C’è un motivo (anzi più di uno) se il capo dei vescovi americani adesso dice che le posizioni pro choice del “presidente eletto” sono una «grave minaccia al bene comune»
Martedì scorso anche monsignor José Horacio Gomez, arcivescovo di Los Angeles e da un anno presidente della Conferenza episcopale statunitense, ha dovuto ammettere che la (non ancora ufficiale) elezione a presidente del cattolico Joe Biden mette la Chiesa americana in una «situazione difficile e complessa», soprattutto a causa delle sue prese di posizione a favore dell’aborto.
Non è secondario il contesto delle parole di Gomez. Il prelato di origini messicane, infatti, è intervenuto al termine della sessione a porte aperte dell’Assemblea generale dei vescovi Usa, dopo aver scatenato non poche polemiche nel mondo cattolico americano congratulandosi con Biden per la vittoria elettorale. Vittoria che però è tuttora in discussione per Donald Trump e per molti suoi elettori, in un voto che per di più ha visto i cattolici niente affatto schierati in modo compatto con il candidato loro correligionario, bensì divisi esattamente a metà tra i due sfidanti.
IL PERICOLO DI «CONFONDERE I FEDELI»
Ebbene, in questo contesto, davanti ai colleghi vescovi, con un’incursione a sorpresa nell’attualità politica, Gomez ha voluto ribadire un’apertura di credito verso Biden in materie come l’immigrazione, la giustizia razziale e i cambiamenti climatici, precisando però che la sua difesa dell’aborto rappresenta un problema non secondario:
«Stiamo affrontando un momento unico nella storia. Il presidente eletto ci dà ragione di credere che promuoverà alcune buone misure, [ma anche altre che] minano il nostro obiettivo prioritario dell’eliminazione dell’aborto. Tali misure rappresentano una grave minaccia al bene comune. Quando sono sostenute da politici che si professano cattolici, si crea confusione tra i fedeli riguardo a cosa insegna davvero la Chiesa su questi problemi».
CHI È IL FISSATO?
Bisogna precisare a questo punto che l’aborto, contrariamente a quanto si crede (o si vuole far credere), non è affatto una fissazione dei cattolici. Negli Stati Uniti per vari motivi è sempre rimasto un tema centrale del dibattito politico tanto per i democratici quanto per i repubblicani. Tanto è vero che secondo il Washington Post e l’Associated Press il (probabile) prossimo inquilino della Casa Bianca, pronti via, starebbe già studiando come disfare tutta una serie di provvedimenti anti aborto che hanno reso Trump uno dei presidenti più pro-life di sempre.
Del resto, come abbiamo già scritto, per arrivare a essere il candidato presidente del Partito democratico Biden recentemente ha dovuto rinnegare le posizioni abortiste “moderate” mantenute per decenni e sposare l’oltranzismo pro choice con un autodafè quasi religioso. E come a suggellare questa “conversione”, a inizio ottobre l’ex moderato Biden ha detto chiaro e tondo che la risposta più adeguata alla nomina di Amy Coney Barrett alla Corte suprema è tradurre la sentenza Roe vs Wade in una legge nazionale. Evitando così che la giudice cattolica – la cui nomina da parte di Trump ha spostato nettamente gli equilibri della Corte verso i conservatori – minacci la sentenza totem degli abortisti.
SUBITO I FONDI A PLANNED PARENTHOOD
Quanto ai progetti anticipati dalla stampa, il Washington Post ha scritto qualche giorno fa che Biden intende in pratica ritornare all’anno zero dell’Obamacare. Nell’ambito di questa restaurazione, il democrat cattolico spazzerà via anche la norma, introdotta dall’amministrazione Trump nel febbraio del 2019, che di fatto ha permesso di interrompere i trasferimenti di fondi federali alle industrie dell’aborto come Planned Parenthood, stabilendo che l’interruzione volontaria di gravidanza non può far parte dei servizi di “pianificazione familiare” finanziati dai soldi dei contribuenti.
CONTRACEPTIVE MANDATE PER TUTTI
Sempre secondo il Washington Post, inoltre, l’incombente amministrazione Biden progetta già di ripristinare per i datori di lavoro l’imposizione – anche questa prevista dalla riforma sanitaria di Obama – di offrire ai propri dipendenti coperture assicurative comprensive di contraccettivi e farmaci abortivi. Come i lettori di Tempi sanno bene, dall’imposizione di questo cosiddetto “contraceptive mandate” scaturì una lunga guerra legale in merito alla libertà religiosa che oppose la Casa Bianca a una serie di imprese, opere religiose, intere diocesi. Emblematica la causa intentata al governo dalle Little Sisters of the Poor, che alla fine l’hanno spuntata ma sono dovute arrivare a scomodare la Corte suprema.
NUOVI GIUDICI PRO CHOICE
Ecco, tutto questo sforzo sarà reso vano il prima possibile dal cattolico Biden, così come saranno le esenzioni dal “contraceptive mandate” per motivi di coscienza garantite da Trump. Che il programma sia questo lo conferma un retroscena della Associated Press. Anche secondo l’Ap ripristinare le sovvenzioni federali ai colossi delle cliniche abortive è una delle priorità del leader dem. Idem per la “neutralizzazione” della temutissima Barrett:
«Biden sostiene il diritto all’aborto e ha annunciato che nominerà giudici federali che confermino la Roe vs Wade».
Alla luce di tutto questo si capisce meglio la preoccupazione del capo dei vescovi americani rispetto alla «confusione» che può essere generata nel popolo da una testimonianza “alla Biden”. Dove la fede è un faro, sì, ma soltanto in campagna elettorale: quando è il momento di fare politica davvero, i criteri sono altri.
Redazione 19 novembre 2020
Pronti via, Biden ha già grandi progetti sul “diritto all’aborto”