Inutile giraci attorno: l’avversario numero uno delle cure domiciliari covid ha un nome: si chiama Roberto Speranza e di mestiere fa il ministro della Salute. La decisione di ricorrere al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar di marzo che confermava i medici che si oppongono al protocollo della vigile attesa con paracetamolo rappresenta non solo un’insensata opposizione del Ministero alla buona medicina, alla medicina coraggiosa che in questa pandemia ha sfidato gli scienziati da salotto per curare e non ricoverare la gente in ospedale. È anche la pietra tombale su ogni speranza che il governo guidato da Draghi potesse finalmente invertire la rotta nel considerare il covid una malattia da curare e non un pretesto per chiuderci in casa spaventando e facendoci andare in ospedale quando la situazione ormai è compromessa.
Ora che la notizia del ricorso è stata resa pubblica non c’è bisogno di aggiungere molto e si deve concludere che il Covid non si vuole curare: non solo non si voleva curare ieri, ma non lo si vuole curare tempestivamente oggi che abbiamo sufficienti nozioni mediche per poterlo fare con successo.
Scrivendo questo giornale di cure domiciliari da ormai un anno, da molto prima che l’argomento diventasse di dominio pubblico, e avendo seguito tutti i passaggi e raccontato tutte le esperienze in campo (leggi QUI il dossier Covid at home), possiamo avere in mano sufficienti indizi per affermare che il fallimento delle terapie domiciliari covid ha avuto nel ministero della Salute il suo principale artefice.
Ed è stupefacente notare come, mentre ieri si è tenuta l’udienza in consiglio di Stato in cui il governo conferma ancora una volta la volontà di insistere sulla vigile attesa, oggi quello stesso governo e lo stesso ministero, non Speranza, ma il suo vice Sileri, incontrerà il comitato dei medici che da mesi promuovono la revisione dei protocolli di cura domiciliare. Comprensibile che l’avvocato dei medici, Erich Grimaldi, ieri si sia chiesto qual è il governo che deve considerare, quello che tratta con lui o quello che a lui si oppone?
Per la verità le avvisaglie di questa indisponibilità a non considerare le cure domiciliari si erano avute un mese fa quando, alla revisione dei componenti del Cts, Speranza non aveva fatto inserire il professor Luigi Cavanna che delle cure domiciliari covid (e dell’uso dell’idrossiclorochina) è il pioniere e il clinico più autorevole. Era parso fin da subito che non c’era alcuna volontà di affrontare finalmente il tema delle cure precoci.
Ma l’aspettativa si era ripresentata quando l’8 aprile il Senato, su iniziativa della Lega, aveva votato all’unanimità la mozione con la quale impegnava il governo a rivedere il protocollo vigile attesa e a modificare le linee guida per una vera terapia domiciliare covid che non prevedesse solo la Tachipirina nelle fasi iniziali dei sintomi. Proprio qualche giorno prima, il professor Giorgio Remuzzi del Mario Negri aveva pubblicato il primo studio sulle cure covid con l’utilizzo di antinfiammatori e una percentuale bassissima di ricoveri (appena il 2%).
Insomma, gli elementi per prendere coraggio e iniziare a dare ai 45mila medici di medicina generale delle linee guida chiare una volta per tutte con il solo scopo di curare e non mandare la gente in ospedale quando ormai la situazione è irrimediabilmente compromessa, c’erano tutti.
Invece…
Invece non solo si è atteso, ma si è anche evitato di affrontare il problema. Questo atteggiamento non può non essere una precisa strategia politica del governo Draghi che ha confermato pubblicamente la sua fiducia a Speranza, non può che essere il risultato di una programmazione che vede nella cura precoce del covid un ostacolo al raggiungimento di certi scopi. Quali? Sicuramente il vaccino che deve essere il primo e unico obiettivo delle attuali politiche sanitarie.
Si tratta di una strategia della quale si trova traccia nel libro scritto dal ministro della Salute e che è stato ritirato prima ancora di uscire in libreria nel settembre scorso.
In “Perché guariremo” non c’è un solo passaggio in cui Speranza abbozzi anche solo lontanamente alla cura precoce domiciliare come metodo migliore per non affollare gli ospedali.
Le copie “samizdat” che girano nelle redazioni mostrano chiaramente che lo Speranza-pensiero è un misto di utopismo da Internazionale socialista della salute, paternalismo di Stato e manifesto della sinistra green abilmente camuffato da diario di bordo di un ministro alle prese con la pandemia. Ma di come curare il covid tempestivamente a casa, con antinfiammatori e dell’annoso dibattito che ha coinvolto medici e giudici non c’è traccia. E il fatto che un ministro della salute non riporti nulla di tutto questo nelle sue res gestae è significativo del fallimento alla voce cure.
Andrea Zambrano
23.4.21