All’inizio dell’anno molti esperti di mercati formulano, sicuramente in buona fede, previsioni per tutto l’anno. Cresceranno le azioni oppure le obbligazioni, l’oro oppure le valute. Sono indicazioni utili ma diffidate delle certezze: le variabili nel corso dell’anno sono tante e quello che appare probabile a inizio anno può diventare improbabile in primavera.
Se fosse così facile investire il proprio denaro in modo redditizio e sicuro, scartando le opzioni perdenti, saremmo tutti più tranquilli. Ma così non è. Bisogna dedicare del tempo per informarsi sulle migliori scelte possibili e confrontarsi se non ci si sente sicuri.
Per il 2018 l’investitore prudente, quello che risparmia per proteggere il nucleo familiare e le attività di lavoro, ha poche certezze. La principale – ed è utile valutarla ora – è la fine dei bassi tassi di interesse e la marcia di avvicinamento al primo rialzo da parte della Banca centrale europea (Bce).
Sarà un segnale di miglioramento dell’economia europea e una presa d’atto che non si può continuamente finanziare gli investimenti a un costo del denaro così basso. La Bce vuole un’inflazione “buona” intorno al 2%, che sia compatibile con gli investimenti delle imprese (altrimenti potrebbero temporeggiare ancora) e tale da non indebolire il potere di acquisto delle famiglie con forti aumenti di prezzi e tariffe.
Per i risparmiatori un aumento limitato del costo del denaro, atteso all’inizio del 2019, può essere positivo o negativo. Dipende – a grandi linee – se si hanno risparmi o si hanno debiti. Se si hanno risparmi dovrebbe crescere la remunerazione, ora inesistente dei conti correnti e anche dei titoli di Stato. Bisognerebbe però ragionare in termini reali: ad esempio, per un titolo di Stato a tre anni (quindi soldi prestati dal risparmiatore allo Stato) quando ritorneranno in tasca, con i relativi interessi, saranno in parte erosi dal costo della vita.
Per questo, con i tassi in crescita, è consigliabile in questi mesi cercare qualche forma di indicizzazione. Fra i titoli pubblici italiani si possono trovare offerte di Btp indicizzati (BtpItalia) che sono più convenienti se acquistati in emissione. Cioè all’inizio della loro vita, quando vengono offerti da Tesoro. Oppure si possono comprare quando hanno già iniziato il loro percorso.
C’è chi teme il periodo di elezioni e di incertezza politica, quando il famoso spread (la differenza di rendimento fra i titoli decennali pubblici con quelli tedeschi) potrebbe crescere a dismisura per la diffidenza dei grandi investitori internazionali a prestare soldi all’Italia. Le lunghe crisi politiche in Spagna e in Belgio non hanno creato panico. Attenzione, al contrario, se si ha un debito indicizzato: ad esempio un mutuo. Il rialzo dei tassi europei porta a un rialzo della rata dei contratti a tasso variabile. Ci sono ancora – per chi vuole comprare o cambiare casa – alcuni mesi buoni per contrarre un mutuo a tasso fisso, teoricamente all’1% o poco più. Che lievita con le spese di istruttoria, perizie, assicurazioni e varie. Il costo vero va calcolato al “tutto compreso”.
L’aumento dei tassi della Bce porta, in teoria anche all’aumento della remunerazione della liquidità di conto corrente e nelle nuove emissioni di obbligazioni e libretti. Per il conto corrente è corretto calcolare l’interesse annuale al netto dei costi annuali applicati dalla banca. Si scoprirà che l’interesse netto è ben poca cosa. E forse è in perdita. Quindi il conto corrente non va inteso come un investimento, ma solo come il deposito della liquidità in attesa di una scelta (una casa, un’attività o un investimento finanziario).
All’inizio dell’anno molti esperti di mercati formulano, sicuramente in buona fede, previsioni per tutto l’anno. Cresceranno le azioni oppure le obbligazioni, l’oro oppure le valute. Sono indicazioni utili ma diffidate delle certezze: le variabili nel corso dell’anno sono tante e quello che appare probabile a inizio anno può diventare improbabile in primavera.
Paolo Zucca
SIR, 19 gennaio 2018