La notizia ci viene fornita dall’UCAN, la fidatissima agenzia di notizie cattolica dell’Asia.
Adesso, e questo da alcune settimane, gli estremisti indù hanno intensificato la loro campagna d’intimidazione verso le istituzioni educative cristiane, comprese le università cattoliche.
Recentemente, la polizia ha dovuto proteggere il campus del St. Mary’s College di Vidisha, nello stato del Madhya Pradesh, nell’India centrale, dopo che circa 800 giovani radicali indù ne hanno scalato i muri con la scusa di compiere un cosiddetto rituale patriottico, detto Bharat Mata Aarti, una personificazione della cosiddetta Madre India rappresentata dalla dea indù Durga.
Questa era la scusa. Ma secondo l’arcivescovo Leo Cornelio, capo della Chiesa cattolica in questo Stato, questo cosiddetto rituale non ha nulla a che fare con il patriottismo.
Il vero obbiettivo era quello di screditare le istituzioni della Chiesa, con lo scopo di ottenere il totale controllo dei suoi beni.
L’arcivescovo ha chiarito che le scuole e le università cattoliche sono assolutamente in regola con la Costituzione del Paese e che “nessuno può portarcele via”.
Già a inizio gennaio, degli attivisti indù radicali avevano ingiustamente accusato un’altra istituzione cattolica, la St. Joseph Convent School, di aver sospeso degli studenti per aver recitato lo slogan patriottico “Bharat Mata Ki Jai” (Hail Mother India).
Inoltre, negli ultimi mesi, ci sono stati una serie di attacchi alle scuole cristiane in tutta l’India del Nord e in quelle delle regioni centrali.
I leader cristiani vedono questa nuova ondata di intimidazione come parte di una strategia indù per dipingere i cristiani come trasgressori che non rispettano le tradizioni indiane.
Questi elementi dell’induismo radicale militante sostengono erroneamente che gli studenti indù, che sono in maggioranza nelle scuole gestite dalle istituzioni ecclesiastiche, non sono in grado di adorare la dea dell’apprendimento, Saraswati.
Ma il vero problema è anche un altro: le istituzioni cristiane offrono un’educazione anche ai “dalit”, la cosiddetta casta degli intoccabili, e questo non è visto di buon occhio dagli indù radicali.
E così cercano di macchiare l’immagine delle istituzioni educative cristiane. Soltanto la Chiesa cattolica gestisce quasi 15.000 college e scuole in India, oltre il 40% del totale fornito da tutte le denominazioni cristiane.
I cristiani sono inoltre ampiamente impegnati nella fornitura di servizi medici e assistenza sociale.
Il forum “Persecution Relief” ha constatato che soltanto nel 2017 si sono verificati 736 crimini di odio contro i cristiani in India. “Le istituzioni cristiane sono state prese di mira in almeno il 10% di questi casi”, ha affermato il fondatore del forum, Shibu Thomas.
Sempre secondo Thomas, i fondamentalisti indù avevano già cercato di prendere le proprietà terriere e altre proprietà appartenenti a vari gruppi ecclesiastici.
Ma il fatto grave è che, continua Thomas, i teppisti mascherati da patrioti sono protetti dalle forze dell’ordine quando demonizzano le minoranze religiose.
In un rapporto del 2007, del think tank statunitense Pew Research Center, l’India è stata classificata tra le peggiori al mondo per l’intolleranza religiosa, seguita solo da Siria, Nigeria e Iraq.
Da parte sua, l’Osservatorio sulla Cristianofobia continua ad operare in difesa dei cristiani perseguitati, e questa volta lo stiamo facendo presso le istituzioni europee, specialmente presso il rappresentante Ue per la difesa della libertà di religione al di fuori dei paesi della Comunità Europea.
Non è infatti ammissibile che una minoranza di indù radicali cerchi di prendere possesso dei beni delle istituzioni religiose cattoliche – le quali hanno portato in India scuole, istituzioni di alto livello, università, ospedali, per non citare Madre Teresa – di intimidire e di perseguitare, anche in maniera cruenta, i credenti.
Silvio Dalla Valle
Responsabile Campagna Osservatorio sulla Cristianofobia