La mancanza di gusto e olfatto viene poco segnalata. Tra i più giovani (adesso più colpiti) diffuse le sindromi simil-influenzali. Segnalati anche disturbi gastroenterologi. Non ci sono evidenze su nuovi sintomi legati alle varianti
Quali sono i sintomi di Covid-19?
Il sito del ministero della Salute elenca tra i sintomi più comuni febbre, tosse, mal di gola, debolezza affaticamento e dolore muscolare. I casi più gravi possono presentare polmonite e difficoltà respiratorie. Segnalati anche la perdita di gusto e olfatto. Altri sintomi meno specifici includono cefalea, brividi, mialgia, astenia, vomito e diarrea.
Sono cambiati nei mesi i sintomi Covid?
Secondo uno studio svolto dal Regno Unito su 19 mila persone tra il 27 maggio e il 4 dicembre 2020, il 40% dei pazienti non aveva uno dei tre sintomi considerati classici: febbre, tosse secca persistente o perdita del gusto e dell’olfatto. Non è detto dunque che un paziente Covid debba per forza manifestare questi sintomi. Le sindromi simil-influenzali restano comunque la caratteristica peculiare di Covid-19 «A differenza della prima ondata, in cui i pazienti, più anziani, andavano in ospedale, oggi molti restano a casa e ci raccontano meglio le loro sensazioni. Febbre, non per forza alta, ma soprattutto spossatezza, quest’ultima che perdura anche a lungo, sono i sintomi che osserviamo più di frequente nei pazienti curati a domicilio» spiega Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (SIMG). «Vediamo anche meno pazienti con tosse» aggiunge Ovidio Brignoli, vice presidente SIMG.
Le varianti hanno portato sintomi diversi?
L’impatto dei sintomi sulle varianti è stato poco studiato. «Le varianti, quella inglese per quanto riguarda l’Italia, hanno contagiato molto di più le persone più giovani ma non ci sono evidenze che causino sintomi differenti» conferma Brignoli. Proprio ieri è stato pubblicato uno studio su Lancet sulla variante inglese e non sono stati trovati cambiamenti nei sintomi.
Possono cambiare i sintomi a seconda dell’età?
«Cambia la popolazione di riferimento – spiega Cricelli – e tra qualche mese non vedremo più gli anziani ricoverati perché saranno in gran parte vaccinati. I giovani, tra i quali Covid oggi è più diffuso, tendono ad avere una difesa immunitaria più forte, si ammalano meno e in genere manifestano sintomi simil-influenzali. Pochi, si ammalano di polmonite (molto più frequente negli anziani) e di solito si risolve velocemente. Non è Covid ad essere cambiato, ma essendo ora più diffuso nella classe di età più giovane si aggiungono sintomi tipici di chi viene curato a casa e non ha bisogno di cure ospedaliere».
Ci sono differenze invece nei segnali d’esordio?
«All’inizio della pandemia i sintomi che ci guidavano per identificare Covid erano febbre, tosse, affanno – sottolinea Cricelli – Adesso i pazienti ci segnalano all’inizio della malattia più che altro una sensazione generale di malessere, mal di testa, nausea e, più raramente, diarrea».
La perdita di gusto e è ancora così diffusa?
L’alterazione o la perdita temporanea di gusto e olfatto sembrano essere meno frequenti sulla base di osservazioni clinica ma non ancora supportate da studi su vasta scala. Pier Luigi Bartoletti, vice segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg) dice: «Sapori e odori continuano a essere ben riconoscibili anche tra chi contrae Covid-19 tra i nostri pazienti romani». Ovidio Brignoli conferma da Brescia: «Gusto e olfatto sembrano spariti. Nessun paziente ci ha più segnalato questo problema».
È vero che sono più frequenti sintomi gastrointestinali?
Secondo Pier Luigi Bartoletti sono aumentati tantissimo i sintomi gastrointestinali come dolori addominali, vomito o diarrea. «Una mia assistita accusava forti dolori allo stomaco: non aveva tosse, i polmoni erano liberi e neppure una linea di febbre. Ma era positiva al Covid e con lei molti altri pazienti». I sintomi intestinali per Covid-19 sono comunque sempre stati segnalati a livello internazionale. Uno piccolo studio italiano su pazienti dell’ospedale di Crema, in Lombardia, pubblicato nell’agosto scorso su British Medical Journal Gut, segnala che il 10% dei pazienti ricoverati ha manifestato diarrea, nausea, vomito o dolore addominale all’esordio della malattia e anche prima dei sintomi respiratori, a conferma che la prevalenza dei sintomi gastrointestinali non è trascurabile. «I sintomi gastrointestinali sono dominanti solo nel 5% dei casi, ma tra pazienti ricoverati nel reparto Covid almeno il 30% manifestano anche diarrea, vomito o nausea” conferma Marco Daperno, gastroenterologo all’ospedale Mauriziano di Torino. «Nella prima ondata le cose erano simili, ma ce ne siamo accorti un po’ dopo perché travolti dall’emergenza». «Vomito, diarrea e dolori intestinali sono sempre stati segnalati, ma in genere come sintomi di accompagnamento» dice Cricelli. «Attenzione a conclusioni affrettate – aggiunge Brignoli – perché questa è la stagione dei virus intestinali e potrebbero facilmente esserci sovra-infezioni con Covid dal momento che il coronavirus circola molto. Non è da escludere che il sintomo gastrointestinale non sia correlato al Covid ma abbia altra origine».
Cristina Marrone
Corriere della Sera
14 Aprile 2021