Due è meglio di uno e questo vale anche nel caso dei genitali. Partiamo da una premessa: il lettore saprà che un uomo che vuole «diventare» donna a volte si sottopone ad un intervento per eliminare il pene e creare un simulacro di vagina. Analogamente una donna che vuole «diventare» uomo, se vuole, si sottoporrà alla vaginectomia e verrà dotata di un simil fallo. Fin qui la norma e… che norma, direte voi. Ma non avete visto ancora tutto.
La clinica Align Surgical Associates, con sede a San Francisco, offre altre tre combinazioni genitali. Gli allegri chirurghi di questa clinica infatti sono disponibili a venire incontro a quelle persone che non sono binarie (i treni non c’entrano nulla), ossia che si sentono contemporaneamente maschi e femmine oppure né maschi e né femmine, neutre al 100%.
Andiamo con ordine. Una prima possibilità è la seguente: si presenta presso la clinica un uomo che vuole essere sia uomo che donna. Potremmo chiamarlo uoma. In questo caso i chirurghi dal bisturi creativo di San Francisco propongono la vaginoplastica che preserva il fallo (sul sito c’è anche una fotogallery da ammirare lontano dai pasti). Il sito spiega che «molti individui non binari potrebbero credere che la vaginoplastica debba necessariamente comportare una procedura di penectomia, invece noi offriamo la vaginoplastica con conservazione del fallo per i pazienti che desiderano confermare la propria e unica identità di genere. Questo intervento chirurgico di affermazione del genere non standard è un modo eccellente per allineare il modo in cui ti senti dentro con l’aspetto del tuo corpo fuori, confermando la tua identità di genere e consentendoti di vivere la tua vita ideale».
Chiaramente abbiamo anche il caso opposto: donna biologica che vuole essere contemporaneamente donna e uomo. Potremmo chiamarla donno. Si tratta di un intervento di falloplastica che conserva la vagina. Sempre il sito precisa: «La conservazione vaginale è un’opzione che consente al paziente di preservare la propria vagina e persino il proprio utero, insieme a un fallo di nuova costruzione». Pare che si parli di autovetture ibride, un po’ a benzina e un po’ elettriche. Invece si tratta di persone: siamo arrivati agli esseri umani ibridi.
Ma attenzione. Se in matematica esiste il +1 e il -1 vuol dire che in mezzo c’è lo zero. Quei fantasiosi dottori Frankenstein californiani si sono inventati anche l’operazione di annullamento genitale. Via tutto, pene o vagina, per chi sessualmente si percepisce neutro, bianco, tabula rasa, per chi si crede un bel niente, per chi vuole imprimere sul proprio corpo l’alfabeto della cancel culture. Diamo la parola nuovamente al sito che così ci illumina: «Mentre molti pazienti potrebbero essere interessati a transitare ad un’identità maschile o femminile, ci sono invece molti individui che sentono che la loro identità di genere non è del tutto conforme in una direzione o nell’altra. La chirurgia di annullamento del genere può consentire ai pazienti non conformi di godere di un’area genitale relativamente liscia. L’annullamento crea una transizione relativamente continua e per lo più ininterrotta dall’addome all’area genitale». Siamo franchi, il termine «annullamento» è perfetto, indica con precisione sconcertante l’approdo ultimo della teoria del gender: il niente. Il nichilismo genitale è la plastica – proprio il caso di dirlo – manifestazione del pensiero nemmeno più debole, ma inesistente.
La genitalità componibile e scomponibile come se fosse una cucina Ikea è una rappresentazione efficacissima del delirio dell’autopoiesi antropologica, ossia della volontà, che rasenta l’onnipotenza, di costruire e decostruire la propria identità a piacimento, di essere tutto e il contrario di tutto al tempo stesso.
Il prossimo step sarà, per coloro che sono dotati di entrambi gli accessori genitali, l’autofecondazione (ci stiamo già arrivando, ma per altre strade). Non servirà più l’uomo e la donna e vincerà su tutti l’ermafrodito che, probabilmente, si innamorerà di un annullato, ossia di colui il quale si è sottoposto all’operazione di annullamento. Ma poi, spiace comunicarlo a loro, i problemi veri verranno a letto.
Tommaso Scandroglio
18.6.2021