C’era una volta il decreto semplificazioni, osannato da molti esponenti del Governo come la svolta epocale, il grimaldello per scardinare tutte le resistenze alla ripresa socioeconomica e per smantellare i maggiori ostacoli burocratici. Quel testo di legge, il n.76 del 16 luglio 2020, recante “Misure urgenti per la semplificazione e l’innovazione digitale”, è il classico provvedimento che fa i conti senza l’oste e cala idee anche buone in un quadro normativo, tecnologico e culturale impossibile da cambiare se non nell’arco di anni o addirittura lustri. Risultato: gran parte di quelle disposizioni si riveleranno inattuabili e lasceranno il Paese prigioniero di procedure farraginose, lacci e lacciuoli, con il risultato finale di tarpare le ali alla ripartenza del Paese.