“’Indottrinare’ i professionisti forensi ormai è una pratica non solo consentita ma addirittura incentivata. Il “Corso sull’inclusione delle persone LGBTQI+ e di origine etnica e razziale diversa dalla maggioranza”, pubblicato sulla pagina Facebook del Consiglio Nazionale Forense, è già tutto esaurito e prevede addirittura 18 crediti formativi a chi vi parteciperà giovedì 11 febbraio, alle 14.30, sulla piattaforma Zoom.La propaganda arcobaleno ora deve entrare nelle aule e negli studi che dovranno diventare lo specchio della sopraffazione ideologica. Ma non si dovrebbe assumere una persona perché capace e non perché di un determinato colore o orientamento sessuale? Nel mondo forense non c’è discriminazione e non credo che gli avvocati abbiano bisogno di corsi per capire quello che già prevede l’articolo 3 della Costituzione” ha dichiarato Toni Brandi, presidente di Pro Vita e Famiglia onlus.
“Il corso sarà aperto con una lectio magistralis del Presidente emerito Guido Alpa, il mentore dell’ex premier Prof. Giuseppe Conte, e interverrà il Presidente di Avvocatura per i Diritti LGBTI – Rete Lenford e Hilary Sedu, Vincenzo Mirri. Tra gli aspetti affrontati, fa sorridere quello sui ‘punti di forza dell’avvocato inclusivo. La capacità di valorizzare ed attrarre i talenti e comprendere l’evoluzione del mercato e dei clienti. Esperienze dagli studi professionali e dalle aziende’. Insomma l’inclusività come fattore di successo imprenditoriale e professionale. Quindi ci dicono che chi non si adegua a questa visione ‘dottrinale’ è destinato all’insuccesso e al fallimento? Gli avvocati e quanti lavorano in campo forense non si lascino insegnare la lingua orwelliana del finto rispetto e si ricordino che tutti sono uguali davanti alla legge” ha concluso il vice presidente Jacopo Coghe.
Roma, 9 febbraio 2021