La panmedicalizzazione, il culto degli esperti. Tutto era già scritto in una commedia del 1923. Il Dott Knock è un quarantenne neolaureato, per lui la medicina è una religione fatta di verità assolute e strumenti liturgici. Il gregge che gli è stato affidato è un insieme di “malati che ignorano di esserlo”: soggetti sanissimi che però, sottoposti ad approfondite visite inizialmente gratuite, si convincono di essere infermi, rottami da confinare in un letto (in qualche caso meglio se a digiuno). Gente che, alla fine, spera solo nella medicina di Knock, idolo che ha soppiantato tutti gli altri. E’ la panmedicalizzazione.
Jules Romains si godrebbe questi mesi di pandemia, incredulo che quanto da lui raccontato un secolo fa in una brillante commedia in tre atti, Knock o il trionfo della medicina (di recente rimandato in libreria da liberilibri, XXII-114 pp., 9 euro) sia oggi il protagonista di talk-show televisivi dove s’accapigliano infettivologi e virologi, scettici dei lockdown e irreprensibili fautori del confinamento della cittadinanza nel proprio domicilio.
Il trionfo della medicina, appunto: il dogma dei dogmi cui tutti devono genuflettersi pena il marchio sulla fronte e l’esposizione al pubblico ludibrio. Il dottor Knock è di tutt’altra pasta rispetto al predecessore, il medico condotto di Saint-Maurice, Parpalaid. Knock è un quarantenne neolaureato, per lui la medicina è una religione fatta di verità assolute e strumenti liturgici. Il gregge che gli è stato affidato è un insieme di “malati che ignorano di esserlo”: soggetti sanissimi che però, sottoposti ad approfondite visite inizialmente gratuite, si convincono di essere infermi, rottami da confinare in un letto (in qualche caso meglio se a digiuno). Gente che, alla fine, spera solo nella medicina di Knock, idolo che ha soppiantato tutti gli altri. E’ la panmedicalizzazione.
Il giovane dottore è convintissimo – e lo dice con una tranquillità raggelante – che la sua missione sia quella di convincere le persone di essere malate affinché sentano il bisogno assoluto d’essere curate. La commedia di Romains fu rappresentata per la prima volta a Parigi nel dicembre del 1923, al Teatro degli Champs-Elysées. La trama è semplice: Parpalaid se ne va a Lione e al suo posto arriva Knock. Si prospetta una sorta di noiosa routine, poco lavoro, molto riposo, bifolchi da ascoltare e rimandare a casa con qualche comune intruglio. Dopotutto, lì a Saint-Maurice nessuno va dal medico per curarsi i reumatismi, a quanto pare la malattia più in voga nella cittadina. “Credetemi, caro collega, voi troverete qui il miglior genere di clientela: quella che vi lascia la vostra indipendenza”, gli dice Parpalaid. Insomma, una clientela fantasma.
Knock non riesce a crederci e assicura che tutto cambierà: “L’èra della scienza medica può finalmente vede la sua alba”. Parpalaid ridacchia e lancia il guanto di sfida, annunciando che di lì a tre mesi sarebbe tornato nel villaggio per constatare i risultati del lavoro del collega: “Vedremo cosa avrà ottenuto il dottor Knock”, dice beffardo. Alla scadenza pattuita, la scena che si mostra ai suoi occhi è sconcertante: un intero distretto di malati, l’albergo trasformato in ospedale. La gente che va in ansia se non sente qualche dolore, un po’ di malessere. Dopotutto, queste persone “non sospettando di niente, avrebbero continuato a bere, a mangiare e a commettere cento altre imprudenze”.
Il farmacista Mousquet ha quintuplicato il suo giro d’affari, il maestro e il banditore del paese si sentono finalmente realizzati: lavorando con il nuovo dottore, riescono a rendersi utili e a farsi rispettare. Parpalaid è senza parole, “a Saint-Maurice ormai c’è posto solo per i ciarlatani”, Knock si farà vestale della dea medicina e illuminato dalla “Luce Ospedaliera” lo porrà davanti alla realtà: “Voi mi consegnate un distretto popolato da qualche migliaio di individui evanescenti, indefiniti. Il mio compito è di renderli reali, di condurli a un’esistenza medicalizzata. Li metto a letto, e resto a osservare che cosa ne potrà risultare… Niente mi esaspera di più di questo essere né carne né pesce che vuoi chiamate individuo sano”. E anche Parpalaid lo scettico (o il normale, diremmo noi) finirà per farsi ammaliare dalla religione di Knock, affidandosi agli strumenti liturgici del collega: “Da qualche tempo m’accade di osservare su me stesso ora un sintomo ora un altro… e per un interesse puramente scientifico sarei curioso di capire se le mie osservazioni personali coincidono con il tipo di diagnosi istintiva di cui parlavate”. Knock ha vinto
MATTEO MATZUZZI
IL FOGLIO
2 Gennaio 2021