Durante l’udienza generale il Papa ha incentrato la sua catechesi sul Vangelo e l’omelia: sia ben preparata con lo studio della Parola. Deve arrivare al cuore e poi alle mani per fare le opere buone.
“L’omelia deve essere ben preparata, deve essere breve”. È l’invito fatto da papa Francesco durante l’udienza generale nell’aula Paolo VI, nella quale continuando il ciclo di catechesi sul significato della Messa si è riflettuto sul Vangelo e l’omelia. “Mi diceva un sacerdote – ha raccontato a braccio il Papa – che una volta che era andato in un’altra città dove abitavano i genitori, il papà gli aveva detto: ‘Tu sai, io sono contento perché con i miei amici abbiamo trovato una chiesa dove si fa una Messa senza omelia’”.
“Quante volte vediamo – ha proseguito papa Francesco – che durante l’omelia c’è chi si addormenta, altri chiacchierano, o si esce fuori a fumare una sigaretta. Ecco, tutti lo sapete!”.
“Quindi sia breve l’omelia, sia ben preparata – ha ribadito – E come si prepara? Con la preghiera, con lo studio della parola di Dio, e fare una sintesi chiara. E breve. Non deve andare oltre i 10 minuti, no”. Per il Papa, inoltre, “la buona notizia, la parola di Dio entra dalle orecchie, arriva al cuore e poi alle mani per fare le opere buone”.
“L’omelia – ha sottolineato il Papa – non è un discorso di circostanza, neppure una catechesi come questa che sto facendo adesso io, né una conferenza o una lezione, ma «un riprendere quel dialogo che è già aperto tra il Signore e il suo popolo» affinché trovi compimento nella vita. L’esegesi autentica del Vangelo è la nostra vita santa!”.
Avvenire.it, 7 febbraio 2018