“La salute prima di tutto” è il ragionamento con cui il governo Conte, il suo successore Draghi e il govarnatore lombardo Fontana hanno ordinato sempre le chiusure, anche se impopolari e distruttive per la società. Ma “la salute prima di tutto” è un principio morale valido? San Tommaso d’Aquino condannava la “prudenza della carne” che fa dimenticare il fine ultimo.
Un giorno ero a pranzo con un amico, anch’egli collaboratore della Nuova Bussola Quotidiana. Ovviamente si chiacchierava delle nostre comuni passioni, la più grande delle quali è la filosofia di san Tommaso d’Aquino. Il mio commensale, ad un certo punto, commentò: «È davvero incredibile… qualsiasi cosa abbia bisogno, sfoglio la Summa e trovo la risposta. San Tommaso ha davvero scritto tutto, su tutto!». Lì per lì mi sono trovato d’accordo: più volte ho risolto un dubbio o una domanda grazie al mio filosofo preferito. Tuttavia, recentemente, ne ho avuto una imprevista conferma.
Stavo leggendo le recenti dichiarazioni del Presidente della Regione Lombardia a proposito della «zona arancione rinforzata». Il politico ha dichiarato: «Io lo so che è impopolare. So che la gente se la prenderà con me. Ma se devo scegliere tra le decisioni di consenso e quelle necessarie alla salute, io sceglierò sempre quelle per la salute». Dichiarazioni in perfetta sintonia con quanto aveva dichiarato, nell’ottobre scorso, il Presidente del Consiglio Conte: «Noi abbiamo sempre adottato una linea coerente: la tutela della salute e’ al primo posto». Sulla stessa linea d’onda il suo successore Mario Draghi: la priorità del (nuovo) governo è la tutela della salute. Sembrano affermazioni di buon senso, anzi: prudenti! Scegliamo la salute, la tutela della salute è al primo posto.
Ora: se è vero che san Tommaso ha detto tutto su tutto, avrà detto qualcosa anche che possa aiutare a giudicare queste affermazioni. Certo, il Covid-19 non esisteva, ai tempi del mistico filosofo; però le malattie esistevano, le epidemie pure. Quindi… proviamoci.
Apriamo la Summa… secunda secundae… quaestio 55, articolo 1… Taaaac! «[…] per prudenza della carne s’intende propriamente quella di colui che considera i beni della carne come il fine ultimo della propria vita. Ora, è evidente che questo è peccato: perché distoglie l’uomo dall’ultimo fine, che non consiste nei beni del corpo, come sopra abbiamo dimostrato. Dunque la prudenza della carne è peccato».
Per usare un’espressione del filosofo Agamben, mettere al primo posto la «nuda vita» non è solo triste; è peggio. Considerare il bene del corpo al primo posto, prima del culto, prima della vita sociale, prima del lavoro e della libertà, è un peccato. Quindi, dal punto di vista morale, sia l’ex premier Conte che il suo successore Draghi, che il Presidente della Regione Lombardia hanno torto marcio. La loro non è una posizione prudente, ma peccaminosa.
Bene, aveva ragione quel mio amico: nella Summa c’è ogni risposta; san Tommaso ha già scritto tutto. Quello che non capisco, a questo punto, è perché la Summa non sia un best seller…
Roberto Marchesini
14 marzo 2021