“Da un lato, i pm che scagionano Cappato in quanto il suo comportamento sarebbe stato irrilevante rispetto al proposito suicidario del povero dj Fabo, dall’altro, lo stesso accusato che invece si professa orgogliosamente colpevole per avere aiutato il dj a conseguire il suo proposito”.
A sottolineare questa incongruenza, in una nota, è Alberto Gambino, presidente di Scienza & Vita e prorettore dell’Università Europea di Roma. “Della due l’una: o siamo finiti nel Paese collodiano di Acchiappacitrulli, dove la giustizia funziona a
rovescia – dichiara Gambino -, oppure assistiamo all’apoteosi dell’ipocrisia dove un unico fatto storico – l’accompagnamento di Fabiano da parte di Cappato nella struttura svizzera – si trasforma in due fotografie diverse della stessa realtà, con l’intento di non fare scattare l’applicazione di una norma chiarissima, quella sull’aiuto al suicidio, che, come noto, non
mira a proteggere l’autodeterminazione dell’aspirante suicida ma proprio ad evitare che atti autolesivi possano trovare il sostegno da parte di altri consociati”.