A ottobre Molly è nata dopo un congelamento durato 27 anni. La sua storia conferma che un embrione non è un grumo di cellule ma un essere umano a tutti gli effetti. Nel caso di Molly il suo congelamento è durato 27 anni per l’esattezza. Emma e Molly sono sorelle sotto il profilo genetico, concepite dagli stessi genitori nello stesso periodo; hanno avuto la stessa madre gestazionale e continueranno ad avere la stessa madre sociale e lo stesso padre sociale per tutta la vita. Sono state accolte con amore e sono destinate a vivere un rapporto di fraternità per tutta la vita. Ma sono state fatte nascere a distanza di tre anni.
E’ cominciata giovedì 3 dicembre quella che potremmo a buon diritto chiamare la settimana dei Diritti umani. Ieri in particolare abbiamo ricordato la giornata dei diritti delle persone con disabilità, istituita nel 1981 dall’Onu, mentre il prossimo 10 dicembre ricorderemo che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel lontano 1948 proclamava la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. L’articolo 1 di questa Dichiarazione recita: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.
Una Dichiarazione che andrebbe aggiornata e riformulata in questi termini: tutti gli esseri umani sono concepiti liberi ed uguali in dignità e diritti, ricordando che tra le libertà inalienabili, vale a dire le libertà che spettano ad ogni essere umano in quanto appartenente al genere umano, ci sono, ad esempio, il diritto alla vita, il diritto alla libertà eccetera. Sempre e comunque al primo posto c’è il diritto alla vita fin dal primo istante.
Eppure si tratta di uno di quei diritti attualmente sotto accusa, perché subordinato al diritto alla libertà della madre, che si può tradurre in un diritto all’aborto, o comunque in una decisione dei genitori a far congelare un embrione già fecondato, in attesa di tempi migliori. In questo caso sembra che la vita umana perda la sua concretezza e la sua specificità, a tal punto che taluni parlano di grumi di cellule o di semplice materiale biologico.
Ma non è così e la storia di Molly conferma che si tratta di un essere umano a tutti gli effetti. Una persona umana in attesa di essere risvegliata dal lungo sonno del congelamento per essere restituita alla pienezza della vita, come è suo diritto e suo destino.
La bella storia di due sorelle, che si sono ritrovate dopo tanti anni…
Tina e Ben Gibson, coppia profondamente unita anche per la condivisione di valori legati alla loro stessa fede cristiana, soffriva molto per la propria sterilità, dal momento che entrambi desideravano un figlio, senza poterne avere. Assistendo quasi per caso a una trasmissione televisiva, vengono a conoscenza di una Onlus di orientamento cristiano, la Nedc: National Embryo Donation Center, che, come dice l’acronimo, conserva gli embrioni congelati che le coppie che seguono un percorso di procreazione assistita decidono di non utilizzare e di donare a coppie con problemi di sterilità.
Per Tina e Ben sembra proprio la risposta che cercavano a un desiderio che non sapevano come colmare e decisero di ricorrere alla Pma, eterologa evidentemente, per dare una famiglia prima a un figlio, una bambina per l’esattezza, e poi dopo qualche tempo alla sua sorellina naturale. Due figlie non concepite, ma adottate fin dal momento stesso del loro impianto in utero. Prima l’una e poi l’altra. Prima è nata Emma, dopo 24 anni di congelamento, e tutto è andato nel migliore dei modi: dalla gestazione al parto, e dal parto ai primi anni di vita. Ed è stato proprio il successo di questa prima gravidanza a convincere Tina e Ben a dare ad Emma una sorellina. Così a ottobre di quest’anno è nata Molly, la seconda, che attualmente gode di ottima salute.
Nel caso di Molly il suo congelamento è durato 27 anni per l’esattezza. Emma e Molly sono sorelle sotto il profilo genetico, concepite dagli stessi genitori nello stesso periodo; hanno avuto la stessa madre gestazionale e continueranno ad avere la stessa madre sociale e lo stesso padre sociale per tutta la vita. Sono state accolte con amore e sono destinate a vivere un rapporto di fraternità per tutta la vita. Ma sono state fatte nascere a distanza di tre anni.
Quel che resta della legge 40/2004
Dopo il lungo dibattito parlamentare sulla Procreazione medicalmente assistita, culminato nella legge 40 del 2004, confermata dal più ampio referendum che si ricordi nella storia della Repubblica, è cominciato il lento e graduale smantellamento di alcuni princìpi cardine della legge, immaginati dal legislatore a tutela della vita umana fin dal momento del suo concepimento e contestualmente del diritto alla salute della donna. I famosi limiti alla produzione degli embrioni, non più di tre, avevano la loro ragione logica nel non avere embrioni soprannumerari dal destino incerto. Tre sembrava il numero massimo di figli che una donna avrebbe potuto portare avanti nella stessa gravidanza.
Venuto meno questo limite ci si è posti il problema di cosa fare con gli altri embrioni, dal momento che almeno a livello della coscienza del legislatore non possono essere in nessun modo considerati come un semplice grumo di cellule umane, né come materiale biologico. Da tempo, infatti, chi nega la dignità degli embrioni congelati ne reclama uso e destinazione a fini scientifici, oppure propone un’operazione di distruzione di massa, considerando che mantenerli in vita ha un costo ed esige un adeguato registro.
Emma e Molly invece ci dicono che, ancorché congelati per oltre 20 anni, dagli embrioni tenuti in queste condizioni così particolari, possono nascere in qualsiasi momento i figli tanto desiderati e possono mostrare ciò che effettivamente sono: persone umane, che desiderano essere accolte, amate e aiutate a crescere, a diventare persone adulte e mature.
La Nedc, fondata circa 17 anni fa, è riuscita a far adottare oltre mille embrioni, 1.012 bambini nati vivi per l’esattezza, con una media di circa 200 all’anno. L’associazione dispone anche di un profilo di 200-300 donatori, con la storia della famiglia e i relativi dettagli che possono far pensare a una maggiore compatibilità con chi adotta. D’altra parte si tratta di una donazione libera e consapevole, di cui la Nedc si fa garante anche sotto il profilo della rispettiva privacy. Solo se entrambe le coppie lo desiderano è possibile stabilire un rapporto diretto tra di loro, altrimenti prevale il principio della donazione anonima, di cui solo la Nedc conosce gli aspetti concreti e particolari.
D’altra parte la scienza sembra confermare, anche a distanza di molti anni, l’ottima conservazione degli embrioni e quindi la loro idoneità all’impianto. In uno studio pubblicato su Human Reproduction, nell’ottobre di questo anno, sono stati confrontati i parametri alla nascita di bambini nati da embrioni non congelati e quelli nati da embrioni congelati e sembra che eventuali patologie alla nascita, peso del bambino e altre variabili, siano assolutamente identiche tra i due gruppi.
La dignità dell’embrione
Emma e Molly confermano che fin dal concepimento in ogni embrione è già presente tutto quello che successivamente si svilupperà con il tempo se ci sono le circostanze adeguate. Da un embrione impiantato in utero a poche ore dalla sua fecondazione non può che nascere un bambino con la pienezza dei suoi diritti, a cominciare dal diritto alla vita.
Non a caso Carlo Casini, che ha fatto della tutela della vita l’autentica mission della sua esistenza intera, si è battuto fino all’ultimo per avere una legge di rango europeo che riconoscesse lo Statuto giuridico dell’embrione, con tutti i suoi diritti. Aveva raccolto milioni di forme in tutta l’Unione europea, ben più del numero necessario ad avere una legge di iniziativa popolare a tutela della vita umana in quella Europa che si vanta di essere la patria dei diritti umani. Non è mai riuscito neppure a farla calendarizzare per farla discutere.
Eppure Emma e Molly e gli altri mille bambini nati grazie alla Necd danno conferma di chi sia e di cosa sia capace l’embrione umano e di quanta dignità ci sia in lui.
Paola Binetti
Il Sussidiario
4 Dicembre 2020