Un richiamo a fare attenzione al linguaggio e un invito a legare l’immigrazione al concetto di accoglienza: così mons. Perego, già presidente della Fondazione Migrantes della Cei, dopo i fatti di Macerata.
In attesa dell’interrogatorio di garanzia per Luca Traini, accusato di strage aggravata da razzismo per gli spari contro immigrati a Macerata, la città è lacerata e la polemica politica si infiamma. “Sono fatti gravi che chiedono una responsabilità a diversi livelli”: commenta mons. Gian Carlo Perego, vescovo di Ferrara, già direttore generale della Fondazione Migrantes (Cei). “Utilizzare termini per comunicare l’immigrazione come ‘bomba sociale’, ‘disastro sociale’ significa non interpretare una sfida che invece è importante oggi – lo hanno ripetuto più volte il Papa e i vescovi italiani – si chiede un impegno per la sicurezza sociale, per progetti e percorsi di integrazione, mediazione sociale e culturale”.
Immigrazione nel nome dell’accoglienza
“Utilizzare ancora termini come ‘clandestinità’, ‘irregolarità’, ‘respingimenti’ significa non interpretare i fatti dividendo le nostre comunità. Forse è il tempo di impegnarsi più in sicurezza sociale che in sicurezza per interpretare un territorio che ha bisogno di relazioni e costruire nuovi legami”. Il presule auspica “che l’immigrazione sia governata a partire dall’accoglienza e non a partire da rifiuti e violenza. Questi fatti ci interpellano su una politica che sappia rispondere anche a questa esigenza”.
Attenzione ad alimentare l’intolleranza
Sulla presenza in Italia di un ventre molle contaminato da razzismo di stampo fascista, mons. Perego ricorda che “il modo di parlare, l’alimentare alcune interpretazioni ed esasperare alcuni fatti che capitano dentro la logica di una cultura di razza porta chiaramente a far emergere alcuni fenomeni che sono latenti come quelli razzisti, che fortunatamente fino ad oggi non si erano molto evidenziati sul piano culturale. Ma soprattutto – precisa – c’è il rischio che alimentino una nuova forma di terrorismo fai da te nelle nostre città”.
Unità per contrastare la violenza
La giustificazione di Traini sulla vendetta dopo la morte di Pamela, la giovane uccisa e fatta a pezzi sempre a Macerata, “è – afferma il vescovo – un fatto grave è stato strumentalizzato per farlo diventare ragione di violenza in chi già si considerava un nemico, una persona da respingere”. Mons. Perego conclude esprimendo il serio timore che episodi tragici di questo tipo si ripetano e invita ad essere uniti: “Dalla scuola e dai diversi luoghi educativi bisogna lavorare insieme per una responsabilità attorno a fenomeni sociali che stanno cambiando le nostre città, come l’immigrazione”.
Questo caso di xenofobia di Macerata obbliga ad una riflessione sul terreno sociale su cui si è consumato: uno sfondo di recrudescenza di intolleranza, verso gli immigrati che, secondo Alfredo Alietti, docente di Sociologia all’università di Ferrara, indubbiamente si registra in Italia da diversi anni. Ad alimentarla “le strumentalizzazioni politiche, ma anche un certo giornalismo che dovrebbe ripensare ad una nuova etica dell’informazione-. Tuttavia – ha precisato Alietti- non penso ad un fallimento dei programmi di integrazione”.
Antonella Palermo
Vatican News, 5 febbraio 2018