“La civiltà giudaico-cristiana è una barca che affonda. Siamo entrati in un periodo di transizione”. Il nuovo libro del filosofo francese, “La nef des fous”“Etimologicamente parlando, è il tempo della decomposizione della nostra civiltà”, spiega Michel Onfray al Foglio. “Tutto ciò che costituiva la civiltà giudeo-cristiana è oggi decomposto, sconfitto, distrutto. E’ la vecchia fantasia rivoluzionaria che si sta realizzando: ‘Facciamo tabula rasa del passato!’. Siamo in un periodo di transizione tra la fine di questa civiltà esaurita dopo duemila anni di esistenza e l’avvento della prossima, che sarà probabilmente quella del transumanesimo. Stiamo davvero vivendo momenti di barbarie come ce ne sono stati spesso nella storia con i suoi autodafé, i suoi roghi reali o virtuali di biblioteche, le sue inquisizioni, i suoi tribunali rivoluzionari, le sue condanne, le sue purificazioni…”.
Una bambina di otto anni che vuole cambiare sesso, tagliagole presentati come vittime del sistema e di sé stessi, una ragazza che non va più a scuola e profetizza la catastrofe climatica mentre il clero del suo paese dice che è la reincarnazione di Cristo, donne che vendono uteri, bambini su commissione, la chiesa cattolica che corre dietro alle mode del politicamente corretto, il quotidiano Libération che si dice progressista celebrando la coprofagia, i vegani che militano contro i cani guida, un antropologo che scopre che ci sono troppi dinosauri maschi e non abbastanza femmine nei musei… Sono alcuni dei frammenti della nuova opera di Michel Onfray, “La nef des fous: Des nouvelles du Bas-Empire”. Il titolo si riferisce al secondo periodo dell’Impero romano, ma anche al dipinto di Hieronymus Bosch, che mostra una serie di personaggi stretti su una piccola barca e in preda ai propri vizi.
È l’intellettuale francese meno facilmente classificabile. I cattolici lo criticano per quel suo “Trattato di ateologia” che gli diede enorme successo. Gli atei lo guardano con sospetto perché lamenta la fine dell’Europa giudaico-cristiana e attacca il “laicismo militante”. I liberali lo incasellano fra i populisti, specie da quando ha fondato una nuova rivista, il Front Populaire. I liberal non lo hanno mai sopportato molto, troppo “reazionario”. La destra lo accusa di essere un anarchico di sinistra. La sinistra lo taccia di cripto lepenismo, perché difende i ceti popolari. I custodi del 1789 non gli perdonano le troppe pagine dedicate alle decapitazioni di massa di Robespierre e al genocidio in Vandea. E nel paese di Jacques Lacan e Françoise Dolto, Onfray ha scritto anche un libro contro Freud. Non si può dire che non se le cerchi. Sessantadue anni, fondatore dell’Università popolare di Caen, Onfray vive ancora a Chambois, un magnifico paesino dimenticato da qualche parte della Normandia, nei pressi di Argentan (dove dal 16 al 24 agosto 1944 americani e inglesi circondarono l’esercito tedesco), storico feudo della sinistra che oggi vota massicciamente Marine Le Pen.
Sullo sfondo di una civiltà sull’orlo del collasso, nel libro di Onfray c’è una sinistra che ha rinunciato alle sue lotte per suicidarsi in un naufragio ideologico. L’idealismo marxista ha dominato la vita intellettuale francese per mezzo secolo, fino al ’68. “Il mese di maggio ha sepolto la vecchia sinistra sartriana a beneficio di una sinistra strutturalista incarnata da Foucault. Sartre, il vecchio papa del marxismo, è crollato come un castello di carte. Per Marx non c’erano neri, gialli, bianchi, ebrei, cristiani, musulmani, uomini o donne, eterosessuali o omosessuali, ma sfruttatori borghesi e proletari sfruttati”. Foucault incarna lo strutturalismo che, scrive Onfray, “fornisce la sua ideologia al nichilismo contemporaneo. Lo strutturalismo annuncia che esisterebbero strutture invisibili, indicibili, ineffabili. La sinistra francese non poteva più guardare a Mosca per pensare, tranne che per meditare su rovine e macerie. Quindi ha rivolto lo sguardo a occidente, affascinata dai campus americani”. Il proletariato non sarebbe più stato l’attore della storia, “gli viene ordinato di cedere il passo alle minoranze”. Il filosofo si è divertito a compilare sotto forma di effemeridi del 2020 “alcune cose piuttosto sorprendenti di questa èra del collasso”. Ricorda l’articolo su Libération del filosofo transessuale Paul B. Preciado, ex compagna della scrittrice e attivista di sinistra Virginie Despentes: “Affermiamoci come cittadini totali e non più come uteri riproduttivi. Attraverso l’astinenza e l’omosessualità, ma anche attraverso la masturbazione, la sodomia, il feticismo, la coprofagia, la bestialità… e l’aborto. Non lasciamo che una sola goccia di sperma nazionale cattolico entri nelle nostre vagine”. “E’ quella la sinistra? La mia sinistra non è coprofila e zoofila”, scrive Onfray.
Secondo il filosofo, il “crollo dei valori è totale” e denuncia Elon Musk come “il grande uomo della barbarie”. “Se la sinistra che ha difeso le persone, i poveri e gli indigenti ci invita a mangiare le feci e sodomizzare il nostro pesce rosso, c’è davvero qualcosa che non va”. Onfray attacca la cultura woke americana. “Non c’è molto dibattito, ma molti insulti. Siamo razzisti, siamo omofobi, siamo misogini, siamo fallocrati. E’ l’anatema. O sei con noi o sei contro di noi. E se sei contro di noi, sei il nemico. Questa è una guerra spietata e non un dibattito. Potremmo discutere, argomento contro argomento. Questo non è il caso. Alla fine sarai un fascista, un nazista, un pétainista, sei di estrema destra e la questione è risolta”. Sul Parisien, la politologa e attivista femminista Françoise Vergès ha descritto Napoleone I come “razzista, sessista, dispotico, militarista e colonizzatore”.
“Etimologicamente parlando, è il tempo della decomposizione della nostra civiltà”, spiega Michel Onfray al Foglio. “Tutto ciò che costituiva la civiltà giudeo-cristiana è oggi decomposto, sconfitto, distrutto. E’ la vecchia fantasia rivoluzionaria che si sta realizzando: ‘Facciamo tabula rasa del passato!’. Siamo in un periodo di transizione tra la fine di questa civiltà esaurita dopo duemila anni di esistenza e l’avvento della prossima, che sarà probabilmente quella del transumanesimo. Stiamo davvero vivendo momenti di barbarie come ce ne sono stati spesso nella storia con i suoi autodafé, i suoi roghi reali o virtuali di biblioteche, le sue inquisizioni, i suoi tribunali rivoluzionari, le sue condanne, le sue purificazioni…”.
Nei momenti di declino, dall’antica Grecia a oggi, emergono fantasie transessuali. “Per affermarsi ideologicamente, il transumanesimo ha bisogno di distruggere la differenza sessuale e l’antica definizione umanista dell’uomo a favore di un terzo sesso non più naturale ma artificiale, quindi deciso, scelto, voluto, costruito, prodotto, un corpo come oggetto che può essere venduto, affittato, riparato, modificato, migliorato… La teoria del gender lavora consciamente o inconsciamente su questo progetto, cancellando tutto ciò che è naturale a favore del culturale. Un bambino non è più un essere vivente, una persona, ma è un progetto: se non abbiamo più il progetto di questo bambino, una legge francese votata in Parlamento ha appena autorizzato la possibilità di metterlo a morte negli ospedali, per mano stessa dei medici, con il pretesto di ragioni psicosociali”. Onfray si riferisce all’aumento del periodo di aborto da dodici a quattordici settimane. “Stiamo andando verso la generalizzazione di questo concetto: l’uomo non sarà più un essere autonomo, un soggetto dotato di una coscienza e fornito di libero arbitrio, ma una cosa con un destino proprio – prendiamo, teniamo, buttiamo via, sostituiamo, gettiamo nella pattumiera?”.
Pochi intellettuali ormai, e quasi tutti della vecchia guardia, mettono in discussione questo nuovo consenso. “C’è una doppia tradizione in filosofia. C’è quella di Platone, che consiglia re e principi e diventa familiare con i potenti, e c’è quella di Diogene, un uomo libero che non trovava interesse nel frequentare i potenti. Ci sono molti filosofi nella prima categoria perché c’è molto da guadagnare mangiando alla tavola dei grandi. C’è molto da guadagnare nel futile, ma molto da perdere in ciò che costituisce l’onore e la dignità di un uomo. Anche la sua libertà. Le ho detto che ho una grande stima di Diogene?”.
Al giornale spagnolo El Mundo lei ha appena detto che la sinistra che compra e vende i bambini con la maternità surrogata non è la sua. “La mia sinistra non è la sinistra dei marxisti, che è la sinistra del filo spinato, né la sinistra dei liberali, che è la sinistra del denaro e dell’impoverimento. La mia sinistra è quella di Orwell, che si definiva un ‘anarchico conservatore’, e mi sta bene. La sinistra maastrichtiana, come ho appena detto, lavora per abolire la civiltà giudeo-cristiana e per realizzare il consumismo transumanista. Per farlo, ha gettato il popolo alle ortiche, con il pretesto che si è rifugiato nelle braccia dei populisti, e lo ha sostituito con un popolo composto da minoranze religiose, sessuali, culturali, corporali e razziali. Tocqueville non amava la democrazia perché vedeva in essa il pericolo della tirannia della maggioranza. Si sbagliava: la democrazia si spezza sottomettendosi alla tirannia delle minoranze, a cui dà pieno potere sulla maggioranza”.
La chiesa, scrive nel libro, si sta adagiando sulle ali di ogni venticello politicamente corretto. “Sì. Papa Francesco, a differenza del suo predecessore, Benedetto XVI, che gli ha resistito, è l’uomo della decadenza. Non sono cristiano, ma se lo fossi, vedrei in lui l’Anticristo annunciato nell’Apocalisse! Dal Concilio Vaticano II, la chiesa non vede l’ora di dare pegni alla modernità. Ha liquidato l’ontologia, la metafisica, la teologia, il sacro, la trascendenza, in favore di una fredda morale! Credendo di tenersi così i suoi seguaci, li ha persi”.
Lei ha scritto che noi abbiamo il monopattino, i musulmani invece hanno Allah. “Il potere dell’islam dipende meno da una questione di forza di questa religione e più dalla debolezza del cristianesimo, che, come ho appena detto, si sta lentamente ma inesorabilmente suicidando”, ci dice ancora Onfray. “Una civiltà non cade perché è attaccata dall’esterno, ma perché è minata dall’interno. Le ricordo, visto che è così gentile da citare ‘Decadenza’ (in Italia è uscito per Ponte alle Grazie), che in questo libro dico che la Sagrada Familia di Barcellona è stata decisa dal suo architetto nel XIX secolo, che il XX secolo non è stato sufficiente per costruirla, che è stata tuttavia santificata da un Papa nel XXI secolo e che questo Papa si è dimesso… A questo bisogna aggiungere che è stato sventato un attacco islamista che avrebbe distrutto quella che è già una rovina”.
Veniamo all’isteria generata dal fenomeno Greta Thunberg. “Il politicamente corretto avanza sul principio del cavallo di Troia: non dice mai che distruggerà, spezzerà, sopprimerà, devasterà una civiltà, ma che agisce per il bene degli uomini e dell’umanità. Il riscaldamento globale, un fatto provato le cui cause restano da determinare proprio evitando l’ideologia e preoccupandosi piuttosto di astrofisica, geologia e geomorfologia, climatologia, questo riscaldamento globale è quindi un eccellente argomento sofisticato e retorico per chi vuole abolire confini, popoli e nazioni a vantaggio di una politica post-nazionale e cosmopolita. La Terra è un Tutto la cui gestione ecologica richiede un governo planetario, è un’entità globale che richiede la fine del locale: abracadabra… Greta è la santa laica di questa nuova religione, la Giovanna d’Arco che deve cacciare l’ipotetico nemico del pianeta fuori dal cerchio della ragione”.
Onfray conclude, come ci si aspetta da lui, su una nota di pessimismo. Dice che il tempo sta per scadere. “La cultura occidentale sta cadendo a pezzi a grande velocità. Tanto più che l’odio per la cultura non è opera dei soliti nemici della cultura, barbari, soldati, guerrieri, bruti, ma viene ormai dagli stessi uomini di cultura, accademici, scrittori, sociologi, pensatori, giornalisti, artisti mondani che accendono ogni giorno cento falò intellettuali. Di questo passo, presto non ci saranno altro che le rovine della nostra civiltà”.
Giulio Meotti
Il Foglio
8 Marzo 2021