Il presidente della Comunità autonoma, Isabel Díaz Ayuso, ha imposto chiusure meno rigide delle nostre. E i numeri le danno ragione.
Per la serie “il lockdown non è un destino“, ecco un altro buon esempio di politica e pratica amministrativa in tempi di pandemia. Dopo il caso Tubinga, ecco il caso Madrid, dove il presidente della Comunità autonoma, Isabel Díaz Ayuso, ha deciso di non “uccidere” economicamente l’attività di negozi e alberghi.
Ayuso, cattolica (qualcuno ricorderà il suo discorso sul presepe), esponente del Partito popolare, ha attirato le attenzioni della stampa iberica per aver deciso di applicare misure rigide sugli spostamenti al di fuori della Comunità e di alcuni Comuni con indici di contagio elevati, ma di porre come unico limite di chiusura l’orario delle 23 per alberghi, ristoranti e attività ricreative come i musei.
No impennata contagi
Come spiega oggi il quotidiano la Verità, la decisione ha dato buoni risultati. Da un lato, il numero dei contagi per Covid-19 non ha subito impennate eclatanti.
Scrive infatti la Verità:
«L’andamento dei casi al 9 aprile nella Comunità di Madrid è largamente sovrapponibile a quello delle altre regioni, con i nuovi casi negli ultimi 14 giorni attestati a 324 per 100.000 abitanti, certamente superiore alla media nazionale pari a circa 182 casi, ma certamente gestibile e simile a quella di altre regioni come la Navarra e i Paesi Baschi».
Aumento dei consumi
Dall’altro, soprattutto, pur avendo chiuso l’aeroporto e l’attività congressistica, ristoranti e alberghi non ha subito il tracollo che si è verificato altrove, dove sono state applicate misure più stringenti.
Infatti, poiché gli abitanti della zona hanno riversato «la loro capacità di spesa all’interno del perimetro regionale»,
«i consumi sono aumentati tra dicembre e febbraio di quasi il 35% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, secondo i dati della banca Bbva. Mentre il resto della Spagna è rimasto fermo a un incremento del 5%. Un’indagine più ampia dell’Istituto nazionale di statistica vede i consumi in febbraio nella Comunità di Madrid in calo del 1,5% rispetto allo stesso mese del 2020. Un miracolo rispetto alla media nazionale del -9,4% e di gran lunga il migliore rispetto a tutte le altre Comunità autonome spagnole».
Il raffronto Milano – Madrid
Della situazione di Madrid se ne è accorto il quotidiano El País che ha parlato di «miracolo economico», ma anche il nostro Corriere della Sera, qualche giorno fa, ha proposto un raffronto tra i numeri della capitale spagnola e Milano.
Pur essendoci delle differenze – che non vanno dimenticate -, il paragone fa pensare. A fronte di un minor numero di contagi e decessi, la comunità di Madrid ha retto meglio l’urto economico del Covid-19 rispetto a Milano e alla Lombardia.
«Tra ottobre e marzo Milano ha avuto la media di 6.200 positivi ogni 100mila abitanti, Madrid qualcuno meno, 5.800. Maggiore il vantaggio della capitale spagnola sui decessi. In Lombardia sono stati 136 ogni 100mila abitanti, a Madrid 98. A minori chiusure ha corrisposto un miglior andamento economico. La Lombardia, più chiusa del resto d’Italia, ha perso il 9,8% del proprio Pil contro una media dell’8,9 nazionale. Madrid, invece, più aperta anche del resto della Spagna, ha retto un po’ meglio, perdendo il 10,3% di Pil contro l’11% nazionale».
Redazione
13 aprile 2021