Una risposta internazionale rapida e collaborativa avrebbe potuto fermare la diffusione del virus, impedendo che il focolaio cinese del 2019 si trasformasse in una catastrofe globale nel 2020
Un vero e proprio «cocktail tossico» di negazione, scelte sbagliate e mancanza di coordinamento ha fatto precipitare il mondo in una pandemia che «avrebbe potuto essere evitata». Una risposta internazionale rapida e collaborativa avrebbe potuto fermare la diffusione del virus, impedendo che il focolaio cinese del 2019 si trasformasse in una catastrofe globale nel 2020. È la conclusione a cui è giunge un rapporto indipendente sulla risposta dei leader mondiali e dell’Organizzazione mondiale per la Sanità, commissionato dalla stessa Oms, che mette insieme una serie di regole per prevenire nuove pandemie e raccomanda alcune riforme al sistema di prevenzione. Fra queste riforme, il rapporto dell’Independent Panel for Pandemic Preparedness and Response include l’isituzione di un Global Health Threats Council, maggiori poteri di sorveglianza per l’Oms, maggiori fondi per la International Pandemic Financing Facility, che possa così essere in grado di spendere fra i 5 e i 10 miliardi di dollari all’anno, e di stanziare fra i 50 e i 100 miliardi con scarso preavviso in caso d’emergenza.
«Per come è disegnato attualmente, il sistema limita un’azione rapida, piuttosto che facilitarla», spiega il rapporto, che critica l’Oms per non aver dichiarato un’emergenza sanitaria internazionale fino al 30 gennaio, e per aver aspettato il 30 marzo a parlare di pandemia. Le critiche principali, tuttavia, sono riservate ai principali Paesi europei e del Nord America, colpevoli di aver «buttato febbraio 2020» senza fare nulla, un mese perduto in cui molti Paesi avrebbero potuto prendere decisioni che avrebbero contenuto la diffusione del Sars-Cov-2.
«Quanto ai viaggi, è difficile ritenere che le restrizioni imposte dall’International Health Regulations possano bastare per fermare le pandemie in quest’epoca estremamente interconnessa». Secondo l’ex primo ministro della Nuova Zelanda Helen Clark, co-presidente del panel, «se le restrizioni agli spostamenti fossero state imposte più rapidamente e diffusamente, avrebbero comportato una seria inibizione alla rapida trasmissione del virus: dobbiamo realizzare che viviamo nel 21esimo secolo, e non nel Medioevo». Quando infine è stata dichiarata la pandemia, nel marzo 2020, «si è scatenata una battaglia per ottenere materiale protettivo, terapeutico ed altri equipaggiamenti medici», ha chiarito Clark. «Questa situazione è stata aggravata da una carenza di leadership globale»
Corriere della Sera
13 Maggio 2021