
È stato con il lockdown, dalla fine di marzo, che la consultazione faccia a faccia con un medico – indispensabile per ottenere le pillole per l’aborto farmacologico – è stata sostituita da una telefonata o una videochiamata, in via provvisoria. Inchieste della stampa britannica hanno testimoniato che in questi tre mesi le principali catene di cliniche per aborti – Marie Stopes e il citato British Pregnancy Advisory Service – abbiano spedito le pillole alle donne senza controllare che la gravidanza non avesse superato le 10 settimane richieste dalla legge, e che alla donna non sia stato sempre garantito il colloquio con il medico che avrebbe potuto rappresentare la via d’uscita da una situazione di violenza domestica. In un caso la polizia ha aperto un’indagine perché un feto di 28 settimane è stato abortito proprio grazie a queste pillole arrivate per posta.
Se Westminster avrà detto sì alla clausola 28 per «consentire l’aborto nelle situazioni di abusi », il limite di 10 settimane di gravidanza per l’aborto farmacologico verrà rimosso e, insieme a esso, la consultazione personaòe necessaria per ottenere le pillole. Le donne vittime di violenze domestiche, inoltre, verranno lasciate sole con un partner al quale quelle pillole fanno molto comodo. Ottimista ieri sera sull’esito del voto era il parlamentare cattolico sir Edward Leigh: «Penso che i deputati – dichiara ad ‘Avvenire’ – si accorgano che una grave liberalizzazione dell’aborto come questa venga introdotta in modo subdolo, cioè come emendamento a una legge alla quale non è direttamente collegata».
Silvia Guzzetti
7 luglio 2020
https://www.avvenire.it/mondo/pagine/diritto-di-aborto-londra-ci-pensa