Nel 2020 è calato dell’8,9 per cento, il dato peggiore nella storia della Repubblica. Intanto domani la Commissione Europea decide i criteri per ripristinare il Patto di Stabilità
I numeri recenti dell’economia italiana, contenuti anche nel Rapporto Istat sul 2020, ci dicono quattro cose: 1) Il Pil italiano è calato dell’8,9 per cento, tornando ai livelli di 23 anni fa; 2) Le entrate dello Stato sono calate del 6,4 per cento, mentre le spese sono salite dell’8,6 per cento; 3) Il debito pubblico a fine anno era di 156 miliardi (il deficit è pari al 9,5 per cento del Pil); 4) La pressione fiscale rispetto al Pil è cresciuta dal 43,1 per cento al 42,4 per cento.
Il calo del Pil è il dato peggiore nella storia della Repubblica italiana ed è in linea con quello di Francia (-8,2), Spagna (-9,1) e Regno Unito (-9,9), ma il quasi doppio di quello tedesco (-4,9). Come nota oggi Avvenire «secondo le ultime previsioni diffuse dalla Banca d’Italia soltanto alla fine del 2023 il Pil ritroverà i livelli del 2019: ci riuscirà se, come prevedono le stime della banca centrale, crescerà del 3,5% quest’anno, del 3,8% il prossimo, del 2,3% nel 2023».
Patto di stabilità
Mentre, quindi, ci troviamo a fare i conti con questa situazione, dobbiamo dare anche uno sguardo a quanto accade in Europa, come ad esempio ci invita oggi a fare la Stampa che ci ricorda che «domani la Commissione europea annuncerà i criteri necessari per ripristinare le regole del Patto di Stabilità. Che, con ogni probabilità, resteranno sospese anche nel 2022. […] Bruxelles non deciderà domani quando riattivare le regole di bilancio, ma stabilirà le condizioni. Per il verdetto bisognerà attendere maggio, dopo la pubblicazione delle previsioni economiche di primavera (e dopo il confronto tra i ministri delle Finanze). Domani, però, la Commissione spiegherà quali saranno i parametri macro-economici da osservare per decidere se mantenere o meno la sospensione del Patto».
Redazione 2 marzo 2021