L’immagine dell’uomo “incinta” è perfetta per spiegare cosa accadrà con il ddl Zan: imposizione di un modello senza diritto di replica
Un uomo incinto il cui ventre ha una scritta che recita «la diversità è ricchezza», accompagnato da una didascalia che celebra la giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia.
La copertina dell’Espresso è una perfetta anticipazione di quello che potrebbe aspettarci con l’approvazione del ddl Zan: l’imposizione di un modello, in questo caso la gestazione di un uomo, senza possibilità di replica o dibattito perché sarebbe transfobico. Se l’immagine ha un forte impatto emotivo, è la didascalia che fa riflettere e ci riporta al celebre articolo 4 del ddl:
Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti.
Diversità lgbt
Commentare e mettere in discussione un’immagine simile sarebbe quasi certamente un reato, dal momento che qualsiasi forma di critica potrebbe essere ritenuta la base per il compimento di un atto discriminatorio.
In questa prospettiva, l’uomo incinta (una donna che ha compiuto la transizione) costituisce l’imposizione di un modello senza diritto di replica. Un modello da accettare supinamente, perché la sola critica, il solo dibattito su un’immagine di questo genere potrebbe essere sanzionato.
Anche lo slogan sul ventre è particolarmente interessante per via del sapiente utilizzo di parole chiave in grado di fare presa sul lettore: la diversità è ricchezza. Una diversità, che però è ben circoscritta e riguarda il mondo Lgbtq e non certo il mondo conservatore, la cui diversità, rispetto a quella arcobaleno, è una povertà, una colpa. Un qualcosa da silenziare, da marginalizzare e da eliminare.
La copertina dell’Espresso
La copertina de L’Espresso è un capolavoro che sintetizza il tentativo di limitare la libertà di espressione e di silenziare il dibattito grazie a un armamentario retorico, senz’altro efficace.
È la sintesi del funzionamento del politicamente corretto che, grazie all’estensione del concetto di offesa e discriminazione, riesce a mettere a tacere tutti coloro che hanno un posizionamento ideologico diverso da quello che può essere accettato e che, soprattutto, deve essere l’unico, in quanto giusto. In quanto moralmente ineccepibile.
Come funzionerà il ddl Zan
Non è affatto casuale che in un contesto di questo genere Twitter abbia sospeso temporaneamente per hate speech l’account del parlamentare spagnolo Francisco José Contreras che aveva affermato che un uomo non può rimanere incinta.
Un esempio chiaro di come potrebbe funzionare il ddl Zan, le cui conseguenze sarebbero in grado di colpire opinioni legittime e fondate su semplici dati di fatto. Senza dimenticare che questo disegno di legge influenzerebbe e non poco, anche il mondo dell’informazione che si dovrebbe piegare a una narrazione preconfezionata.
Complicità media mainstream
Come si intuisce, un approccio del genere fa a pezzi la concezione liberale della società all’interno della quale il dibattito tra posizioni diverse è la normalità e dove non viene imposta alcuna limitazione della libertà di opinione.
Invece, quello a cui stiamo assistendo, con la piena complicità dei mainstream media, è la compressione del confronto, il tentativo di ridurre gli spazi di dibattito, a vantaggio di una e una sola visione del mondo che squalifica a priori quelle concorrenti.
Posizioni che di per sé sarebbero più che legittime vengono invece contestate, incriminate e poi espulse dal dibattito. Il caso del parlamentare spagnolo è estremo, ma la dice lunga sui rischi del ddl Zan e sui meccanismi che può innescare una copertina come quella de l’Espresso.
Fabio Mascarpone
20 maggio 2021
La copertina dell’Espresso, capolavoro politicamente corretto