Lo rivela il cardinale Sako, patriarca dei caldei: «Lo Stato non aiuta i cristiani a tornare nelle loro case, non restituisce le proprietà, non caccia dalle nostre città le milizie sciite»
Sono passati tre mesi dalla storica visita di papa Francesco in Iraq e per i cristiani, nel paese, «non è ancora cambiato niente». Lo ha dichiarato in un’intervista alla testata Al-Araby Al-Jadeed il patriarca della Chiesa caldea Louis Raphael I Sako.
«Non c’è stato alcun progresso»
Spiega il cardinale cattolico:
«Fino ad ora, non ci sono stati progressi per quanto riguarda il ritorno dei cristiani sfollati nelle loro città, la restituzione delle proprietà cristiane controllate da gruppi e partiti influenti e la dipartita delle milizie sciite dalle aree storicamente cristiane. Anche la ricostruzione delle chiese e la promozione del turismo religioso, che necessitano di volontà politica, sono a un punto morto».
Continua la pulizia etnico-religiosa
Come riporta Al-Araby, nelle scorse settimane alcuni funzionari iracheni avevano confermato che il Papa, durante il suo viaggio apostolico, aveva chiesto che si ponesse fine nella Piana di Ninive a quella che alcuni sacerdoti definiscono «pulizia etnico-religiosa». Soprattutto nelle città di Bartella e Karamles infatti, come testimoniato da Tempi in un reportage, i musulmani sciiti di etnia shabak stanno cercando di cacciare i cristiani dalle loro case e dalle loro città.
Tra i motivi alla base della mancanza di progressi, continua il cardinale Sako, ci sono «le divisioni, i conflitti e la competizione per il denaro e il potere». La visione del patriarca è confermata anche dalle parole di Joseph Sliwa, ex deputato cristiano in Iraq: «A causa del controllo del territorio da parte di gruppi armati e dell’assenza dell’autorità statale» nelle città della Piana di Ninive, «dove vivono i cristiani, non si vede soddisfatta nessuna delle richieste fatte dal Papa».
Gli shabak terrorizzano i cristiani
Soprattutto gli shabak, continua Sliwa, «controllano molte aree cristiane per diversi motivi, anche politici, con l’obiettivo di impedire ai cristiani di esprimersi e di imporre la loro volontà di potenza su di loro. Vogliono cambiare questa città attraverso un’invasione demografica».
Questi tentativi vanno fermati, ma questo sarà possibile, conclude Sako, «solo se ci sarà la volontà politica. Speriamo che le elezioni parlamentari del prossimo autunno cambino le cose». Ma come molti cristiani di Qaraqosh avevano dichiarato a Tempi durante i giorni della visita del Papa, «è improbabile che cambi qualcosa. I musulmani vogliono solo cacciarci dalla nostra terra».
Leone Grotti
16 giugno 2021
«Dopo la visita del Papa in Iraq per i cristiani non è ancora cambiato niente»