Qualcosa da dichiarare? Sono donna. In tempi come i nostri, così liquidi ed incerti, sarà bene dichiarare alle dogane e in aeroporto anche la propria identità sessuale. Ne sa qualcosa il modello (o modella se ci riferiamo al nome anagrafico) e attivista trans Rosalynne Montoya che racconta su TikTok quanto gli è accaduto in un aeroporto lo scorso 20 marzo. Il racconto sembra un remake di A qualcuno piace caldo in cui Tony Curtis e Jack Lemmon erano vestiti da donna.
Racconta Rosalynne: «Parliamo di quanto è orribile viaggiare quando si è trans. Ho sempre una immensa ansia quando devo passare attraverso i controlli di sicurezza. Detto questo riconosco il privilegio di avere tutti i miei documenti in regola. La mia patente ad esempio dice “Genere femminile”. Ma al check point della Transportation Security Administration ci sono scanner per uomini e per donne. Io ho l’aspetto di una donna, sono una donna ed è fantastico. Ma passando attraverso lo scanner ho sempre “un’anomalia” tra le gambe che fa scattare l’allarme. Quindi l’agente mi ha chiesto se avessi qualcosa tra i pantaloni e io ho risposto di no. Lei ha detto che poteva essere il bottone di metallo sui pantaloni. Ho attraversato di nuovo lo scanner e l’allarme è scattato di nuovo. Quindi le ho detto di essere trans e di perquisirmi. E la sua soluzione è stata chiedermi se volessi farmi scansionare come uomo. Non lo volevo, ma ho dovuto farlo. E il mio seno ovviamente ha fatto scattare l’allarme. Ho cercato di scherzare dicendo “Non ti preoccupare, c’è un sacco di plastica qui dentro”. Mi ha detto che avrebbero dovuto perquisirmi e mi ha chiesto se preferissi che fosse un uomo a farlo. E le ho detto “No, assolutamente no!”».
Ormai anche gli scanner sono transfobi. Si piccano di visualizzare la realtà per quello che è. Ecco, allora, che un uomo che si crede donna passa sotto lo scanner per donne e… Allarme! Allarme! Abbiamo un uomo che si finge donna! Ci dobbiamo aggrappare alla tecnica per evidenziare ciò che è evidente. E così l’anomalia tra le gambe del transessuale è tale se è donna, non se è uomo. Non è un’anomalia avere il pene per un maschio. È un’anomalia credersi donna quando si è un uomo. Di converso lo scanner per uomini ancora una volta, maledetto lui, dice la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità: un uomo non può avere un seno. Il pene era vero e quindi veramente Rosalynne è un uomo. Il seno è finto e quindi non è vero che Rosalynne è una donna. Non basta attaccarsi una coda per diventare un gatto.
Esprimiamo poi tanta solidarietà agli addetti allo scanner. Le hanno provate tutte: due scanner e la proposta di farsi perquisire da una donna o da un uomo (forse anche da una donna e un uomo insieme?). Nulla da fare. Per chi è in mezzo al guado ogni soluzione gli pare troppo stretta, non adeguata alla sua condizione di gender fluid.
Ma forse per Rosalynne questa vicenda dovrebbe confortarlo/a e non farlo/a infuriare, posto che adottiamo le categorie di giudizio del mondo LGBT. Gli scanner hanno meramente certificato uno dei dogmi del pensiero gender: un essere umano con seno finto e pene vero non può essere incasellato nel semplicistico insieme binario
«uomo-donna». Rosalynne è una persona ibrida, ambigua, che si libra sopra le anguste griglie del pensiero convenzionale. Rappresenta una delle possibili evoluzioni antropologiche contemporanee. Lui/lei stesso/a ha ammesso davanti all’addetta dell’aeroporto di essere trans e non donna. Dunque il/la modello/a dovrebbe essere felice che non esiste scanner sulla faccia della terra che possa classificarlo/a nelle due tipologie stereotipate in cui è intruppata la maggior parte della umanità: maschiofemmina. Gli scanner hanno provato che lui o lei o llud è una persona speciale, specialissima. Da qui la soluzione e una proposta: come già accade per i bagni da anni, installiamo negli aeroporti gli scanner gender neutral.
Tommaso Scandroglio
11 aprile 2021